Giornale di Vicenza
Mercoledì 06 Maggio 2009 CRONACA, pagina 16
Numeri da brividi: oltre 120 milioni di metri cubi di materiali estraibili autorizzati; 241 cave attive; oltre 60 milioni di metri cubi ancora da scavare. E da vendere. Un viavai di camion: arrivano vuoti, ripartono pieni e vanno a consegnare ghiaia o detriti per costruire strade, case, massicciate ferroviarie. Oppure vanno a fornire il marmo o le pietre per le lavorazioni più pregia- te. Un business da miliardi di euro. Epicentro: Vicenza.
Il Vicentino è la provincia veneta con il più alto numero di cave attive, anche se Treviso conta volumi autorizzati maggiori. Sono dati da prendere con le pinze, poiché l’ultimo censimento ufficiale delle cave attive della Regione risale a una manciata di anni fa (594 cave). Per conoscere il quadro dalla Provincia c’è da attendere il riassetto del settore cave, passato dalla gestione di Andrea Turetta a quella del segretario generale Angelo Macchia. Da Palazzo Nievo fanno sapere che «la Provincia non autorizza cave, ma esercita controlli».
Le zone più vocate sono l’Altopiano di Asiago (marmo), il Basso Vicentino (pietra) la zona di Isola Vicentina e il Bassanese. Tra le cave attive, le più numerose sono quelle di marmo (87), seguite da argilla (58), sabbia e ghiaia (34), calcare e detriti. I volumi maggiori autorizzati sono quelli delle cave di sabbia e ghiaie (49 milioni di metri cubi), e calcare per cemento (24 milioni).
Un business che dovrebbe reggersi su un delicato equilibrio di pianificazione, concessioni e controlli. In Veneto, però, manca proprio la pietra fondante: il Piano per attività estrattive atteso da oltre 20 anni non è ancora stato approvato.M.SC.
Nessun commento:
Posta un commento