lunedì 26 gennaio 2009

Assemblea di sabato 24 gennaio 2009

Lo scorso sabato 24 gennaio, presso la saletta della Comunità Montana di Carpanè di San Nazario, si è svolta l’assemblea generale pubblica del Gruppo Salvaguardia Valbrenta.
Una numerosa e qualificata presenza di residenti ed amministratori locali ha animato l’incontro, dimostrando ancora una volta l’interesse, troppo spesso disatteso, per le tematiche ambientali e la pressante richiesta di partecipazione e confronto sulle scelte che ipotecano il futuro della Valbrenta.
La relazione del presidente, nel sottolineare lo stato di degrado del territorio e la debole quanto contraddittoria azione di coordinamento e controllo delle amministrazioni locali, ha sollecitato l’assemblea a prendere coscienza della necessità di scendere in campo, di diventare soggetti attivi e consapevoli del destino del proprio territorio.
L’unica vera risorsa della valle, il suo patrimonio più prezioso, il suo territorio, il suo ambiente e la conseguente qualità di vita che può offrire: scelte scellerate e poco lungimiranti lo stanno distruggendo con interventi senza ritorno che ne condizioneranno lo sviluppo per decenni, alterando in modo irreversibile la geografia dei luoghi.
Si è parlato della situazione della SS47 dei suoi 30.000 passaggi veicolari al giorno, medie autostradali per una via poco più larga di una carrareccia. Un arteria per la quale, nel corso degli ultimi 40 anni, si sono spesi fiumi di parole, di promesse e di denaro pubblico, senza giungere nemmeno ad una solidale e condivisa omogeneità di vedute tra i comuni interessati.
Anas, Provincia e Regione decidono (o meglio, non decidono) strategie e programmi con l’assoluta inerme presenza di un’agonizzante Comunità Montana; non una voce di doverosa e determinata rivendicazione si è alzata dagli amministratori locali, non un’iniziativa che offrisse visibilità e desse voce agli insostenibili disagi dei residenti.
L’illustrazione delle tematiche relative alla gestione della risorsa idrica ed allo stato del fiume Brenta ha evidenziato come dal ’66 non sia cambiato molto, come anzi la situazione sia peggiorata, per la mancata pulizia degli affluenti, la progressiva riduzione dell’alveo e l’incombente cementificazione degli argini; analogamente l’eccessivo prelievo idrico rischia di far morire il Brenta per il quale non è ancora stato definito il Minimo Deflusso Vitale, parametro indispensabile per mantenere i prelievi entro livelli compatibili con la vita del fiume.
Non si ha evidenza di efficaci azioni intraprese dalle amministrazioni locali per garantire, preservare e gestire in sicurezza questo inalienabile bene comune: da un lato si rischia l’alluvione, dall’altro la morte del fiume e delle attività sportive (canoa, rafting ..) che nel fiume si svolgono.
Si è poi affrontato lo scottante problema delle attività estrattive, il cui impatto è sotto gli occhi di tutti ed è strettamente legato sia alla viabilità che alla risorsa idrica ed al fiume. Questo tema ha caratterizzato buona parte delle relazioni e la maggior parte degli interventi del pubblico. Cave, miniere e messe in sicurezza stanno asportando milioni di metri cubi, lasciando un paesaggio per sempre compromesso ed un pesante disagio per i residenti. A volte con la giustificazione strumentale della messa in sicurezza e la complice assenza di controllo degli enti locali si sono radicate in valle


ciclopiche attività estrattive di pura speculazione e rapina, che rischiano di trasformare il ridente paesaggio terrazzato, tipico di questa valle, in un paesaggio lunare inospitale ed estraneo ai suoi residenti.
E’ stata denunciata la scandalosa delibera della Comunità Montana che anziché esercitare il doveroso controllo sull’attività della cava-miniera di Carpanè, ha ratificato uno specifico accordo con la stessa per incassare una cospicua “prebenda” di 500.000€ destinata alle cosiddette “attività a valenza compensativa”. La delibera è stata votata nel febbraio 2008 con progetto ancora da approvare e che tutt’ora giace, non approvato, presso la commissione regionale di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Ricordiamo che tale progetto prevede lavori per oltre 40 anni e condizionerà per sempre pesantemente la vita di tutta la valle.
I rappresentanti eletti che dovrebbero garantire e tutelare i cittadini da essi espressamente delegati, incassano un cosiddetto “contributo” da chi dovrebbero controllare ancor prima che l’organo regionale ne autorizzi l’attività.

A fine assemblea viene lanciata l’iniziativa di una raccolta firme tra gli abitanti della valle per proporre una moratoria delle attività estrattive, cave o messe in sicurezza che siano; si chiederà se il disagio sopportato, lo scempio perenne al territorio ed il decadimento progressivo della qualità della vita possano essere consapevolmente accettate, o se forse non sia giunto il momento di pretendere un deciso ed inequivocabile cambio di rotta, verso uno sviluppo sostenibile che preservi e valorizzi le peculiarità di questa valle e dei suoi abitanti.
Su questi temi chiederemo poi un confronto con le forze politiche per sottoscrivere un “documento d’intenti” chiaro ed impegnativo che guidi le scelte delle attuali e future amministrazioni locali (le elezioni sono alle porte), in un clima di fattiva collaborazione ed aperto confronto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)