lunedì 23 febbraio 2009

La Comunità montana e il prezzo della salvezza

VALBRENTA. Ridotti i trasferimenti da Stato e Regione: 130 mila euro in meno rispetto al 2008 solo nelle spese correnti.
Tra le novità, l’esclusione del Comune di Bassano. Il presidente ha sei mesi per la nomina dei nuovi organi.
Renato Pontarollo
Come sarà la nuova Comunità montana del Brenta? La scure del governo è caduta inesorabile su molti enti montani, cancellandoli, ma i tagli sugli stanziamenti statali e regionali, sul personale e sulla rappresentanza dei Comuni hanno riguardato anche gli Enti rimasti. Se prima i trasferimenti erano misurati col contagocce, ora, senza o con limitate risorse, il futuro delle Comunità montane, già incerto, è diventato assai problematico. I tagli riguardano in particolare le spese correnti: nel 2009 sono previsti per palazzo Guarnieri 130 mila euro in meno rispetto al 2008. I trasferimenti dallo Stato e dalla Regione, venuti meno o ridotti, rappresentano perciò l'handicap strutturale più rilevante.Il rinnovo degli organi, poi, presenta notevoli problematiche applicative: ciascun Comune non potrà indicare più di un membro e la base elettiva sarà costituita dall'assemblea di tutti i consiglieri. Il disegno di legge prevede infatti che il Consiglio delle comunità sia composto al massimo da un rappresentante per ciascun Comune, che il presidente e gli assessori vengano scelti all'interno del Consiglio e le indennità di carica sono ridotte del 30 per cento.Nel consiglio della Comunità montana del Brenta, convocato l'altra sera a palazzo Guarnieri di Carpané, il presidente Pierluigi Peruzzo ha aggiornato l'assemblea in merito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e alla delibera della Giunta veneta.Con deliberazione del 25 novembre 2008, la Giunta regionale ha confermato le Comunità montane che avevano i requisiti di legge, per le quali gli organi restano in carica nella loro attuale composizione, intesa come presenza dei rappresentanti dei Comuni ricompresi nella Comunità montana, con esclusione di Bassano. Ai Comuni stessi sono assegnati sei mesi di tempo per la nomina dei nuovi rappresentanti, mentre gli attuali presidenti sono stati nominati commissari "ad acta" con il compito di sovrintendere alle operazioni necessarie per il passaggio al nuovo regime normativo.Peruzzo è stato piuttosto stringato e anche gli interventi seguiti hanno dato la misura dell'aria che tira sugli enti montani istituiti nel 1971, voluti in funzione dello sviluppo della montagna: a distanza di poco più di trent'anni, si recepisce quanto poco conti la montagna.Peruzzo ha ricordato come la legge finanziaria 2008 avesse confermato alle Regioni la competenza nel disporre il loro riordino mediante legge da approvarsi entro il 30 settembre 2008. Provvedimento di riordino non approvato dalla Regione Veneto, con i conseguenti effetti: la soppressione di 8 comunità sulle 19 originarie. Sono infatti scattati i tagli previsti dalla Finanziaria 2007 e nel Vicentino le comunità montana sono state dimezzate. Ha meritato alcune riflessioni da parte dei consiglieri bassanesi presenti in aula l'uscita di Bassano, in quanto supera i 40 mila abitanti. Sono intervenuti Fabio Mocellin e Mauro Beraldin, rispettivamente per la maggioranza e la minoranza consiliare, rammaricati per l'esclusione di una realtà così importante. Mocellin ha ricordato il territorio montano bassanese, da Valrovina e San Michele a Rubbio, che ha connotazioni simili se non identiche a quelle dei Comuni montani e che richiede interventi per il ripristino di edifici, per la manutenzione della viabilità, per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio.Rivendicando il ruolo importante delle Comunità montane, Beraldin ha definito sbagliate le scelte operate perché, colpendole, si sono penalizzati i più deboli, mentre il territorio montano ha bisogno di essere sostenuto. Ha auspicato un cambio di tali scelte sperando che la Regione vi destini i proventi della risorsa acqua.Il capogruppo di maggioranza, Galdino Zanchetta, ha definito la situazione difficile perché lo Stato sta di fatto scaricando sulle Regioni l'impegno dei finanziamenti. «Stiamo tentando di fare dei ragionamenti con la Regione, che tuttavia intende impegnarsi ma in prospettiva, in funzione delle prerogative regionali che le saranno assegnate. Circa la Comunità montana, occorre individuare una risorsa nella sua capacità di rendere i servizi economici e funzionali. Un segnale significativo è rappresentato dalla predisposizione e approvazione del Pati della Valbrenta». Critico il consigliere Alessandro Rossi. «Sembra che si voglia mantenere le Comunità montane facendole però morire lentamente, privandole di risorse e finanziamenti». Infine sono state date alcune indicazioni di massima per il programma annuale operativo del 2009. La Regione Veneto ha previsto gli stessi finanziamenti erogati nel 2008 a favore delle malghe, della viabilità silvo-pastorale e per finanziare mutui.

sabato 21 febbraio 2009

Blog e democrazia elettronica, un connubio in evoluzione

di Alessandro Minelli

C'è chi inizia a credere nel potenziale della democrazia elettronica e chi, invece, ancora non ne intuisce fino in fondo i punti di forza, lasciandosi sovrastare dagli evidenti punti di debolezza.
Ecco un esempio.
Un battage online aveva presentato un blog come canale preferenziale di diffusione e di recepimento feedback del proprio operato, consistente nel definire le strategie di crescita del piccolo nucleo urbano per i prossimi 30 anni.
Giustifica questa richiesta con la scarsa risposta in termini di efficacia di altri strumenti e canali comunicativi unidirezionali, quali brochure e comunicati stampa. L'e-democracy è risultata un'appetibile modalità comunicativa bidirezionale di semplice moderazione. Il blog, in più, può fornire una chiara rappresentazione di come si sia evoluta nel tempo una determinata posizione, ad esempio in tema di pianificazione del territorio, individuando in questo modo responsabilità e posizioni di tutte le parti coinvolte senza mezzi termini.
È questo l'elemento fondamentale su cui si basa l'evoluzione dell'e-democracy: la responsabilità politica vincolata alla temporalità o, esasperando il concetto, la tracciabilità delle scelte politiche in ogni fase del loro sviluppo.
La Comunità Europea preme affinché la partecipazione democratica si esprima in un sistema multicanale e continua a finanziare progetti coordinati da funzionari illuminati e avallati da politici. In genere si tratta di testare software di content management con funzionalità interattive, destinati a mettere in rete divisioni, dipartimenti o interi enti pubblici con altri omologhi per dimensione, colore politico o caratteristiche morfologiche e/o socio-economiche (avendo come obiettivo generale la crescita della comunicazione tra enti e tra questi e i cittadini).
Al sacro fuoco che anima la volontà dei funzionari non può che corrispondere un tiepido interesse del contraltare politico, con le conseguenze immaginabili.
Buona parte della classe politica attuale si troverebbe, infatti, nella necessità di studiare nuovi sistemi di motivazione della decisione politica che permettano "just-in-time" di dare un indirizzo chiaro nella sua struttura generale (rendendo trasparenti anche gli orientamenti e interessi in competizione), pur garantendo negoziabilità con il singolo cittadino su aspetti più o meno marginali.
A un recente meeting dedicato alla democrazia elettronica presso la Camera dei Deputati inglese, lo studioso Phil Noble ha dichiarato: "Siamo all'inizio dell'inizio dell'inizio. Probabilmente stiamo utilizzando solo il 20% delle possibilità del Web". Conferma alle tesi sopra esposte si ha anche dal commento di Stephen Coleman, professore di e-democracy all'Oxford Internet Institute. Secondo il docente inglese, "I messaggi monolitici non funzionano più": i politici sono stati lenti nel rispondere a una variazione nel sentire pubblico, che è ora meno deferente delle generazioni precedenti e meno incline ad assorbire messaggi passivamente.
"La rete è il solo spazio di democrazia che ci è rimasto, ma è uno spazio importante".
"L' unica forma di democrazia è lo scambio di conoscenza libero da controlli". Che può essere aggredito in molti modi. «Soprattutto con il "grano" o con la permalosità. Quando i motori di ricerca non sono più due ragazzi in un garage, ma società quotate in borsa, le puoi condizionare. Tutto si può manipolare, anche il papa.
Per fortuna ci sono i blog. Se ne aprono 12mila al giorno. Sono piazze aperte, luoghi dove non puoi raccontare balle, perché sei subito smascherato.
Conosci Wikipedia?»
No. «Male. è un' enciclopedia in 70 lingue, gratuita e fatta dalla gente. Si autocensura, si pulisce da sola. Chi ha una competenza la mette a disposizione e si sottopone al controllo di tutti. è lo stesso principio delle verifiche nella comunità scientifica. Ma aperto a chiunque».
Ragionateci.....

giovedì 19 febbraio 2009

Valstagna - Un laboratorio mobile analizza la qualità dell’aria

Il Comune ha aderito alla proposta dell'Arpav, promovendo una campagna di controllo della qualità dell'aria nel proprio territorio, con particolare riferimento alla misurazione delle polveri sottili Pm10.
Dopo aver brillantemente ottenuto la registrazione Emas, basata su un regolamento della Comunità europea, che certifica il territorio sotto il profilo ambientale, di sicurezza e gestione, ora l'amministrazione comunale ha dato il via al «Piano di monitoraggio della qualità dell'aria», con l'attivazione di un laboratorio mobile che è stato posizionato nell'area esterna dell'Istituto comprensivo della Valbrenta.
Obiettivo: la valutazione dei livelli di concentrazione di polveri fini (Pm10) e ozono, inquinanti che si stanno manifestando in modo sempre più diffuso e con concentrazioni piuttosto elevate.

Le rilevazioni sono effettuate in due momenti stagionali diversi: durante l'estate, in cui è più significativa la presenza dell'ozono, e nella stagione più fredda, in cui le Pm10 raggiungono valori più elevati. A Valstagna l'operazione della fase invernale è iniziata ieri e si protrarrà sino al 24 marzo, mentre quella estiva partirà dal 4 giugno al 14 luglio. Il laboratorio mobile, dotato di sofisticate apparecchiature elettroniche ed elettromeccaniche, posizionato all'interno del cortile scolastico, a poca distanza dalla strada provinciale Campesana-Valvecchia, è dotato anche di strumenti per il monitoraggio di ossido di carbonio, ossidi di azoto, idrogeno solforato, biossido di zolfo, benzene, toluene, xileni e idrocarburi.

Un’iniziativa interessante, sia per i fini istituzionali che si prefigge, tesi a monitorare la qualità dell'aria del comune, sia per i possibili aspetti didattici, dal momento che i tecnici dell'Arpav si sono dichiarati disponibili a coinvolgere gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo valligiano, illustrando le finalità ambientali dell'operazione e le modalità di acquisizione dei dati e di funzionamento delle apparecchiature.

Roberto Lazzarato

mercoledì 18 febbraio 2009

Giù le mani dai parchi

Il Consiglio di Stato. Dopo la sentenza del Tar Veneto relativo alla zona di campagna fra Bassano, Rosà e Cartigliano, il Parco rurale delle rogge ha vinto il ricorso.
Ribadito il divieto di avviare cave in aree agricole protette

Il Consiglio di Stato ha dato ragione ai privati cittadini dell'associazione Parco rurale delle rogge, respingendo il ricorso in appello della ditta Rosa srl per l'avvio di un'attività di cava nella zona agricola compresa tra Rosà, Bassano e Cartigliano. «La decisione è importante - sottolineano dall'associazione - perché riafferma il divieto assoluto di attività estrattive anche nei parchi che vengono istituiti dagli enti locali a tutela del paesaggio rurale». L'associazione, presieduta dall'architetto Matteo Milani e difesa dall'avvocato Gianluigi Ceruti, si costituì nel 2005 per ricorrere al Tar del Veneto contro il Comune di Rosà. chiedendo l'annullamento del Piano ambientale appena approvato. Secondo i ricorrenti, il documento prevedeva non tanto la tutela dei valori agronomici, ambientali e storico-culturali di una delle poche aree rurali ancora integre del Bassanese ma un reticolo di nuove strade comunali e un'arteria di grande traffico, con connessa escavazione, attraverso il parco. A quella prima mossa legale fece seguito il controricorso della ditta Rosa srl, respinto sabato scorso.«Nostro obiettivo primario - sottolinea il portavoce del gruppo, Gianantonio Chiuppani - è di promuovere la collaborazione tra tutte le istituzioni e le parti coinvolte, per migliorare la qualità della vita e dell'ambiente nell'area in questione accrescerne così anche il valore agricolo». Il parco rurale comprensoriale è stato istituito nel 2002 con delibera della Giunta Regionale in un'area di circa 250 ettari: le tre Amministrazioni comunali di Rosà, Bassano e Cartigliano avrebbero avuto tempo 5 anni per elaborare di comune accordo dei piani ambientali adeguati alla salvaguardia e alla promozione dell'area. «Nella realtà - spiegano dall'associazione -, in tutto questo tempo non è mai stata convocata una conferenza dei servizi che mettesse tutte le parti in gioco intorno allo stesso tavolo e ora, dato il ritardo dell'azione, i privati proprietari di terreni inseriti nel parco potrebbero chiedere ai Comuni di appartenenza i danni derivanti dalla mancata programmazione. La speranza dell'associazione è però sempre stata quella di riuscire infine a coinvolgere tutti». Già da qualche tempo, infatti, il gruppo si è mosso per formare una partnership che potesse concorrere all'assegnazione di fondi regionali, e ad aderire sono stati numerosi, a cominciare dai Comuni della Riviera del Brenta, da Valstagna all'Alta Padovana, ma anche moltissime organizzazioni no profit e associazioni di categoria, oltre all'Etra. «Superato così, almeno virtualmente, il possibile ostacolo della mancanza di fondi - dichiara infine Chiuppani - la speranza è ora che gli amministratori degli enti locali prendano coscienza della legge regionale 40 dell'84: strumento che, se utilizzato, in questi 25 anni avrebbe limitato la distruzione». Ch.B.

martedì 17 febbraio 2009

«Cave e strada, la Valle in ginocchio»

Ai prossimi amministratori: «Rischiamo di ritrovarci un territorio lunare e inospitale»Il proliferare di cave, «messe in sicurezza» e l'incompiuta statale 47 della Valsugana stanno mettendo in ginocchio la Valle del Brenta, un Eden ambientale che tutti ci invidiano ma che si sta, poco a poco, sgretolando a causa di «scelte poco lungimiranti con interventi senza ritorno, che ne condizioneranno lo sviluppo per decenni, alterandone l'ambiente in modo irreversibile». Una sintesi preoccupante quella scaturita dall'assemblea pubblica promossa, a Palazzo Guarnieri, dal Gruppo Salvaguardia Valbrenta. Un incontro frizzante, stimolante e inquietante, al quale hanno partecipato numerosi valligiani e amministratori locali, aperto dalla relazione del presidente Roberto Sessi e coordinato da Gianni Moro. Molta la carne al fuoco, come numerosi sono i bocconi amari, emersi dal dibattito, che da troppo tempo la gente valligiana è costretta ad ingoiare. Gli intervenuti hanno palesato ancora una volta l'interesse, spesso disatteso, per le tematiche ambientali e le condizioni di vita delle genti valligiane, evidenziando la necessità di un confronto attivo sulle scelte che ipotecano il futuro della Valbrenta. Un messaggio in chiaro per gli amministratori in carica e per quanti si apprestano a sostituirli alle prossime consultazioni primaverili.
Sul tavolo in prima fila la strada statale 47, con i suoi 30.000 passaggi veicolari giornalieri, medie autostradali per un'arteria inadeguata già negli anni '70. Sull'argomento sono stati versati fiumi di parole, di promesse non mantenute, di denaro pubblico in progetti, accantonati, che non hanno sortito alcun risultato. La situazione, nonostante più volte indiziata di essere sul punto di sbloccarsi, è in realtà ancorata al punto di partenza, con il solo progetto preliminare parcheggiato da qualche parte in attesa di un finanziamento per il quale non si vedono all'orizzonte bagliori di concretizzazione.
Altra apprensione inquietante riguarda il fiume Brenta, una risorsa idrica poco tutelata dall'epoca dell'alluvione del '66: viene segnalata infatti la cementificazione degli argini; la precaria situazione degli affluenti; il pericolo dell'eccessivo prelievo; la mancata definizione del minimo deflusso vitale.
Ma la patata che più scotta, in questo periodo, al centro di buona parte delle relazionie degli interventi, riguarda le attività estrattive, «il cui impatto è sotto gli occhi di tutti ed è strettamente legato sia alla viabilità che alla risorsa idrica ed al fiume. Ciclopiche attività che rischiano di trasformare il ridente paesaggio terrazzato, tipico della Valbrenta, in un paesaggio lunare ed inospitale». È stato tirato in ballo, in primis, il nuovo progetto di ampliamento della miniera Costa Alta, di Carpanè e le «messe in sicurezza» che sono proliferate a Primolano, Cismon, Pianello di Enego, Collicello di Valstagna e, prossimamente, Lora Bassa, a ridosso del capoluogo valstagnese. In chiusura di assemblea è stata lanciata l'iniziativa per la raccolta di firme tra gli abitanti della Valle, per «proporre una moratoria delle attività estrattive e chiedere, con fermezza, un deciso e inequivocabile cambio di rotta, verso uno sviluppo sostenibile, che preservi e valorizzi le peculiarità della Valbrenta e dei suoi abitanti». Su tutti i temi dibattuti in assemblea, il Gruppo Salvaguardia Valbrenta chiederà un confronto con le forze politiche, per sottoscrivere un «documento d'intenti» chiaro ed impegnativo, che «guidi le scelte delle attuali e future amministrazioni locali, in un clima di fattiva collaborazione aperto confronto». Roberto Lazzarato

venerdì 13 febbraio 2009

Valbrenta 2020. Trovato il diario di un bambino del futuro

12 aprile 2020

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Mi ha ricordato quando anche il mio, prima di morire di quella strana tosse, ci accompagnava a scuola e ci fermavamo da Gino a fare colazione.
Sai, oggi non siamo andati in classe perchè la sirena del paese ha suonato l'allarme. Come accade ormai da un po' di anni, ogni volta che esplodono bombe nella montagna si alza un polverone, dovresti vedere, sembra di essere nel film "Desert storm". La mamma mi ha detto che il papà è stato male per colpa dei granelli, finissimi, di roccia, che si sono depositati nelle vie respiratorie e dopo un po' non ce l'ha più fatta mio papà... un po' mi manca :(Mamma piange ancora., però ci hanno regalato una casa nuova quelli della montagna. Ci hanno mandato via da Pian dei Zochi. Massa rumori là, massa pericoloso là, massa sporco là, in terassa potevo fare i castelli di sabbia e giocare con le biglie.
Stamattina invece ci raccontava Giorgio, il papà di Carletto, che è stato fermo un'ora... un'ora eh!
Perchè dovevano pulire la strada dai sassi caduti dalla montagna dopo quegli spari che ti
raccontavo prima.
Sai, con Nicola andavo sempre nel bosco dietro casa a catturare farfalle, adesso c'è solo roccia...bianca... e non si può mica più entrare la dove c'era il bosco eh! È proprietà privata 'deso, nel cartello c'è scritto "Granulati Perloglio"... non go mai capìio cosa che centra l'oglio, ma lori lo savrà dai! Eh! Forse lo ricavano frantumando le rocce...
E sai quanti camion, a che belli! Rossi, gialli, blu! Sembrano formichine che mangiano piano piano la montagna... e la mangiano sul serio eh! Ghe xe anca e ruspe! Ah le ruspe! Un giorno voglio anch'io scavare! Anche se mia mamma non vuole perchè dice che mio papà è morto perché respirava le polveri, quindi e polveri fanno male da quanto ho capito.
Bam! Bam!
Mamma mia diario, cosa è successo stavolta? Ancora bombe! Sembra di essere in guera!
Ho paura...
Abito in un brutto posto sai, anche nella nuova bella casa con la playstasion è brutto perchè ciapo sempre paura quando...
Bam! Bam!
Mamma! Ho paura...
Tranquillo Andrea, mi dice la mamma, e mi abbraccia... ma io ho ancora paura...
Buona nanna caro diario
Andrea

Risposta


Caro Andrea,
Sono la responsabile Pubbliche Relazioni della Sanificati Sassolini Perloglio e ti scrivo perché ho letto la tua lettera al diario (non dovresti lasciarlo in giro!) e mi dispiace che ti sei fatto un’idea fuorviante del nostro operato.
Ci dispiace molto per il tuo papà che probabilmente aveva una malattia trascurata da piccolo, comunque noi siamo sempre vicini alle famiglie dei nostri collaboratori ed è per quello che ti abbiamo regalato una casa nuova. Provvederemo quanto prima a farti avere l’ultimo modello di
PS12 perché avevamo sottovalutato che sei un ragazzino troppo avanti per quel modello obsoleto che ti abbiamo mandato.
Le montagne bianche sono utili al benessere della comunità: in questo modo abbiamo eliminato quei boschi che ormai invadevano il paese e creavano umidità e piogge, invece ora la valle è più ampia, il vento soffia più spedito, rende secco il clima ed elimina senza problemi quel po’ di polvere che provochiamo. E’ risolto anche il problema dell’inquinamento dei camion anche perché c’hanno motori euro17.
In più finalmente siamo riusciti ad acquistare anche il fiume, così gli impianti ad acqua funzioneranno appieno e le polveri se ne andranno senza danni. Non ascoltare i canoisti, che si lamentano perché vorrebbero le acque del Brenta limpide per praticare il loro sport, ma non ti dicono che non ci pagano niente di affitto per l’uso del fiume. Del resto anche i pescatori hanno delle pretese: pensa che gli abbiamo fatto un laghetto artificiale, ricco di pesce affinchè possano praticare il loro sport in tutta trranquillità e loro vorrebbero che il Brenta fosse più ossigenato per andare a pescare anche lì! Bah,… vai a fare del bene alla gente.
Comunque caro Andrea, dì alla mamma che si sbaglia a non lasciarti portare dalla voglia di guidare una ruspa, domani noi ti prenderemo volentieri con noi, abbiamo sempre bisogno di forze nuove, anche perché, sai, c’è molto ricambio, di solito le persone qui durano solo una decina d’anni…
Di solito chi si lamenta del nostro operato mira solo ad avere dei soldi da noi come risarcimento di qualche danno assolutamente inventato. Noi li lasciamo fare, basta che non esagerino troppo, altrimenti abbiamo degli ottimi metodi per farli smettere…
Pensa Andrea, anche al paesaggio. Adesso che a Valstagna hanno finito di ripulire tutta la montagna dietro alle case, che era così pericolosa!, anche noi da questa parte dobbiamo completare l’opera così finalmente anche noi avremo il Gran Canyon, proprio come quello dei film di cowboys!
Ricordati che nella valle hai una grande risorsa: pensa a quanti bimbi vengono curati con i Sali magnesiaci che vengono estratti proprio qui! Dovresti essere orgoglioso della ricchezza prodotta da questo posto!

OrLanda Desolata
Responsabile PR
Sanificati Sassolini Perloglio

venerdì 6 febbraio 2009

Giù le mani dalla Valle

GdiVI R.Pontarollo
Miniera di Carpanè e messa in sicurezza di “Lora Bassa”. Dito puntato di Salvaguardia Valbrenta.
"E la ss47 resta ancora al palo» A palazzo Guarnieri di Carpanè, dov’è allestita parte della mostra fotografica “Il verde e l'acqua”, il Gruppo Salvaguardia Valbrenta ha tenuto l'assemblea generale dei soci, presieduta da Gianni Moro, e aperta a tutta la popolazione. Sulle principali attività svolte nel corso del 2008 ha tenuto la relazione il presidente del sodalizio, Roberto Sessi; quindi l'assemblea ha approvato all'unanimità alcune modifiche statutarie, funzionali alla registrazione come onlus, ed il bilancio consuntivo; inoltre ha ratificato la nuova composizione del direttivo, rappresentativo di tutti i Comuni della Valle, ridotto da 12 a 10 componenti; quindi ha informato l'assemblea sulle principali problematiche affrontate: la Ss 47, la cava miniera di Carpanè, messe in sicurezza e cave, il fiume Brenta e il dissesto idrogeologico. Infine è stato aperto il dibattito e individuato il programma.Sulla Ss 47 Roberto Sessi ha ricordato gli incontri per concertare con altri gruppi della Valle le osservazioni e le richieste unitarie presentate alle pubbliche amministrazioni in occasione della visita dell'allora ministro Di Pietro, mentre è rimasta inascoltata la richiesta alla Comunità montana del Brenta di istituire un tavolo di concertazione permanente tra Amministrazioni e gruppi locali sulle problematiche legate al completamento della statale. «Sulla cava-miniera di Carpané - ha detto Sessi - non abbiamo mai saputo gli esiti del lavoro della commissione di controllo sull'attuazione delle prescrizioni imposte all'attività di cava, e inoltre, se e come detta commissione abbia esercitato il controllo. Tanto che - ha aggiunto - abbiamo presentato al Prefetto di Vicenza un esposto denuncia per l'impossibilità di verificare il compito della commissione di controll! o». Sul Piano di assetto territoriale intercomunale della Valbrenta sono state presentate dodici osservazioni in collaborazione con altri gruppi ed è stato tenuto un convegno sul tema acqua-cave-rifiuti con approfondimenti sui nuovi strumenti normativi e di controllo.«Sul progetto di messa in sicurezza di “Lora Bassa”, a Valstagna, il Gsv - ha spiegato Sessi - ha fatto opera di informazione e coinvolgimento sull'ennesima “attività estrattiva” calata dall'alto e non sufficientemente motivata e partecipata». Infine con “Valbrenta solidale” e altre associazioni di volontariato locale, il Gsv ha partecipato al progetto “2° tempo” per diffondere la cultura e la sensibilità ambientale nelle scuole medie del territorio, mentre in collaborazione con Enel e Coop ha promosso il progetto sul risparmio energetico coinvolgendo gli studenti della Valbrenta.Sulla situazione attuale della Ss 47, ha relazionato Fabrizio Bassani che ha ricordato la recente approvazione del progetto preliminare per 600 milioni di euro da parte dell'Anas romana, disponibile a finanziare il 57 per cento dell'opera, mentre per il restante anche la Regione Veneto sembra interessata al completamento dell'opera. «Ma siamo fermi al progetto preliminare - ha sottolineato Bassani - e, mancando il progetto definitivo con le analisi di agnostiche e quello esecutivo, non ci sono all'orizzonte concrete prospettive e la popolazione è stanca perché rimangono irrisolti due gravi problemi: la qualità della vita e i centri abitati soffocati dal traffico».Sulla cava-miniera di Carpanè, messe in sicurezza e attività di cava è intervenuto Roberto Sessi, sottolineando l'impegno del Gsv nel monitorare la situazione e sollecitando incontri con le pubbliche amministrazioni. «Di fronte a questa aggressione massiccia sul territorio e con le messe in sicurezza che sono vere e proprie attività di cava a me sembra non sia stato tenuto! in alcun! conto il “bene comune” del nostro territorio. A me sembra che nessuna prescrizione sia stata attuata sulla cava-miniera di Costa Alta. Non esprimiamo alcun giudizio di merito all'attività di cava, guardiamo solo gli atti. In un recente incontro informale il sindaco di Valstagna, Aldo Negrello, ci ha espresso la sua pressante e angosciata preoccupazione sulla richiesta di attività per un periodo di ulteriori 40 anni».Sul progetto di messa in sicurezza di “Lora Bassa”, a Valstagna, ha relazionato Giovanni Scremin. L'intervento interessa una fascia di conoide detritica sovrastante il centro abitato del capoluogo per una lunghezza di 680 metri circa e prevede l'attività di almeno 5 anni. Sul trasporto del materiale scavato attraverso nastro trasportatore dalla zona di scavo all'area prevista per il carico in destra Brenta il consiglio comunale di San Nazario ha espresso all'unanimità la sua contrarietà a che tale operazione abbia ad interessare il territorio di San Nazario. Sul Brenta, infine, è stato sostenuto che la risorsa acqua va ripensata, considerando le criticità idrauliche, perché la forma e la morfologia del fiume sono state profondamente cambiate a causa di incontrollati interventi antropici; il rischio idrogeologico è aumentato con colmi di piena più elevati e il deficit idrico è diventato cronico.

Valdastico, Roma prema su Trento

INTERROGAZIONE.
Santini (PdL) all’attacco.
Il completamento dell’autostrada Valdastico, con la realizzazione della galleria di 14 chilometri tra la zona di Vicenza e la valle dell’Adige in Trentino, è al centro di una interrogazione presentata dal senatore Giacomo Santini (Pdl) ai ministri Altero (Infrastrutture e Trasporti), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Maurizio Sacconi (Lavoro, Salute e Politiche Sociali), Raffaele Fitto (Rapporti con le Regioni) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente, Territorio e Mare).Santini chiede se il Governo «non ritenga di dover intervenire in supplenza delle carenze amministrative della Provincia Autonoma di Trento nella prospettiva di un interesse comune anche delle popolazioni del Veneto, con una legge obiettivo capace di dare priorità a un progetto di vitale importanza» e se «non ritenga indilazionabile l’esercizio di un ruolo di regia da parte del Governo verso le due Regioni interessate per raggiungere un accordo politico ed economico per la realizzazione dell’infrastruttura».Santini ricorda come oggi la statale della Valsugana (l’unica alternativa) si sia trasformata in una camera a gas per il passaggio di 35-40mila veicoli di cui 7.000 pesanti.

mercoledì 4 febbraio 2009

Nuovi lavori di primavera 2009

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La Giunta Provinciale ha approvato lo scorso 15 luglio 2008 il progetto per il terzo e ultimo stralcio della sistemazione e dell'allargamento della strada provinciale 73 Campesana-Valvecchia, nei Comuni di Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta e Valstagna.
Per un importo pari a 860mila euro, verranno effettuate due tipi di interventi:
- posa in opera di barriere di sicurezza nelle zone in cui si rendono indispensabili, in particolare per un tratto di circa 4,5 km tra il Comune di Bassano del Grappa e il Comune di Campolongo sul Brenta
- allargamento di un tratto di circa 360 metri della strada in contrada Zannini nel Comune di Capolongo sul Brenta e allargamento di un tratto della strada in curva della lunghezza di circa 80 metri nella contrada Londa di Valstagna.
La SP Campesana-Valvecchia dal punto di vista funzionale può essere assimilata ad una strada urbana-extraurbana, ma la larghezza della carreggiata risulta in più punti inadeguata a sostenere il tipo e l'intensità del traffico , soprattutto nei punti di attraversamento dei centri urbani. Nell'intervento di adeguamento della sede stradale nel tratto in Comune di Campolongo, contrada Tannini, la sezione stradale della viabilità esistente risulta variabile fra 4,20 e 4,90 metri. L'intervento programmato allargherà la sede stradale portando la piattaforma a 8,50 metri. Nel caso in cui questo allargamento non risultasse possibile a causa della presenza di abitazioni a ridosso della sede stradale, si prevederanno idonei tratti graduali di raccordo.
"L'intervento -precisa l'Assessore Provinciale alla Viabilità Costantino Toniolo- si inserisce nel più ampio contesto di miglioramento della percorribilità di una strada provinciale trafficata, che collega la Città di Bassano del Grappa alla parte più a nord del territorio vicentino, quindi con una valenza strategica anche dal punto di vista turistico per l'attrazione rappresentata dalle nostre montagne".
Obiettivi del progetto aumentare la sicurezza e ridurre gli incidenti. La diminuzione della congestione porterà inoltre a diminuire l'inquinamento con una globale riqualificazione del territorio.
Il via ai lavori è previsto nella primavera del 2009.

lunedì 2 febbraio 2009

P.A.T.I. :Lo strumento operativo della pianificazione territoriale

di Pontarollo A.

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La pianificazione territoriale ha come scopo lo studio delle tecniche di possesso del suolo, e porta ad elaborare gli strumenti per regolare l’uso del territorio.
L’assetto del territorio deriva dall’esito dell’attività sociale, dalla somma degli interventi nello spazio e nel tempo, in pratica dall’adattamento dell’ambiente alle esigenze della civiltà.
In Italia gli strumenti della pianificazione nascono dalla L.U.N. (Legge Urbanistica Nazionale) n°1150 del 1942, che definisce l’ordinamento statale dell’urbanizzazione e della pianificazione territoriale. Essa opera su due livelli distinti e ordinati per gerarchia: la pianificazione d’area vasta territoriale, relativa a parti di territorio ampi a livello regionale o sub-regionale; la pianificazione di dettaglio, ossia relativa ai singoli agglomerati urbani o comunali. Possiamo, quindi, distinguere da una parte i Piani Territoriali di Coordinamento (sia Regionali che Provinciali), i quali stendono le linee guida della pianificazione regionale, e dall’altra i Piani Regolatori Comunali, che individuano gli interventi particolari e locali.
A questa seconda categoria appartengono i P.A.T., o Piani di Assetto Territoriale, che possono assumere la valenza Intercomunale, se attuati da piccoli Comuni che aggregano a tale scopo i loro limitati territori: è questo il caso del P.A.T.I. 2008 attuato a livello di Unione dei Comuni del Canale di Brenta. Ogni P.A.T.I. ha durata decennale, e definisce le linee dello sviluppo territoriale locale attraverso due P.I. ( Piani d’Intervento) della durata di cinque anni ciascuno.
Possiamo individuare i tre elementi costitutivi di un Piano Regolatore nella rappresentazione cartografica (il disegno), nella stesura scritta delle considerazioni in merito (la relazione) e nel corredo legislativo seguito a tale scopo (le norme).
Questo breve escursus su aspetti non sempre conosciuti dell’intervento amministrativo a livello locale, ci permette di dare spazio ad alcune considerazioni in proposito.
Innanzitutto parliamo dei principi che stanno alla base della pianificazione territoriale: primo la coerenza, sia nella spazio (disegno cartografico), sia nel tempo (attuazione delle norme); secondo la flessibilità (capacità di correggere gli errori); terzo la trasparenza (il Piano deve essere a disposizione dei cittadini); ultimo la partecipazione/concertazione con i cittadini, appunto, e le associazioni di categoria.
Inoltre bisogna tenere presente altri aspetti fondamentali come la conoscenza (dei luoghi, dell’economia, degli usi), la previsione (capire i trend di trasformazione basandosi sui dati del presente) e la proiezione ( come gli aspetti del territorio varieranno nel tempo).
Molto importante è, inoltre, la V.I.A. (Valutazione d’Impatto Ambientale) e la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) e ciò è comprensibile a livello di conservazione ambientale, territoriale, paesaggistica; questi strumenti si inseriscono in una più ampia tutela dei valori naturali, del patrimonio culturale e del paesaggio che sono sanciti dalla L.U.N. del 1942, e che devono sempre essere alla base della pianificazione consapevole e sostenibile.
Discorso a parte meritano le invarianti, che come dice il nome stesso non sono altro che gli oggetti caratterizzati dalla permanenza e dalla costanza dei valori di proprietà: essi sono il sistema strutturale, il sistema storico-ambientale, il sistema morfologico e il sistema insediativo; questi elementi fanno parte del territorio e devono essere presi in considerazione come immutabili, per ovvi motivi di proprietà (una casa, un’azienda, una chiesa), di utilità (una strada, la ferrovia, una diga), o per motivi legati alle caratteristiche ambientali (un fiume, un lago, un monte).
La pianificazione odierna interviene maggiormente, quindi, nelle aree marginali o “vergini”, se così si può dire, in cui si crea nuovo territorio (processualità); oppure interviene nel rapporto tra i vari oggetti del territorio (interconnessione), considerando sia le varie criticità che le priorità.
Il compito che le varie Amministrazioni devono svolgere per elaborare Piani Regolatori che tengano conto di tali e importanti aspetti non è dei più semplici, sia per gli interventi (industrie, urbanizzazione, uso del suolo), sia per la durata decennale del Piano; c’è da sperare che gli attori in gioco siano in grado di considerare aspetti come la previsione e la proiezione quali linee guida nella presa di decisioni importanti; c’è ancora da sperare che la Valutazione d’Impatto Ambientale non sia modellata da interessi economici e che la salvaguardia ambientale e la sostenibilità dello sviluppo siano i pilastri della pianificazione nei Comuni della Valle del Brenta.
Il P.A.T.I. non deve assolutamente essere visto come una lottizzazione sistematica e calcolata del territorio a disposizione dei Comuni, fatta seguendo la mera valutazione economica e considerando il rapporto costi/benefici. Il Piano, al contrario, deve essere l’occasione per la valorizzazione delle peculiarità ambientali e territoriali locali, per permettere lo sviluppo sostenibile, coerente e consapevole delle comunità valligiane, inserite come sono in un tessuto provinciale e regionale tra i più sviluppati del Paese. Il senso della pianificazione è da ritrovasi, in ultima analisi, nella somma dei concetti di territorio e di paesaggio, e nella ferrea volontà di sviluppare il primo salvaguardando il secondo. Solo in questo modo questi elementi fondamentali per la nostra esistenza continueranno ad essere l’humus in cui noi cresciamo e prosperiamo consapevoli di lasciare alle generazioni che verranno un patrimonio di inestimabile valore.
Il P.A.T.I. quindi, da strumento operativo della pianificazione territoriale deve trasformarsi in strumento operativo dello sviluppo della società umana, deve operare nell’interesse della comunità nel lungo e difficile cammino dell’evoluzione culturale e territoriale. Perché le scelte fatte oggi creino un’opportunità e non un limite per le scelte di domani.