La clamorosa scoperta nei conti correnti riconducibili al geometra della Provincia arrestato per concussione
Il cavatore Colpo ai finanzieri del magg. Borrelli ha raccontato che i guai coincisero col mancato versamento di una mazzetta di 100 mila euro
Ivano Tolettini Venerdì 08 Maggio 2009 CRONACA, pagina 14
Dai conti correnti gestiti personalmente dal capo dell’Ufficio cave della Provincia Angelo Canalia, licenziato dopo l’arresto per concussione di una settimana fa, saltano fuori contanti e titoli per 510 mila euro. Assieme agli altri 40 mila, sequestrati dalla polizia tributaria la sera stessa della cattura del dipendente pubblico infedele nella cassaforte di casa sua nella villa di Lusiana, rappresentano il “tesoro” sottoposto a sequestro preventivo. Per il procuratore Ivano Nelson Salvarani e il sostituto Marco Peraro è lecito chiedersi come abbia fatto un impiegato pubblico, con uno stipendio di poco superiore ai 2 mila euro, sposato con una insegnante e padre di tre figli, a raggranellare così tanti quattrini, dopo essersi costruito una bella villa - valore di almeno 1 milione di euro - e avere condotto un’esistenza in cui non si è negato nulla. Solo grazie alle speculazioni immobiliari o al “sistema” che con l’imprenditore Pietro Colpo gli avrebbe fruttato una costante rendita a partire dal 2000? Il geometra Canalia, 57 anni, difeso dagli avv. Marco Dal Ben e Renzo Villanova, quando è stato interrogato dal gip per la convalida del suo arresto ha spiegato la sua ingente disponibilità finanziaria con l’attività immobiliare tramite la società Cesco, amministrata dal figlio Federico, ma di cui lui è l’amministratore di fatto. Non a caso i finanzieri del maggiore Paolo Borrelli hanno sigillato oltre ai conti riconducibili al funzionario e alla moglie Lenalisa Zucchi, anche quelli della Cesco Immobiliare srl, che per gli inquirenti sarebbe stato uno dei “volani” gestiti da Canalia per coprire il ragguardevole giro di tangenti.
MAZZETTA DI 100 MILA. Il caso è scoppiato quando il cavatore Pietro Colpo di Bassano stanco di essere preso per il naso ha deciso di vuotare il sacco. Fino al 2006 la sua attività era proseguita florida. Amministrava tre cave sull’altopiano che gli fruttavano una fatturato di oltre 8 milioni di euro e dava lavoro a una quarantina di operai. Due volte al mese, però, a partire dal 2000 a Canalia avrebbe versato 5 mila euro. Spesso mandava la sua segretaria di fiducia Sabrina R. di Sarcedo in banca a prelevare il contante con assegni girati “ a me stesso”, quindi l’irreprensibile Canalia sarebbe passato a incassare. Così per sette anni - «gli ho versato quasi 600 mila euro» -, per quello che sarebbe stato un rapporto di mutua convenienza. Corruzione o concussione? L’illecito rapporto tra l’imprenditore e il pubblico ufficiale si sarebbe scombicchierato nella primavera 2006. Il motivo? Colpo, che stava sempre più ingrandendosi, voleva aprire la cava Hortal ad Asiago. Provincia e Regione avevano dato parere favorevole, mentre furono il sindaco Gios e la sua Giunta a opporsi. La zona è pregiata sotto il profilo turistico-ambientale e Gios la piantò giù dura. Canalia aveva dato l’ok scavalcando la Giunta della presidente Dal Lago, il Comune di Asiago però tenne duro e alla fine la spuntò. Tuttavia, Canalia avrebbe chiesto 100 mila euro per quel favore. Colpo gli rispose che erano troppi.
MATRIMONIO. Allora il geometra corrotto gli avrebbe chiesto una stecca di 20 mila euro perché di lì a poco la figlia Silvia si sposava. Il cavatore non acconsentì e a quel punto i rapporti si interruppero. Per Colpo sarebbero iniziati allora i guai. «Da quel momento - disse - iniziarono a giungere dalla Regione, su segnalazione di Canalia, ordini per bloccare l’attività delle mie cave perché estraevo la ghiaia, che è vietata». Tre anni bui per Colpo che andò incontro al rovescio finanziario perché i suoi ricavi crollarono a poco meno di 1 milione di euro con soli 2 operai. Disperato, bussò anche in Regione ma ricevette risposte evasive. Allora, lo scorso marzo, ritelefonò col cappello in mano a Canalia. «Angelo, sono disperato, che cosa devo fare?» «Non ti preoccupare - gli avrebbe risposto -, incontriamoci e vedrai che col vecchio sistema risolviamo ogni problema». Colpo, però, ne aveva le tasche piene e si precipitò dalla Finanza. Due giorni dopo Canalia incassava la prima mazzetta di 5 mila euro, il 30 aprile la seconda. Fine delle trasmissioni.
Il cavatore Colpo ai finanzieri del magg. Borrelli ha raccontato che i guai coincisero col mancato versamento di una mazzetta di 100 mila euro
Ivano Tolettini Venerdì 08 Maggio 2009 CRONACA, pagina 14
Dai conti correnti gestiti personalmente dal capo dell’Ufficio cave della Provincia Angelo Canalia, licenziato dopo l’arresto per concussione di una settimana fa, saltano fuori contanti e titoli per 510 mila euro. Assieme agli altri 40 mila, sequestrati dalla polizia tributaria la sera stessa della cattura del dipendente pubblico infedele nella cassaforte di casa sua nella villa di Lusiana, rappresentano il “tesoro” sottoposto a sequestro preventivo. Per il procuratore Ivano Nelson Salvarani e il sostituto Marco Peraro è lecito chiedersi come abbia fatto un impiegato pubblico, con uno stipendio di poco superiore ai 2 mila euro, sposato con una insegnante e padre di tre figli, a raggranellare così tanti quattrini, dopo essersi costruito una bella villa - valore di almeno 1 milione di euro - e avere condotto un’esistenza in cui non si è negato nulla. Solo grazie alle speculazioni immobiliari o al “sistema” che con l’imprenditore Pietro Colpo gli avrebbe fruttato una costante rendita a partire dal 2000? Il geometra Canalia, 57 anni, difeso dagli avv. Marco Dal Ben e Renzo Villanova, quando è stato interrogato dal gip per la convalida del suo arresto ha spiegato la sua ingente disponibilità finanziaria con l’attività immobiliare tramite la società Cesco, amministrata dal figlio Federico, ma di cui lui è l’amministratore di fatto. Non a caso i finanzieri del maggiore Paolo Borrelli hanno sigillato oltre ai conti riconducibili al funzionario e alla moglie Lenalisa Zucchi, anche quelli della Cesco Immobiliare srl, che per gli inquirenti sarebbe stato uno dei “volani” gestiti da Canalia per coprire il ragguardevole giro di tangenti.
MAZZETTA DI 100 MILA. Il caso è scoppiato quando il cavatore Pietro Colpo di Bassano stanco di essere preso per il naso ha deciso di vuotare il sacco. Fino al 2006 la sua attività era proseguita florida. Amministrava tre cave sull’altopiano che gli fruttavano una fatturato di oltre 8 milioni di euro e dava lavoro a una quarantina di operai. Due volte al mese, però, a partire dal 2000 a Canalia avrebbe versato 5 mila euro. Spesso mandava la sua segretaria di fiducia Sabrina R. di Sarcedo in banca a prelevare il contante con assegni girati “ a me stesso”, quindi l’irreprensibile Canalia sarebbe passato a incassare. Così per sette anni - «gli ho versato quasi 600 mila euro» -, per quello che sarebbe stato un rapporto di mutua convenienza. Corruzione o concussione? L’illecito rapporto tra l’imprenditore e il pubblico ufficiale si sarebbe scombicchierato nella primavera 2006. Il motivo? Colpo, che stava sempre più ingrandendosi, voleva aprire la cava Hortal ad Asiago. Provincia e Regione avevano dato parere favorevole, mentre furono il sindaco Gios e la sua Giunta a opporsi. La zona è pregiata sotto il profilo turistico-ambientale e Gios la piantò giù dura. Canalia aveva dato l’ok scavalcando la Giunta della presidente Dal Lago, il Comune di Asiago però tenne duro e alla fine la spuntò. Tuttavia, Canalia avrebbe chiesto 100 mila euro per quel favore. Colpo gli rispose che erano troppi.
MATRIMONIO. Allora il geometra corrotto gli avrebbe chiesto una stecca di 20 mila euro perché di lì a poco la figlia Silvia si sposava. Il cavatore non acconsentì e a quel punto i rapporti si interruppero. Per Colpo sarebbero iniziati allora i guai. «Da quel momento - disse - iniziarono a giungere dalla Regione, su segnalazione di Canalia, ordini per bloccare l’attività delle mie cave perché estraevo la ghiaia, che è vietata». Tre anni bui per Colpo che andò incontro al rovescio finanziario perché i suoi ricavi crollarono a poco meno di 1 milione di euro con soli 2 operai. Disperato, bussò anche in Regione ma ricevette risposte evasive. Allora, lo scorso marzo, ritelefonò col cappello in mano a Canalia. «Angelo, sono disperato, che cosa devo fare?» «Non ti preoccupare - gli avrebbe risposto -, incontriamoci e vedrai che col vecchio sistema risolviamo ogni problema». Colpo, però, ne aveva le tasche piene e si precipitò dalla Finanza. Due giorni dopo Canalia incassava la prima mazzetta di 5 mila euro, il 30 aprile la seconda. Fine delle trasmissioni.
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