venerdì 26 settembre 2008

Valsugana: i "punti neri"

di Giuseppe Pietrobelli - puntata 4
Code interminabili, strozzature della viabilità, attraversamenti di centri abitati, mancanza di margini di sicurezza tra le case e la strada, semafori che sono degli autentici (anche se necessari) tappi, tratti tortuosi con curve pericolose. Il campionario dei "punti neri" della Valsugana è alquanto variegato..
Emblematica e ormai classica la coda che si forma al km 37.000 in Comune di Rosà a causa dell'incrocio semaforico di fronte alla chiesa parrocchiale. I rallentamenti dovuti all'imbuto si verificano sia a nord che a sud del paese, con conseguente inquinamento acustico ed atmosferico.Rosà è tagliata letteralmente in due dalla Ss 47 e dal fiume di veicoli. A sinistra, la famigerata strettoia dove i Tir sfiorano gli angoli delle case; in alcuni punti non ci sono marciapiedi, con grave pericolo per i pedoni che rischiano di essere schiacciati.
Dopo la tangenziale di Bassano (dove è pericoloso al km 39.000 l'innesto di chi proviene da Padova a causa di una corsia di immissione corta e ripida, a causa del dislivello, che induce i camion a tirare diritto senza dare la precedenza) si entra nella parte tortuosa alternata a lunghi tratti a quattro corsie, spesso con due carreggiate divise.
Qui a destra la strettoia Cavallini al km 49 dove la strada si insinua tra le case di Solagna. Poco più a nord ecco San Nazario e la doppia curva del Merlo che si colloca al km 53, spesso luogo di incidenti.
Un altro famoso punto critico si trova a Carpanè, poco prima di Valstagna. Perchè crea spesso una fila di mezzi fermi diretti verso il paese. L'incrocio semaforico è causa non solo di interminabili attese, sia nei giorni feriali che in quelli festivi, ma anche di incidenti e di avventurosi attraversamenti, visto che non c'è spazio per rassicuranti marciapiedi per i pedoni.

Ogni provincia del Nord Est ha la sua strada più pericolosa. La classifica stilata dall'Automobile Club d'Italia e dall'Istat conferma alcune linee di tendenza, ma le precisa nelle diverse realtà locali. Ad esempio, la Pontebbana è al primo posto nelle province di Venezia (0,375 morti per chilometro), di Treviso (0,193 morti per km) e di Pordenone, con un impressionante numero di incidenti e di morti, ma non in quella di Udine. La Romea ha il triste primato a Rovigo (dove raggiunge un indice di 0,455 morti per chilometro), ma non a Venezia. A Vicenza troviamo in cima alla classifica la Valsugana, a Belluno la Feltrina e a Padova la Padana Inferiore.

lunedì 22 settembre 2008

Valsugana da brivido!

Da Padova fino a Trento 131 km e tre competenze
di Giuseppe Pietrobelli - puntata 3

La Strada Statale 47 "della Valsugana" trae il nome dalla famosissima vallata compresa tra Bassano e Trento, anche se il primo tratto dei suoi 131,900 metri si snoda in pianura. Nasce alla periferia di Padova e impiega 39 chilometri per raggiungere la tangenziale a nord di Rosà, per poi insinuarsi tra l'Altipiano di Asiago e il Grappa, risalendo il corso del Brenta. La Ss 47 collega due regioni, attraversa tre province ed è di tre diverse competenze. Da Padova a Cittadella la gestione è della Provincia, fino al confine del Veneto è dell'Anas, nel terzo tratto è gestita dalla Provincia Autonoma di Trento. La strada è mutata profondamente negli ultimi decenni, subendo interventi di ammodernamento che l'hanno resa più veloce, in parte anche più sicura. Ma rimangono gravi strozzature della viabilità nei punti dove non è ancora stato possibile evitare l'attraversamento di paesi e non sono state realizzate due carreggiate separate. A nord di Bassano, in territorio veneto, i centri più importanti sono Valstagna, Cismon del Grappa e Primolano. In Trentino troviamo Borgo Valsugana, Levico Terme e Pergine Valsugana. La SS 47 si innesta a nord di Trento nella statale 12 dell'Abetone e del Brennero.

venerdì 19 settembre 2008

Brivido Valsugana, slalom fra tir e curve della morte

Il ministro Antonio Di Pietro aveva promesso una galleria lunga tredici chilometri. L’Anas ha scaricato l’onere del progetto sulla Provincia di Vicenza, che non ci sta.
di Giuseppe Pietrobelli - puntata 2
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Anche la Statale 47 è una strada pericolosa, non a caso sta al sesto posto della classifica nera in Italia, con 68,97 morti ogni mille incidenti e un indice di gravità pari a 48,78 decessi ogni mille infortunati. Negli ultimi 15 anni 2.131 incidenti, almeno per un terzo nei centri abitati. I morti sono stati 195, i feriti 3.419. Ma la strada ha un andamento difforme, a seconda dei tratti, nei 131 chilometri che dividono Padova da Trento, che riflettono competenze e problemi tragicamente irrisolti da mezzo secolo. Non è solo una questione i numeri. Basta mettere in fila i flash della cronaca degli ultimi mesi, per capire che il dramma della Valsugana, fatto di persone in carne e ossa, oltre che di disagi collettivi.
Ecco la ragazza di 25 anni che a Pove del Grappa si schianta in Y10 contro un Tir, morendo dopo otto giorni di agonia. O l'ex macellaio di 81 anni che a San Nazario viene travolto mentre attraversa sulle strisce per andare in chiesa. E ancora il quarantenne che si schianta con la Bmw contro un muro a San Giorgio in Bosco, restando ucciso sul colpo. O la donna di 65 anni che a Vaccarino di Piazzola sul Brenta finisce con la Cinquecento dentro un fosso. Ecco il bellunese che carambola contro un camion sulle curve del Merlo o il motociclista padovano che ci resta secco a Borgo Valsugana schiantandosi contro un autoarticolato. È la casistica della Ss 47, che nel 2006 ha contato 12 morti, due nel Padovano, 6 nel Vicentino e 4 in provincia di Trento. Numero quasi equivalente ai frontali che non lasciano quasi mai scampo.
La Valsugana sembra aver smarrito la propria identità fin dal luogo dove nasce, la periferia nord di Padova. Trovare il cippo del chilometro 0,000 è una specie di caccia al tesoro nella viabilità di via Po, subito dopo i cantieri dell'Arco di Giano, in direzione dello stadio e di Padova Ovest. Per fortuna c'è un negozio di "Autoricambi Valsugana" a ricordare che lì inizia una strada ormai irriconoscibile.
D'improvviso appare il cartello con l'indicazione del "km 4", ma siamo già all'imbocco della recente tangenziale di Limena, cinque chilometri come un'autostrada, da percorrere in un lampo. Ma già al km 11 ecco che si torna all'unica carreggiata con due corsie. Platani (senza riparo). Una serie senza fine di innesti a raso, i più pericolosi, anche perché in barba ai divieti si può correre e serve capire quando e che cosa uscirà da un passo carraio, un cortile, un'azienda, una stradina. Al km. 13,900 ecco la prima curva pericolosa, sulla sinistra per chi va a nord. Poi via con i sorpassi, ma solo per 500 metri.
Il fondo è discreto, cominciano i bar, gli spacci, i risto-bar con la scritta "SS47". C'è un viadotto a Curtarolo senza spazio per le eventuali bici. Basta un semaforo, come a Campo San Martino (km 18) per le prime code. Ma il problema in questo lembo dalle mille aziendine è la connotazione che la Valsugana assume di strada di attraversamento di una ininterrotta zona industriale fino a Bassano.
Che il semaforo dia sicurezza, ma sia poco conciliabile con una via di lunga percorrenza lo si capisce a Cittadella, al termine della tangenziale che ha portato via il traffico dalla cinta medievale. Basta avvicinarsi alla Postumia è si è completamente fermi. Per entrare in Postumia, raggiungere la corsia di sinistra in direzione di Bassano e superare il semaforo al km 29,900, ci si impiega quasi lo stesso tempo per arrivare fin qui da Padova.
Il primo tratto della SS47 è ormai alle spalle. Chicane tra auto che svoltano a destra e sinistra, camion che si immettono, pedoni che escono dalle case. Belvedere di Tezze e Cusinati sono stazioni permanenti di una via crucis della morte su strada. Ma è a Rosà che si percepisce il conflitto stridente tra una comunità di poco meno di 14 mila abitanti, che chiede di vivere in tranquillità, e la devastante potenza quotidiana di una strada che taglia in due il paese. Come una rasoiata. L'imbuto di Rosa è qui, al km 37, sfiora le vetrine dei negozi,che finisce nella strettoia senza marciapiede (un pedone morì stritolato tra camion e muro), passa davanti alla chiesa.
Due chilometri dopo, la Tangenziale Sud di Bassano sembra una liberazione. Ma gli automobilisti affezionati al sito "blackpoint.smaniadisicurezza" segnalano l'innesto troppo breve, in discesa, al km. 39,262, dove i camion non si fermano per dare la precedenza. In effetti è così. Poi però si corre, anche con tratti a carreggiate divise. Ma quando si torna a due sole corsie, tornano i guai. A cominciare da Solagna, un primo viadotto, le curve. Un tempo qui ci passavano i carri, oggi gli autotreni.
Al km. 47 il primo (e unico) cantiere dell'Anas nel tratto veneto, la sistemazione dell'incrocio con via Fietto a Campese. Costo complessivo 3 milioni 146 mila euro, consegna nel 2006, ultimazione prevista il prossimo mese, in realtà lo stato di avanzamento è appena al 24 per cento. Tanti soldi per eliminare un solo innesto a raso. Poi Solagna, la strettoia Cavallini, San Nazario, le curve della morte in località Merlo, le case sfiorate, il semaforo di Carpanè , un'autentica trappola.Le code ci sono sempre, nei giorni feriali per il traffico pesante, in quelli festivi per il flusso dei turisti, d'estate per i vacanzieri, d'inverno per chi va a sciare.
E intanto gli abitanti stanno ad aspettare lavori promessi da 40 anni. L'ultimo è stato il ministro Antonio Di Pietro. È venuto a gennaio con il presidente dell'Anas Pietro Ciucci. Ha annunciato che si sarebbe fatta una galleria (a canna unica, con più tratti) lunga 13 chilometri, che si sarebbero spesi 400 milioni di euro, per la metà a carico dello Stato. Si parlava già di cantieri aperti nel 2010. Poi il governo è caduto, l'Anas non si è nemmeno messa a tracciare il nuovo progetto (quasi-definitivo) annunciato per settembre. Anzi, ha scaricato la patata bollente sulla Provincia di Vicenza, che però avanza ancora un milione e mezzo di euro per un progetto redatto cinque anni fa, e quindi ha risposto picche.
Nel piano triennale Anas, l'adeguamento a standard della ss 47 da Bassano a Primolano è iscritto per una spesa di 40 milioni di euro. Ma nella tabella aggiuntiva, per il primo stralcio della "Variante Bassano-Pian dei Zocchi-Rivalta" è indicato un costo di 150 milioni di euro. E tra le richieste della Provincia di Vicenza all'Anas compare il secondo stralcio, per altri 250 milioni di euro. Cartaccia. Sogni. Promesse.
In Trentino, non più una mezza montagna dimenticata da tutti, sembra essere un'altra storia, anche se alla doppia carreggiata (veloce e abbastanza sicura) si alternano ancora i cantieri e lunghi rettilinei con due sole corsie. I paesi sono come in disparte, in perfetto stile alpino. Protetti dal serpentone rumoroso che fila veloce verso la pianura Padana.
............continua

giovedì 18 settembre 2008

Valsugana da brivido: negli ultimi 15 anni, 195 vittime e 3419 feriti

di Giuseppe Pietrobelli - puntata 1

Ha un numero di cabalistica eloquenza la strada che corre a ritroso lungo il Brenta e assomiglia a un torrente dove le auto fanno rafting tra le curve, cercando di evitare i tir che scendono verso la pianura, e dove i pedoni si fanno il segno della croce prima di attraversare. Nella smorfia napoletana il 47 sta per "il morto" e chissà quale preveggente classificatore delle vie di comunicazione italiane ha affibbiato alla statale della Valsugana questa sigla, un po' lugubre, ma perfettamente aderente.
Più della Romea, dove si insegue l'illusione della velocità andando verso il mare, la Valsugana racconta il modo di vivere e produrre del Nordest, le sue nevrosi legate a un movimento dai ritmi esasperanti sulla via della montagna, intermittenti, perché convulsi e lenti allo stesso tempo, dentro un territorio fatto di capannoni che si sono ingoiati i paesi e ne hanno snaturato l'identità.

La statale 47 collega Padova a Trento: 131 km di traffico infernale

sabato 13 settembre 2008

PATI martedì 16 settembre 2008 a Pove.....mercoledì 17 settembre 2008 ore 20,30 a Valstagna


Si terrà a Pove martedì 16 settembre alle ore 20,30 presso la sala polivalente di Piazza Europa l'incontro di presentazione delle scelte strategiche per il governo del territorio nel comune di Pove.

Anche questa volta, questo comune si dimostra "avanti" rispetto a tutti gli altri, e pur avendo cercato il massimo coinvolgimento con la cittadinanza (ndr. scrivono loro!), la giunta ritiene ora di offrire ulteriori informazioni ai cittadini e alle varie associazioni di Pove.Per questo è programmato l'incontro al quale, oltre al sindaco, parteciperanno l'assessore all'urbanistica, il responsabile dell'ufficio tecnico comunale e il dott. Finotto, responsabile del gruppo di lavoro che ha elaborato il PATI.

Presso gli uffici tecnici comunali dei comuni della Valbrenta (Cismon del Grappa, Valstagna, San Nazario, Solagna, Campolongo sul Brenta, Pove del Grappa) è depositato il PATI, per le quali possono essere presentate delle osservazioni entro il 6 ottobre.

Peccato non si sappia ancora a chi presentarle!
Al singolo comune, al presidente della Comunità Montana, all'ufficio tecnico, alla segreteria comunale, all'assessore della Comunità Montana, alla provincia, alla regione?oppure non serve proprio presentarle perchè magari non verranno proprio prese in considerazione?

Ci piacerebbe proprio sapere dove possiamo indirizzarle! grazie
P.S.ringraziamo il commento anonimo che ci ricorda la presentazione del PATI a Valstagna mercoledì 17 ore 20,30 Piazzetta Brotto e che:
le osservazioni vanno presentate agli Uffici Protocolli dei sei comuni del PATI entro lunedì 6 ottobre 2008 compreso

sabato 6 settembre 2008

ETRA, se la conosci.....


L'attività di ATO Brenta ed ETRA per ridurre le perdite della rete idrica ha permesso lo scorso anno di risparmiare una quantità d'acqua pari al consumo annuale di un paese di 17 mila abitanti. Questo è stato uno dei primi frutti prodotti dal Piano d'ambito, il quale prevede mirati investimenti, con i proventi della tariffa del Servizio idrico integrato.

ETRA gestisce il Servizio idrico integrato servendo circa 500 mila abitanti attraverso una rete acquedottistica che si sviluppa per ben 5.236 chilometri. Nel 2007 i metri cubi di acqua distribuita sono stati quasi 40 milioni. Buona parte delle tubature sono però piuttosto vecchie e necessitano di continua manutenzione e talvolta di sostituzione.

ETRA per contenere le perdite, agisce su tre fronti: ricerca costante delle perdite con strumentazioni di avanzata tecnologia (?!? prima, ai ns comuni bastava fare una semplice segnalazione) e il supporto di modelli matematici; riparazione tempestiva (lo sappiamo, può sembrare uno scherzo); sostituzione dei tratti vetusti o già più volte riparati.

L'altopiano di Asiago, per la sua conformazione naturale (montuoso e dal terreno molto permeabile), rende più difficoltoso individuare eventuali perdite, dal momento che l'acqua tende a infiltrarsi nella roccia, mentre in pianura più spesso si accumula in superficie rendendo evidenti possibili guasti. Per l'altopiano sono quindi previsti investimenti per sistemi che aumentano la tempestività di individuazione delle perdite e conseguente intervento, riducendo i possibili disagi ai cittadini. Nel corso del 2007 sono stati 3.116 gli interventi di riparazione eseguiti nel territorio servito da Etra, l'87% dei quali entro cinque giorni dalla segnalazione. Tutto questo ha fatto sì che oltre 1 milione e 200 mila metri cubi di acqua non siano andati persi. L'opera di contrasto delle perdite ha consentito il recupero della portata idrica che serve ad alimentare quotidianamente, per un anno, una città (con un consumo medio pro capite di 250 litri al giorno) più grande di Romano d'Ezzellino e popolosa quasi quanto Cittadella.

Nel maggio di quest'anno la Guardia di finanza però suona al campanello della sede dell’ETRA spa di Cittadella e se ne va portando via la documentazione relativa alle delibere sui compensi delle più alte cariche della società a partecipazione pubblica. Le Fiamme gialle hanno visitato gli uffici della holding, affidataria in 72 comuni del Bassanese, del Padovano e dell’Asiaghese, della gestione del servizio idrico integrato e di quello di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, chiedendo di poter acquisire i fascicoli relativi ai compensi riservati ai membri del consiglio di gestione.

Un organo che, come ricordano in via del Telarolo, rispetto al vecchio consiglio d’amministrazione raccoglie un più esiguo numero di persone, per le quali però sono stati fissati degli stipendi più consistenti. Secondo quanto riportato in un’interrogazione presentata da un consigliere d’opposizione di Camposampiero e poi finita sui giornali locali, le retribuzioni sarebbero infatti raddoppiate, passando dai vecchi 12 mila euro all’anno ai 24 mila destinati oggi a ciascuno dei quattro membri del nucleo gestionale. Si parla quindi di 96 mila euro annui, ai quali vanno aggiunti i 36 mila riservati al presidente (una cifra rimasta invariata rispetto al passato) e i 12 mila per il consiglio di sorveglianza, per un totale di 144 mila euro per annualità. È stato lo stesso Stefano Svegliado, responsabile della multiutility, a riferire tali numeri e a dare conferma del blitz operato dal nucleo tributario della corte dei Conti. Il numero uno di Etra si disse tranquillo. «Mi auguro anzi - concluse - che si dimostri come non solo siamo in linea con le norme di legge ma addirittura al di sotto dello standard». A quanto riferisce il presidente l’eliminazione del Cda e la creazione di un consiglio di sorveglianza di pubblici amministratori e di un consiglio di gestione ristretto avrebbe permesso alla società di risparmiare sugli stipendi 254 mila euro.


Il problema dei cittadini comunque rimangono i corposi aumenti delle tariffe a cui sono sottoposti da qualche anno a questa parte.

Se il cittadino risparmia sull'uso dell'acqua, l'ETRA alza le tariffe perchè il bilancio preventivo prevedeva quote di consumo che dovevano coprire almeno le spese ( e gli investimenti.Vi ricordate il buco da 8 milioni di euro?).Non consumate acqua, noi vi aumentiamo le tariffe perchè dobbiamo intascare quei soldi per coprire le spese che abbiamo in preventivo.

Se si riduce il numero dei consiglieri nel consiglio ETRA, quelli che rimangono si raddoppiano lo stipendio, quindi annullando il risparmio e gravando ancora una volta sul bilancio stesso, quindi nessuna possibilità di ridurre le tariffe.

In Valbrenta, NON PRESENTANDO nemmeno una bozza di contratto ai cittadini o ai consiglieri comunali, si è preteso ed ottenuto nei consigli comunali, di votare ed accettare solo una delibera della Comunità Montana, che vincolerebbe i comuni valligiani ad aderire ad un contratto da 700.000€ annui per 15 anni.

Solo per il fatto che il contratto prevede uno sconto di ca. 40.000€ rispetto ai precedenti, (e senza che qualcuno si fosse chiesto il perchè?), non curanti la cultura della raccolta differenziata che sta lentamente avanzando anche nei nostri comuni, questo contratto/ombra si dovrebbe accettare e basta.

Tutti passaggi poco chiari.Ma che i nostri amministratori hanno (non tutti per fortuna, ma non sufficienti, forse perchè bloccati da richieste di chiarimento), accettato all'unanimità senza preoccuparsene minimamente di verificare alcunchè.

Questo è un fatto grave e preoccupante.

Ma quello che è più grave e preoccupante è: ma quanti altri episodi, fatti, contratti, progetti vengono pensati, attuati e realizzati nei nostri comuni, senza una ben che minima informazione, valutazione, confronto?nemmeno coinvolgendo gli stessi consiglieri comunali?

A questo punto, è lecito o no, chiederselo?

mercoledì 3 settembre 2008

Passato il periodo festivo......

riprendono i problemi noti.

Dopo la sbornia di feste patronali e paesane da Cismon sino a Solagna, passata l'ennesima edizione del palio delle Zattere e dell'evento clou in Valbrenta con il BCF, che ha confermato il successo di pubblico e dell'ottima organizzazione per la kermesse celtica, nel parco delle grotte di Oliero, sprofondiamo in temi ben più pesanti.
Ora è il tempo delle osservazioni al PATI (che potrebbe interessare anche ai Celtici....basti pensare ai parchi o al piano cave regionale...), alle attese delle risposte dalla Comunità Montana, dal sindaco di San Nazario, dalle letture delle convenzioni per le compensazioni della miniera Peroglio, dal gruppo di lavoro per Lora Bassa, dall'Assemblea del GSV, dal.....
Le forze sono sempre poche.Anche per questo abbiamo sempre sperato e cercato di coinvolgere altre realtà legate alla cultura e alla divulgazione del nostro territorio.
Attese che sono diventate vere e proprie disattese, se non delusioni.
Non c'è partecipazione.
Poi ci chiediamo come mai certe decisoni ci calino dall'alto e noi cadiamo letteralmente dal cielo.
Accettiamo volentieri di fare informazione e di informarci.
Non abbiate paura dei confronti, ma documentiamoci e studiamo assieme strategie che i nostri amministratori nemmeno prendono in considerazione, perchè si sentono superiori e liberi di decidere, tra loro, le sorti del nostro territorio e della nostra vita, incosciamente per i prossimi decenni.