giovedì 23 ottobre 2008

GALAN APPROVA IL PIANO CAVE E I CAVATORI BRINDANO !

VENETO: OK DA GIUNTA GALAN A PIANO CAVE, SODDISFATTI IMPRENDITORI(ASCA) - e ci mancherebbe fosse il contrario! ci và a braccetto coi cavatori!!!
Venezia, 21 ott - E' stata approvata oggi dalla Giunta del Veneto la proposta di Piano Regionale per le Attivita' di Cava (P.R.A.C.) che verra'oratrasmessa al Consiglio per l'approvazione definitiva. ''Non posso che esprimere il mio apprezzamento per la decisione della Giunta di prendere finalmente atto dell'importanza che questo strumento di pianificazione del settore potra' assumere per il nostro territorio e per le imprese venete'', commenta Amedeo Zanardo, Presidente del Raggruppamento regionale delle Attivita' Estrattive di Confindustria Veneto.''Il Piano rappresenta una prima importante tappa per attuare un processo,da sempre difficile e complesso, di razionalizzazione del mercato. Da tempo Confindustria Veneto - prosegue Zanardo - ne ha sollecitato l'approvazione, ribadendo l'esigenza di realizzare un giusto equilibrio tra le imprescindibili esigenze di una gestione del territorio ambientalmente compatibile e quelle altrettanto importanti della realta' produttiva della nostra Regione. Mi auguro -prosegue Zanardo- che il Consiglio Regionale, tenendo conto delle istanze delle Parti sociali coinvolte, giunga rapidamente all'approvazione definitiva del Piano per consentire a tutti noi operatori del settore di poter razionalmente programmare e gestire nel massimo rispetto dell'ambiente le nostre attivita'''.fdm/cam/rob(Asca)
La Tribuna di Treviso - Il Mattino di Padova - La Nuova Venezia
MERCOLEDÌ 22 OTTOBRE 2008 › REGIONE Pagina 9 -
Il Prac definisce gli ambiti territoriali estrattivi. Sarebbe prevista una riduzione del 40% rispetto ai 17 milioni di metri cubi autorizzati nel 2003
Approvato in Regione il piano cave Chisso: abbiamo disciplinato l’attività, non sarà più possibile scavare ovunque
Unanimità della giunta
Ma ora dovrà passare in Consiglio regionale
VENEZIA. Se ne parla dagli anni ottanta senza che accada nulla. La Regione, nata nel 1970, non è mai riuscita a darsi un piano cave. La materia è così scottante che negli anni novanta è bastato che un cavatore dimenticasse l’agenda con su scritto il nome di un assessore regionale, perché quest’ultimo fosse arrestato. Si chiamava Giampietro Favaro, si fece 15 giorni di carcere per niente. Per niente glielo dissero 5 anni dopo, nel 1997, i giudici di Treviso. Ieri la giunta regionale ha finalmente approvato il primo piano cave nella storia del Veneto. «Votato all’unanimità», dice l’assessore Renato Chisso. Ma è presto per i complimenti.Bisogna sapere che il piano approvato ieri dalla terza giunta Galan è quello adottato nel 2003 dalla seconda giunta Galan, obbligata da un’ordinanza del Tar (disattesa) e dal successivo commissariamento. La fine della legislatura interruppe l’iter. Da allora, di riffe o di raffe, le osservazioni e le controdeduzioni hanno occupato 5 anni. «E’ un faldone alto mezzo metro -dice Renato Chisso -. Sono 1400 osservazioni circa, ci ha scritto il mondo».Questo spiega il problema: bisogna mettere d’accordo i contrari.Quanto tempo ci vorrà per l’approvazione? «Io spero che avvenga la primavera prossima», risponde l’assessore. Forse pensa che, diversamente dalla giunta, in Consiglio abbia innestato il turbo. Mah. Nell’attesa ecco i particolari. «La filosofia del piano è la stessa del momento dell’adozione - dice Chisso -. Basta nuovi buchi, utilizziamo quelli che ci sono. Organizzandoli, lavorando non tanto sull’escavazione ma sulla destinazione finale della cava».Sarebbe a dire? «Una volta approvato il piano, non daremo più autorizzazioni singole ai cavatori; ma più operatori, riuniti in Ate, potranno presentare un progetto di Via, di valutazione d’impatto ambientale, dove prevedono l’utilizzo finale di tutti i siti scavati. Poniamo a laghetto o ad altra destinazione pubblica. E la Regione autorizza».Chisso nega che la destinazione finale possa essere anche a discarica di rifiuti: «Assolutamente vietato». Secondo lui si metterà la parola fine alle speculazioni di chi comprava aree a destra e a sinistra, nei Comuni con disponibilità del 3% di territorio a cava riconosciuta dalla vecchia legge 44.E poi presentava domanda di cava. In questo modo, molte aree del Veneto si sono trasformate in formaggio gruviera. «Una possibilità troppo larga -ammette Chisso - che non ha consentito programmazione, col risultato che oggi abbiamo il territorio pieno di buchi. Per questo diciamo basta a nuovi buchi.Organizziamo il territorio lavorando sui buchi già esistenti, accorpandoli e andando non al ripristino di territorio agricolo ma allo scavo finalizzato ad un riuso pubblico dell’area».Il fabbisogno complessivo nel 2003 era indicato in 17 milioni di metri cubi l’anno. E adesso? «A seguito delle osservazioni - risponde l’assessore -abbiamo ridotto notevolmente questa cifra. Abbiamo dato una bella sforbiciata».Secondo le prime indicazioni la riduzione dovrebbe essere nell’ordine del 40%. Nel 2003 i 17 milioni di metri cubi erano così articolati: 60% destinati ad Ate, ambiti territoriali estrattivi, ovvero l’accorpamento di più cave; 20% destinato a cave singole; altro 20% riservato a nuovi siti estrattivi.«Questi ultimi non verranno attivati ma restano congelati - informa Chisso -. Alla data odierna non ce n’è bisogno. Fra 3 anni, quando andremo in revisione del piano, se il mercato avrà bisogno di materiali, la giunta autorizzerà».Resta da capire come si possano cambiare le cose senza cambiare la vecchia legge 44, da tutti considerata inadeguata. Forse lo spiegherà la terza commissione, presieduta da Giuliana Fontanella, alla quale il piano passa per competenza.(Renzo Mazzaro)

L'italiano è scemo? - di Jacopo Fo

L'incapacità tutta italica di comprendere l'emergenza ambientale e di affrontarla come un'opportunità di risparmio e di rilancio economico.

Perché il politico italiano medio non riesce a capire i pannelli solari?

Link di approfondimento:ecologia subito e il libro "Olio di colza e altri 30 modi per risparmiare" edizioni "L'unità", disponibile su http://www.commercioetico.it/.
Il filmato è disponibile da una collaborazione con Arcoiris Tv.

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Temi: ecologia, politica, pannelli solari, risparmio energetico, risparmio economico

Vi ricordiamo, se ce ne fosse ancora bisogno:
a prescindere da ogni coloritura politica. Visto che questo non è certo nel il luogo, ne il nostro scopo.
Sola libera informazione! Le scelte le dovete fare voi.

martedì 21 ottobre 2008

ECOSISTEMA URBANO 2009: VINCE BELLUNO, CROLLA ROMA

(ANSA) - ROMA - L'improvviso tracollo di Roma, lo scatto di reni di Milano, la bella conferma di Belluno, il Sud costantemente in panne, il protrarsi dell'emergenza mobilita', smog, trasporto pubblico. Queste le cinque immagini nitide che emergono dall'esame dei 125 indicatori di Ecosistema Urbano 2009, l'indagine annuale sulla sostenibilita' urbana di Legambiente, Sole 24 Ore e Ambiente Italia, pubblicato sul Sole 24 Ore e presentato a Belluno. In particolare Belluno mantiene lo scettro di citta' regina d'Italia, guidando un pacchetto di testa che tra le prime cinque vede anche Siena, Trento, Verbania e Parma. Frosinone, ultima nella graduatoria, occupa la zona retrocessione insieme a Ragusa, Catania e Benevento. Ecco nel dettaglio lo stato di salute delle 103 citta' capoluogo di provincia: -
CITTA' VINCITRICE: Belluno ancora prima su 103. La citta' veneta ha una
discreta qualita dell'aria (la media annuale delle polveri sottili scende da 26 a 23 microgrammi per metro cubo, ampiamente entro i limiti di legge);
ha un'ottima raccolta differenziata (il 57,4%),
una bassissima produzione di rifiuti,
bassi consumi di acqua (136 litri pro-capite) ma perdite eccessive dalla rete idrica (il 36%),
un trasporto pubblico sufficiente (76 viaggi a testa ogni anno),
una buona dotazione di spazio per le bici (4,6 metri per abitante) e
una crescita costante degli spazi interdetti alle auto;
- CITTA' IN TESTA: SIENA (2/o posto) migliora l'inquinamento atmosferico, la percentuale di acque reflue depurate che arriva al 95%, aumenta i metri quadrati per abitante di superficie dedicati alle bici (dai 3,51 ai 4,51) e quelli limitati alle auto (da 30,79 mq pro capite a 30,94) e in questo caso valgono al capoluogo toscano il primo posto nella classifica di settore; TRENTO (3/o posto) progredisce nella raccolta differenziata (dal 47% al 50,3%); VERBANIA conquista il 4/o posto (era 16/a) anche grazie a significativi passi avanti nell'intero settore della mobilita' urbana; PARMA (5/o posto) abbatte notevolmente lo smog: le medie del PM10 calano da 40 microgrammi/mc a 36,5; l' ozono scende dai 58 giorni di superamento delle soglie dello scorso anno agli attuali 48;
- MILANO E ROMA: enormi passi indietro di Roma (dal 55/o posto scivola al 70/o) e quelli in avanti di Milano (guadagna circa 10 posizioni ed e' 49/a). Le due aree metropolitane italiane erano fino allo scorso anno appaiate. Ora la netta separazione. E' vero che Roma ha un inquinamento atmosferico leggermente piu' basso rispetto a quello del capoluogo lombardo, ma per il resto la Capitale mette in fila una serie di risultati negativi: Milano ad esempio batte Roma in raccolta differenziata (31% a 17%), per le isole pedonali, le piste ciclabili. Roma anche tra le peggiori per consumo di acqua: 238 litri per abitante al giorno;
- CITTA' A FONDO CLASSIFICA: Frosinone, ultima in classifica, ha lo stesso prodotto interno lordo procapite di Verbania che e' invece tra le prime cinque, Catania (la terzultima) ha un pil procapite superiore a Campobasso (che e' 63 posizioni sopra nella classifica), Catanzaro ha un reddito procapite superiore a Cagliari ma piu' di 15 punti in meno nella classifica. Nelle citta' con le piu' basse performance sono depurate il 70% delle acque contro una media dell'85%, la capacita' di trasporto pubblico e' meno della meta' della media nazionale, la disponibilita' di verde urbano e' addirittura inferiore del 60%; la raccolta differenziata e' a un terzo della media nazionale, le zone a traffico limitato e piste ciclabili sono quasi inesistenti;
- IL SUD: netto il divario con il Nord. E' Cagliari la prima citta' del sud e delle isole che si incontra in classifica generale conquistando il 35/o posto (era al 52/o la scorsa edizione) ma e' al 5/o posto tra le grandi citta'. Al Sud migliora anche Caserta che si piazza al 37°posto, era al 41° lo scorso anno. Napoli e' all'88/o posto e guadagna tre posizioni mentre Palermo dall'89/o posto scende alla 98/a posizione. (ANSA). 13/10/2008 10:02
Possiamo imparare niente da questi dati? I nostri amministratori sono convinti di aver fatto qualcosa per migliorare?
A Pove e soprattutto Solagna sicuramente si. A Valstagna hanno chiuso addirittura il centro, sbattendo fuori gli Alpini che lo gestivano.Magari lo riaprono una settimana prima delle elezioni e ti dicono che prima non c'erano le autorizzazioni.Valli a capire.....tanto noi (loro) col 5% di sconto abbiamo un contratto con l’ETRA…..per 15 anni!

sabato 18 ottobre 2008

Non si farà mai la ss47? E allora noi ci facciamo un giorno due rotonde, l'altro un paio di sottopassi, l'altro giorno spostiamo

il semaforo, poi ci aggiungiamo qualche svincolo, magari agganciati al luna park di Lora Bassa ci mettiamo una bella ruota panoramica, inseriamo qualche area per nuovi distributori, un'area camper ben servita dai nuovi svincoli....così alla fine qualche milione di euro sarà speso per rattoppare la situazione ss47 a dare sfogo alla prossima campagna elettorale!

Nel frattempo 30.000 veicoli al giorno continueranno a transitare per l'inadeguta strettoia di Carpanè, alla faccia dei progetti, impegni, promesse noiosamente reiterati da più di 40 anni!!?

Ma non erano solo i soldi quelli che mancavano? Ma non è la Provincia che aspetta pure i soldi del progetto, già pronto?

Ma a DiPietro non si poteva dire proprio proprio niente invece che lecc..... il .....?

Fatevi un'idea di come si stanno muovendo questi amministratori.

Ad aprile si vota, sssiori e sssiore.....

SAN NAZARIO. Avrà presto un sottopasso sulla ss47
dal Giornale di Vicenza

È in arrivo a San Nazario il nuovo sottopasso sulla statale 47. Un corridoio interrato che collegherà il capoluogo del comune valligiano con la contrada Benacchi e che permetterà di mettere in sicurezza almeno uno degli attraversamenti pedonali di quella trafficatissima arteria. Una strada che di fatto taglia in due il paese e che, nel tratto di Carpanè, è attraversata, secondo i sensori installati dalla Provincia nella frazione, da circa 14.900 veicoli al giorno per corsia, per un totale di 30 mila vetture, tra tir e auto.Presto tuttavia, come annuncia il sindaco Ottorino Bombieri, in una zona non lontana dal fiume si provvederà a realizzare un passaggio sotterraneo per i pedoni. Opera già inserita nel bilancio 2008 dall’ente municipale che, per questo intervento, sborserà 150 mila euro.L’operazione sarà inoltre collegata a un altro piano, molto più complesso, che coinvolgerà anche il vicino comune di Campolongo.«Si tratta della creazione di un "parco acquatico del Brenta". - sottolinea l’amministratore - Una struttura per la quale sono stati chiesti finanziamenti alla Regione».Sembra sia invece tecnicamente impossibile progettare un sottopasso nella strettoia di Carpanè, uno dei punti più critici della viabilità della Valsugana, dove la circolazione attualmente è regolamentata da un semaforo che da un lato è spesso causa di code e rallentamenti e dall’altro non è posizionato in maniera tale da garantire l’attraversamento in sicurezza. Il prossimo anno l’impianto sarà spostato di qualche metro ma il trasloco risolverà solo in parte il problema. «Purtroppo - conferma Bombieri - costruire in quel sito un passaggio interrato non è pensabile. In quel punto corrono le condutture dell’acquedotto e poi proprio lì la strada si restringe e per consentire lo svolgimento dei lavori bisognerebbe chiuderla completamente alle auto. La Campesana però non sarebbe in grado di sopportare un simile volume di traffico». C.Z.

venerdì 17 ottobre 2008

VALBRENTA. Dai Fontanazzi alla Lupa. Per i residenti questo tracciato deve essere ritenuto “prioritario”

Variante della statale 47«Sì a una sola galleria»
GdVI 16/10/2008

Centinaia di residenti delle contrade San Gaetano, Sasso Stefani, Giara Modon, Valgadena, Cavalli, Costa e Pieretti del Comune di Valstagna, e delle contrade Pian dei Zocchi, Rivalta e San Marino di San Nazario, hanno sottoscritto un documento presentato in questi giorni sulle osservazioni proposte al Piano di assetto territoriale intercomunale (Pati), adottato con delibere consiliari nel luglio scorso. Le osservazioni “nascono dalla considerazione per niente incentrata sull'utilità o meno della variante della Ss 47 Valsugana”, è scritto nel documento, “ma sulle modalità con cui si inserirà nel territorio della Valbrenta, particolarmente ricco paesaggisticamente e ambientalmente”. Lo stesso documento è stato sottoscritto e consegnato al Comune di San Nazario. Nel documento si chiede all'Amministrazione comunale di recepire la proposta e di farsi promotrice, nei confronti delle altre Amministrazioni coinvolte, dell'accoglimento della soluzione prospettata che riguarda in particolare il nuovo sistema stradale della Ss 47 Valsugana con il quale è prevista la realizzazione di tre gallerie. In pratica si propone di sostituire le ipotesi della seconda galleria, tra le località Fontanazzi-Pian dei Zocchi, e della terza galleria by-pass della frazione di San Marino con un'unica galleria tra le località Fontanazzi e Lupa, e di considerare questo tracciato proposto come intervento prioritario nel processo di ammodernamento della Ss 47 Valsugana.«La galleria di circa 5,1 chilometri, capace di bypassare alcuni nuclei all'interno del territorio comunale di San Nazario, con uscita in località Pian dei Zocchi, - è scritto nel documento -, risolverebbe il problema dell'attraversamento di Carpané con ripercussioni positive sulla qualità della vita, ma renderebbe insostenibile la vita dei residenti di Pian dei Zocchi (l'uscita della galleria è prevista a poche decine di metri dalle abitazioni) e aggraverebbe i problemi di isolamento di Rivalta con una galleria d'ingresso di circa 700 metri. Creerebbe danni rilevanti e assoluti anche alla contrada San Gaetano, in Comune di Valstagna, in termini di salute pubblica per le emissioni di polveri sottili, rumorosità, danno ambientale, inquinamento visivo, perdita cospicua del valore del patrimonio immobiliare con un conseguente deterioramento della qualità della vita». Quanto alla terza galleria, alle spalle dell'abitato di San Marino, in Comune di San Nazario, risolverebbe il pesante e drammatico disagio sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza di San Marino, con ripercussioni positive anche per Costa di Valstagna. «Ma le opere di scavalco della ferrovia Trento-Venezia, all'ingresso e all'uscita di questa galleria, indicate di fronte alle contrade Cavalli e Pieretti di Valstagna, - osservano i firmatari - ci preoccupano per le conseguenze negative sull'aspetto paesaggistico di quel tratto di valle già fortemente martoriato dalla Ss 47 per le ripercussioni sulla salute, con seguenti ai due ingressi in galleria».Alla luce di questi dati, i firmatari propongono un'unica galleria di circa 7,5 chilometri, in alternativa alla seconda e terza del Pati, con ingresso in località Fontanazzi, tra San Nazario e Solagna, e uscita in località “Lupa”, nel territorio del comune di Cismon, zona non abitata su entrambi i versanti della Valbrenta. La lunghezza di questa galleria è di 1 km in più della somma delle due gallerie del Pati. La differenza si riduce a 0,3 chilometri se si considera l'ipotetica galleria di accesso a Rivalta (lunga 0,7 chilometri). Questa soluzione, a parere dei firmatari del documento, soddisfa tutti i cinque obiettivi individuati dal Pati: quelli a carattere fisico, ambientale, paesaggistico, territoriale e sociale. Il documento elenca, quindi, i benefici progettuali verificati da tale ipotesi, ritiene in parte superato e che debba essere riscritto il Protocollo d'Intesa sottoscritto nel 1999 tra Anas e Amministrazioni della Valle e sottolinea non indifferente anche il risparmio sotto l'aspetto economico. R.P.

giovedì 16 ottobre 2008

Il Gruppo Salvaguardia Valbrenta fa le pulci al Piano d'Assetto Territoriale

VALBRENTA. Le osservazioni puntano al rispetto dell’ambiente
dal Giornale di Vicenza C.O.Il Gruppo Salvaguardia Valbrenta ha presentato le osservazioni al Piano di assetto territoriale appena approvato dai consigli comunali dei sei Comuni della Valbrenta. A Cismon si chiede di non consentire le attività di cava in località Camoi, dalla Valnassa alla Lupa, in quanto zona disabitata e quindi priva di rischio per le persone e nemmeno nella zona tra Collicello ed il confine con il comune di Enego, sede di terrazzamenti naturali e resti di gallerie e trincee della Grande Guerra. Al Comune di Valstagna, che ha approvato il progetto per la messa in sicurezza della località Lora Bassa (che sconvolgerà il paesaggio e probabilmente anche la vivibilità di un piccolo paese invaso da centinaia di camion per almeno tre anni), si chiede di consentire solo la movimentazione del materiale, proibendone l'asporto e la vendita, proteggendo così i cittadini da eventuali interventi più speculativi che necessari. Nelle osservazioni, il Gruppo Salvaguardia Valbrenta fa inoltre notare che senza un adeguato sistema viario non è pensabile alcuno sviluppo né industriale né residenziale. Le ipotesi di sviluppo inserite nel PATI (Cismon e Pove puntano ad esempio sull'industrializzazione delle aree) dovrebbero quindi essere subordinate alla realizzazione della nuova statale 47. Il PATI invece sull'argomento si limita ad auspicare modifiche migliorative, ma non basta per una strada da sempre al centro di polemiche per inquinamento, traffico e gravi incidenti. Un altro aspetto contestato nelle osservazioni è che il PATI non promuova progetti di sviluppo ed incentivazione del turismo, già oggi voce di fatto trainante per l'economia della valle. C.O.

mercoledì 15 ottobre 2008

Finalmente qualcuno si fà sentire: la giunta comunale di Bassano chiede rispetto per l’ecosistema e garanzie per i flussi minimi del fiume Brenta

La giunta boccia il piano di Veneto Acque
di Chiara Bonan

Bassano si esprime con toni estremamente critici rispetto al progetto di Veneto Acque per la “riqualificazione morfologica, laminazione delle piene e tutela quantitativa della falda sotterranea del corso medio del fiume Brenta”, e lo fa con un documento ufficiale inviato alla Regione e alla commissione regionale di valutazione ambientale.La giunta comunale ha infatti approvato, in merito al progetto, una serie di osservazioni che ne mettono in dubbio gli stessi fondamenti, criticando i presupposti metodologici e la validità delle analisi condotte sugli impatti degli interventi in programma, denunziando incongruenze tra le situazioni descritte e quelle reali e una grave mancanza di approfondimento degli effetti permanenti che i lavori previsti avranno su habitat naturali e specie autoctone. Il tutto con danni che si profilano talvolta irreversibili per l'ambiente. Alla luce di una lunga serie di considerazioni la Giunta di Bassano si riserva di approvare le rampe S3, S5, S6, S7 ed S9 previste dal progetto solo dopo aver visionato i risultati del monitoraggio iniziale delle prime due rampe, realizzate a Nove e Cartigliano. Non è l'unica condizione: Bassano chiede che si costituisca un tavolo istituzionale con la presenza della Regione, di Ato Brenta e di altri soggetti interessati. «Solo in tale sede - sottoscrive la giunta comunale - gli enti locali possono sentirsi tutelati e compensati per i vincoli e potenziali danni ambientali». Necessaria appare anche l'individuazione di un soggetto che garantisca il controllo e la corrispondenza dei prelievi sostenibili, da un punto di vista qualitativo e quantitativo. Le incoerenze metodologiche segnalate tra le osservazioni riguardano innanzitutto l'analisi degli impatti ambientali del progetto, definita “contraddittoria e poco sviluppata”. Al centro dell'attenzione il deflusso minimo vitale, che non sarebbe stato analizzato alla luce della complessità di condizioni che caratterizza il fiume e i suoi ecosistemi, difficilmente schematizzabili in valori costanti. «Si ritiene di fondamentale importanza - si legge nelle osservazioni - assicurare al fiume Brenta un adeguato deflusso minimo vitale (...) anche per garantire gli adeguati rapporti di diluizione, necessari per dare naturale completezza ai processi depurativi». In pericolo dunque, non solo la continuità degli ecosistemi ma anche la loro integrità, a potenziale rischio di inquinamento a seguito di un'insufficiente portata d'acqua.E proprio sul tema della portata verte la critica più pesante mossa alla relazione degli effetti delle rampe sulla ricarica, che sarebbero stati calcolati su dati di portata tendenzialmente sovrastimati. [\FIRMA]si legge in un estratto di un rapporto datato 2008 dell'Arpav citato nelle osservazioni che conduce a proporre di «effettuare indagini più approfondite sulle portate (…) in modo da fondare un progetto di tale importanza su dati consolidati e più attendibili, anche alla luce delle situazioni ambientali attuali» . Altre osservazioni critiche riguardano la valutazione di incidenza contenuta nel progetto, che sarebbe caratterizzata da molte incongruenze rispetto allo stato del fiume. «La costruzione delle soglie andrà a modificare i 3 principali parametri (profondità dell'acqua, velocità e tipologia di substrato) che modificano gli habitat di specie di tutte le specie ittiche oltre che di alcuni anfibi d interesse comunitario», sottolinea il rapporto, evidenziando come il progetto abbia analizzato gli impatti basandosi su dati faunistici e morfologici superati e fondati su studi ormai obsoleti. Nella relazione presentata da Veneto Acque mancherebbe inoltre l'analisi delle soluzioni alternative esistenti, come il progetto di ricarica della falda proposto dal Consorzio di bonifica Pedemontano Brenta. Il documento contenente le osservazioni si conclude definendo non giustificabile un intervento così impattante sull'unica risorsa naturalistica attualmente fruibile all'area territoriale del Bassanese. A questo proposito la giunta ha affermato la necessità di inserire nel contesto dei lavori un piano di sistemazione generale che si ponga come obiettivo la realizzazione di un sito che mantenga il valore naturalistico ambientale e divenga allo stesso tempo un polo di attrazione turistica. Al sindaco Bizzotto è stato intanto dato il mandato di individuare i politici che sostengono il progetto; suo sarà poi il compito di renderne pubblici i nominativi e di chiedere un incontro con il presidente della giunta regionale, Giancarlo Galan, per chiarire i termini della problematica.

Due rotatorie a Carpanè????????????????

Giornale di Vicenza: Domenica 12 Ottobre 2008

VIABILITÀ. La proposta è stata presentata al Comune di San Nazario dall’Anas.

Non mancano però le perplessità

Due rotatorie a Carpanè contro le code sulla SS 47

Nuova ipotesi per eliminare il semaforo e consentire alle auto di svoltare a Valstagna senza bloccare la viabilità.
Due rotonde, a nord e a sud dell’incrocio di Carpanè, per sciogliere il nodo della viabilità sulla strada della Valsugana. In attesa, e nella speranza, che da Roma giungano i fondi per il completamento del tratto della superstrada compreso tra Pove e Pian dei Zocchi (poveri illusi!ma il sindaco di San Nazario non era quello che diceva che se non si decide di fare la ss47 entro gennaio 2008 se ne và a casa??? son passati 10 mesi....e questo è ancora quà, anzi continua a progettare modifiche), spunta dal cassetto una nuova possibile soluzione per i rallentamenti causati dal semaforo posizionato nella frazione di San Nazario, in un’intersezione che da sempre è all’origine di code e intasamenti del traffico. Su quel tratto d’arteria si stima infatti passino circa 30 mila veicoli al giorno.
Il piano proposto qualche tempo fa all’amministrazione del comune valligiano dall’allora dirigente dell’Anas, l’ing. Salvatore Venuto, consiste nella realizzazione di due rotatorie: una più piccola 400 metri prima (dove a 400m prima ?????in Brenta???) dell’incrocio e un’altra centro metri a nord del semaforo, (davanti alla stazione FS???) poco prima dell’ingresso della cava. I due rondò consentirebbero alle vetture e ai camion provenienti sia da nord che da sud di svoltare rispettivamente a sinistra oppure a destra, verso Valstagna, senza bloccare il traffico quando la lanterna dell’impianto semaforico è accesa sul verde. Gli automobilisti o i camionisti in arrivo da Bassano e diretti nell’altro paese della vallata in questo modo non si posizionerebbero più in mezzo alla carreggiata per tentare di attraversare la strada ma potrebbero proseguire fino alla rotonda e passare agevolmente sull’altra corsia per tornare indietro. Analogamente, chi scende da nord e intende girare a sinistra potrebbe procedere sino alla rotatoria posta più a valle e ritornare poi sui suoi passi.
Per il momento, tuttavia, non esistono accordi formali o convenzioni per la concretizzazione dell’opera e l’idea dell’ing.Venuto per ora sembra destinata a rimanere tale, da un lato perché si è assistito ad un cambio della guardia ai vertici dell’Anas e alla sostituzione dei responsabili dell’ente, dall’altro perché l’ipotesi del rondò a sud non convince del tutto gli amministratori di San Nazario, che si sono invece impegnati ad occuparsi delle spese di progettazione della struttura da realizzare a monte. Per quest’ultima opera, che secondo le stime del sindaco Ottorino Bombieri potrebbe venire a costare in totale sui 2 o 300 mila euro, si era anzi già convenuto di affidare l’eventuale incarico all’architetto Abruzzese.
«L’altra rotatoria però ci lascia perplessi - aggiunge il primo cittadino -.
Prima di tutto verrebbe realizzata proprio a ridosso di un tempietto storico e poi risulterebbe in ogni caso troppo piccola per i tir. Il sito prescelto si trova inoltre ad una ragguardevole distanza dal semaforo, che comunque non verrebbe eliminato». C.Z.

lunedì 6 ottobre 2008

Siamo soli?

Nella Valbrenta il PATI riporta le escavazioni
6 ottobre sul Giornale di Vicenza a firma C.O.

Mancano pochi giorni alla scadenza dell’8 ottobre, data entro cui i cittadini possono presentare in Comune eventuali osservazioni in merito al “Pati”, il Piano di assetto territoriale intercomunale che definisce le linee guida di sviluppo di Solagna e dei Comuni della Valle in materia di edificazione, sia residenziale che industriale, e salvaguardia dell’ambiente. Al Consiglio comunale di Solagna del primo agosto Giuseppe Pellizzon ha presentato una relazione nella quale esprime disappunto per le ingerenze che Provincia e Regione avrebbero apportato al progetto iniziale, mettendo in pericolo la tutela del paesaggio e della vita nella Valbrenta.Quali sono le perplessità riguardo al Pati? «Il Pati è nato con l’intento di ricreare un rapporto tra valle e fiume, rispettando il territorio e creando un’armonia nel restauro e nella costruzione di nuovi edifici. Nella fase concertativa tutti i partecipanti alla stesura del progetto hanno auspicato che fosse ritenuta prioritaria la salvaguardia dell’ambiente, al fine di migliorare la qualità di vita dei residenti, limitando ogni intervento distruttivo, come ad esempio le cave. Nella fase finale, però, Provincia e Regione sono intervenute introducendo due articoli che danno via libera alle escavazioni, quando richieste per motivi di sicurezza».Vuol dire che basterà la caduta di un masso per autorizzare una cava. «Invece di utilizzare le reti paramassi, si asporterà materiale dai conoidi, riducendo di fatto le nostre montagne a uno scolapasta, a beneficio esclusivo dei cavatori».Perché proprio la Valbrenta? «Perché dopo la barbarie nelle pianure, nel Brenta e nel Piave, rimane la montagna. I singoli Comuni possono opporsi, ma gli interessi economici prevalgono. Inoltre, spesso i terreni sono di proprietà di privati che alle offerte dei cavatori non dicono no, come invece hanno fatto alcuni solagnesi di recente». Ma come si può monetizzare la montagna? «Ai proprietari del terreno i cavatori pagano dai 3 ai 5 euro per metro cubo di ghiaia, mentre circa 0,7 euro vanno ai Comuni come risarcimento per il danno ambientale. E non sto dando cifre aggiornate. Mediamente la montagna può essere svuotata fino a un milione di metri cubi a conoide. A Valstagna ad esempio, in località Lora Bassa, è prevista l’asportazione di più di 500mila metri cubi con un’attività che durerà dai tre ai cinque anni».Che, oltre al danno ambientale, significheranno decine di camion in paese, polvere e rumore. E la cittadinanza? «C’è il Gruppo Salvaguardia Valbrenta che cerca di sensibilizzare la popolazione e le Amministrazioni. Io confido che siano queste ultime a valutare la gravità del problema prima che sia troppo tardi».In tal senso a Solagna si è in buone mani? «Direi di sì. Ma io amo tutta la valle, per questo mi rammarico». C.O.