sabato 22 settembre 2007

Osservazioni nelle messe in sicurezza

Leggendo alcuni “pronunciamenti” attorno all’apertura di nuove escavazione e in particolare in merito alla prospettata cava Valgrande nel Comune di Valstagna, appare molto scorretto che ciò non avvenga nell’ambito istituzionale di appropriate discussioni pubbliche previste dalle procedure europee, quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione d’Incidenza (V.Inc.A.) obbligatoria data la presenza nel contesto di Siti d’Interesse Comunitario (SIC/ZPS) e non da ultima la Relazione Paesaggistica prevista dalle più recenti normative nazionali.
Tali incontri dovrebbero essere adeguatamente organizzati in primo luogo dal Comune, ma anche dalla Comunità Montana, dalla Provincia e dalla Regione, fornendo alla cittadinanza in maniera comprensibile a tutti, gli elementi conoscitivi contenuti nei progetti proposti, come pure i materiali sviluppati dai gruppi di lavoro interdisciplinareicostituito dai tecnici a cui è stato affidato il compito di redigere le Relazioni e le cartografie attraverso le quali si esprimono le valutazioni stesse.
Le osservazioni dei cittadini o delle varie associazioni che li rappresentano, dovrebbero essere raccolte prima di esprimere le valutazioni conclusive. Non sono cose nuove. Purtroppo sembra che, affrontare i problemi e prendere le decisioni sulla base di elementi conoscitivi di carattere scientifico, il più possibile approfonditi e quindi oggettivi, sia un processo alquanto utopico nella nostra imperfetta democrazia.
Ciò lascia aperta la porta a tutto un “chiacchierare”, che qualcuno ha anche il coraggio di chiamare “far politica”, alquanto superficiale e spesso interessato, attorno a fatti molto importanti e cruciali per il futuro di aree sensibili e a rischio, com’è in particolare questa valle.
Peraltro è incredibile constatare che, della situazione di diffuso rischio ambientale che caratterizza la Valle del Brenta, ben pochi sembrano voler accorgersene. Se esaminiamo le diverse cartografie ufficiali che dovrebbero mettere in evidenza le aree soggette a frane o caduta massi, quelle a rischio geo-idrologico di vario grado, le aree a degrado forestale e paesaggistico e più in generale in totale abbandono con tutte le conseguenze che questo crea, vediamo che su queste stesse carte non è riportata che in minima parte la realtà presente. E’ come se le istituzioni, o meglio chi le rappresenta in quest’area geografica, avessero chiuso gli occhi attorno a certi gravi fenomeni che da tempo stanno accadendo sul territorio. Meno presa di coscienza eguale a meno allarmismi, sembra essere il criterio con cui si governa in molti di questi Comuni.
Uno dei casi più eclatanti è l’area delle Grotte di Oliero, tanto decantata sotto il profilo turistico, quanto dimenticato Sito naturalistico d’interesse comunitario. Le cartografie ufficiali indicano in questa zona una molto limitata area a rischio di frane e caduta massi. Eppure basta una visita lungo il sentiero della Via Piana (l’ “Alta via del Tabacco”) per accorgersi della sua potenziale pericolosità, con crolli e caduta massi, in particolare lungo tutto il ripido pendio che va dalla Valle del Peraro a Val del Spin. Qui si organizzano ogni anno, su un percorso privo di qualsiasi protezione o indicazioni di pericolo, marce non competitive con centinaia di persone coinvolte. Frequenti sono pure le escursioni di scolaresche con bambini, anche in tenera età, attratti da un “percorso natura” che di naturale ha solo il suo stato di abbandono. Per non parlare dello stesso parco delle grotte, visitato annualmente da circa 30.000 persone, sul quale incombe la sovrastante montagna, alquanto mal messa.
Ma ancora più emblematico è il caso dei terrazzamenti. Tutti sanno che la stragrande maggioranza delle masiere, frutto di un lavoro immane di costruzione e manutenzione continua svolto nei secoli passati, sono per di più in uno stato di totale abbandono e quindi in condizioni di crollo incipiente o in atto. La minaccia di caduta di massi che hanno questa origine, cresce ogni giorno. Eppure non c’è alcuna cartografia, alcuna relazione o provvedimento, che ne tenga conto.
Una larga fascia dei versanti della valle che dovrebbe essere considerata, per una ragione o per l’altra, a serio rischio ambientale, è così lasciata ai propri dinamismi in cui si accentua lo squilibrio, sia principalmente a causa dell’abbandono di ogni cura da parte dell’uomo, che degli stessi mutamenti climatici che stanno sconvolgendo anche queste zone.
Se si considerasse qualsiasi opera umana ad alto impatto ambientale, facendo in primo luogo riferimento a questa situazione generale, vedremo che il problema non diventa più quello di “due opere in cambio di una cava”, ma bensì quello di un futuro sostenibile, garanzia di reale sicurezza e di vita civile, per le presenti e future generazioni. (Lettera firmata)

1 commento:

Unknown ha detto...

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