giovedì 12 novembre 2009

La Regione Veneto antepone gli interessi dei cavatori alla tutela delle falde acquifere e il Senato da il via alla rapina dell’acqua a vantaggio delle multinazionali.




Lo scorso 5 novembre, durante una seduta del Consiglio Regionale del Veneto con ben 20 consiglieri assenti su sessanta (ma dov’erano ?), è stato approvato, dopo anni di attesa  il cosiddetto “Piano di tutela delle acque”.

Con un blitz dell’ultimo momento, la giunta regionale con l’assessore Conta ha presentato un emendamento approvato dalla maggioranza LEGA – PDL, che stravolgendo l’impianto iniziale del piano, ha concesso l’attività di cava anche in aree con presenza di falde affioranti per le cave attive al momento dell’adozione del piano.

Quello che doveva essere un piano di tutela delle acque è diventato pertanto un piano di tutela dei cavatori; la giunta regionale così facendo, sotto l’evidente pressione della potente lobby dei cavatori, ha tutelato gli interessi privati di una categoria andando contro gli interessi di tutti i cittadini.

Viene messa a rischio la falda acquifera consentendo di metterla a nudo e di scavare ancora in profondità sottofalda, operazione pericolosissima perché potrebbe mettere in comunicazione le falde superficiali, ormai non più potabili per l’elevata concentrazione di inquinanti, con quelle più profonde utilizzate dai privati e soprattutto dai servizi idrici che alimentano le reti degli acquedotti.

Evidentemente non si voleva disturbare il manovratore che nei nostri territori ha mire di forte espansione, ad esempio con progetti che prevedono l’escavazione sottofalda addirittura per 65 metri in profondità  (cf. Video su youtube: www.youtube.com/user/AndreaZanoniTV#p/a/u/0/YUeBAeoFKrI ).

Di questi tempi per l’acqua non c’è pace!

Se in Veneto c’è un Consiglio regionale che mette a repentaglio il futuro delle nostre falde a Roma c’è il Senato che da il via libera alla rapina dell’acqua da rubinetto consegnandola di fatto alle multinazionali, in questo caso lo scorso 4 novembre 2009 a votare a favore è intervenuta una maggioranza trasversale composta da PDL, Lega e PD (gli unici ad opporsi sono stati i senatori di Italia dei Valori).

C’è da augurarsi che la Camera, dove lunedì prossimo 16 novembre 2009 approderà il famigerato art.15 del Decreto Legge 135/09 che privatizza l’acqua, cambi rotta riconsegnando alle comunità locali questo bene fondamentale per l’umanità.

Trovo sorprendente che a votare questi provvedimenti antifederalisti ci sia la Lega Nord, paladina a parole del federalismo, dato che i comuni e le regioni vengono derubati della libertà di gestione di questo bene ed i cittadini, anche quelli del nord, vengono espropriati di un “diritto umano universale”.

Mi auguro infine che la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, sottoscritta da 400.000 cittadini, trovi finalmente l’attenzione di senatori ed onorevoli che a quanto pare, invece di fare gli interessi dei cittadini fanno gli interessi delle lobby di potere.


FIRMA L’APPELLO ON-LINE: CAMPAGNA NAZIONALE “SALVA L’ACQUA”

giovedì 17 settembre 2009

Venerdì 18 settembre 2009

INCONTRO CON L'ASSESSORE REGIONALE CHISSO
Comunità Montana del Brenta - ore 16.30

In occasione dell'incontro trai sindaci interessati dal nuovo progetto della bretella in Valbrenta e l'assessore regionale Chisso, il Gruppo Salvaguardia Valbrenta appoggerà la posizione dei cittadini presenti nel gruppo "Contro la distruzione della Valbrenta", presente in facebook.
Auspicando in una manifestazione pacifica dove far valere i propri diritti.

Per iscriversi al gruppo:
http://www.facebook.com/home.php#/group.php?gid=158690124127&ref=mf



Ci vediamo all'incontro.

Presenti per un futuro migliore in Valbrenta!

venerdì 11 settembre 2009

Vicenza. Approvato il progetto a livello preliminare per la messa in sicurezza di loc. Saccon (Cismon del Grappa)



PROVINCIA DI VICENZA
VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA PROVINCIALE
N. 308 DEL 18/08/2009


giovedì 10 settembre 2009

Interventi per la riduzione del rischio da caduta massi in loc. LORA BASSA (Valstagna - VI)


Lunedì 14 settembre alle ore 20 il saletta Brotto a Valstagna si terrà un incontro pubblico indetto dall'amministrazione per informare la popolazione su:
"Interventi per la riduzione del rischio da caduta massi in loc. LORA BASSA (Valstagna - VI)"
- Invitiamo tutti a partecipare -

VALSUGANA: INCONTRO IN PROVINCIA


Venerdì 18 settembre alle 16:30 a Vicenza l’assessore regionale Renato Chisso si siederà attorno ad un tavolo con la provincia e i sindaci interessati dal tracciato della Valsugana per parlare, in un lungo faccia a faccia di un’opera oggi più che mai necessaria. E’questo il risultato dell’incontro odierno a Venezia tra Chisso e l’assessore provinciale alla viabilità Costantino Toniolo, giunto in laguna su sollecitazione del vicepresidente della provincia di Vicenza, il bassanese Dino Secco; la provincia ha chiesto di essere coinvolta direttamente per evitare di subire un progetto calato dall’alto. Una richiesta accolta dunque dalla Regione che venerdì 18 settembre illustrerà ai sindaci e al presidente della comunità montana del Brenta l’iter procedurale e i termini del progetto, cercando inoltre di far luce sui dubbi che ancora oggi permangono in merito soprattutto all’ultima proposta di project financing presentata alcune settimane fa da una cordata di aziende private. Una questione sulla quale la regione sarà chiamata ad esprimersi con maggior decisione tra meno di novanta giorni, periodo di tempo durante il quale altri soggetti potranno presentare progetti alternativi a quello di cui da tempo si discute. Nel frattempo gli enti interessati si preparano all’incontro di venerdì, un segnale di apertura nei confronti delle realtà locali che attendono ora risposte e chiarimenti.

Fonte: http://www.reteveneta.it/notizie_bassano.asp

venerdì 4 settembre 2009

VALSUGANA – CHISSO: INDISPENSABILE SUPERARE LA STROZZATURA DI SAN NAZARIO IN CONCOMITANZA CON REALIZZAZIONE PEDEMONTANA.

Comunicato stampa 1549 del 04/09/2009

(AVN) – Venezia, 4 settembre 2009

“La realizzazione della Pedemontana veneta a pedaggio in tempi ormai certi rende indispensabile il superamento della strozzatura di San Nazario, che impedisce alla Valsugana di esprimere le sue potenzialità come superstrada di collegamento verso Trento e l’Europa. La situazione è stata peraltro segnalata più volte e da anni come già ora “insostenibile” anche agli amministratori locali e un intervento risolutivo è stato definito improcrastinabile. Noi vogliamo dare una risposta certa in una situazione d’incertezza”. L’assessore alle politiche della mobilità del Veneto Renato Chisso ha spiegato oggi i motivi e i contenuti dell’iniziativa progettuale di collegamento diretto tra la futura Pedemontana Veneta e l’attuale Valsugana superando il nodo di San Nazario, “non estemporanea, poco impattante sul territorio, rispondente alla programmazione trasportistica regionale, non lesiva delle autonomie locali e che non richiede da queste alcun contributo finanziario. Alle comunità locali chiediamo di contribuire ad ottimizzare l’opera”.
“Su San Nazario c’’è un progetto ANAS, frutto di un’iniziativa della Provincia sostenuta dai comuni e anche da Regione, che richiede un investimento di circa 700 milioni di euro – ha aggiunto Chisso – ma per la cui realizzazione lo Stato non mette a disposizione tutti i finanziamenti, metà dei quali, come più volte confermato dal Ministero e dall’ANAS, sarebbero a carico delle comunità locali per circa 350 milioni di euro. Il Project Financing presentato alla Regione consente di rispondere a questa esigenza con il minimo impatto ambientale e la massima rispondenza alle esigenze del traffico sia di transito sia locale, lasciando libera l’attuale S. S. n. 47. La nuova opera sarebbe infatti una sorta di appendice connessa alla Superstrada Pedemontana Veneta a pagamento, che consente di eliminare il traffico pesante e di transito dai centri abitati interessati all’attuale strozzatura, dove passano mediamente 20 mila veicoli al giorno, il quaranta per cento dei quali pesanti, con punte di 40 mila nei finesettimana”.
“Va da sé – ha aggiunto Chisso – che se lo Stato intervenisse finanziariamente in tempi brevi e certi per coprire tutta la spesa necessaria a completare la Valsugana come superstrada, il Project Financing perderebbe di attualità, ma abbiamo voluto mettere le mani avanti, perché la situazione già insostenibile si aggraverà con l’avvio della futura Pedemontana, pronta per il 2014. Ricordo per inciso che l’attuale Valsugana non sarà affatto a pagamento. Pagheranno coloro che, provenendo da Nord sono già intenzionati ad entrare nella Pedemontana Veneta o viceversa, ad esclusione dei residenti, come già previsto per la Pedemontana stessa. Nello stesso tempo la parte sud dell’attuale Valsugana verrebbe liberata dal traffico pesante, che sarebbe possibile interdire, tornando a totale servizio delle comunità. Questa iniziativa – ha concluso l’assessore – può concretamente porre fine ad una esigenza infrastrutturale che data da quasi un quarantennio, che dagli anni ’80 in poi si è tradotta in un mucchio di costose carte e di veti, e che solo negli ultimi due lustri, grazie all’impegno di Provincia, Regione ed Enti Locali, ha potuto trovare una definizione progettuale che però non trova il necessario sostegno finanziario. Sono convinto che stiamo dando una risposta forte e invito tutti a dare un contributo positivo alla soluzione del problema, rimasto a incancrenire per decenni e che non merita posizioni pregiudiziali. Se l’ANAS interverrà in alternativa, ci siamo già riservati, nel bando di gara, di non procedere senza alcun costo a carico delle casse pubbliche”.
La proposta di finanza di progetto relativa alla progettazione, costruzione e gestione dell’ “Itinerario della Valsugana: Valbrenta – Bassano Ovest – Superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta” è stata presentata congiuntamente l’1 luglio scorso dalle Società Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. – Ing. E. Mantovani S.p.A. – C.I.S. Compagnia Investimenti Sviluppo S.p.A. – Cordioli S.p.A. La Giunta Regionale, il successivo 4 agosto, ha preso atto della proposta, ha definito le modalità di pubblicizzazione della medesima e ha fissato i criteri per la comparazione delle eventuali proposte concorrenti, che dovranno pervenire entro il 12 novembre prossimo.
Il progetto preliminare prevede la realizzazione di una superstrada a pedaggio, con tracciato che parte dalla prevista Superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta - S.P.V., in Comune di Marostica, ed arriva sulla strada statale S.S. 47 “Della Valsugana”, in località Pian dei Zocchi/Rivalta, in Comune di San Nazario. I Comuni interessati dal tracciato sono, da sud verso nord: Marostica, Bassano del Grappa, Pove del Grappa, Solagna, Campolongo sul Brenta e San Nazario, tutti in Provincia di Vicenza.
La proposta progettuale presenta le seguenti caratteristiche principali: lunghezza totale di circa 18 chilometri, dei quali quasi due terzi in galleria; tre attraversamenti del Brenta; una piattaforma stradale per quasi due terzi del tracciato a due carreggiate separate, con 2 corsie per senso di marcia, con larghezza complessiva di 22 metri, e per un terzo ad unica carreggiata, con una corsia per senso di marcia, di larghezza complessiva di 10 metri e mezzo. Sono previsti quattro svincoli, inclusi quello di ingresso e quello di uscita. L’investimento previsto si aggira sui 720 milioni di euro.

A cura dell'Ufficio Stampa della Regione Veneto

giovedì 3 settembre 2009

Superstrada Valsugana. Qui passerà il tracciato

GRANDI OPERE. Cresce la protesta in Valbrenta e intanto spuntano copie del progetto Marostica-San Nazario
In galleria nelle colline bassanesi, a cielo aperto a Campese e su un viadotto alto 35 metri a Campolongo

Lo svincolo in coincidenza della futura Pedemontana veneta a sud di Marsan, nel territorio comunale di Marostica, poi dritto verso nord in corrispondenza dell'incrocio fra la strada della Fratellanza e la Schiavonesca-Marosticana 248, nei pressi della Centrale del latte e del distributore Agip, sempre a Marsan, con un'altra connessione alla viabilità già esistente. E ancora verso nord, nella zona pedemontana compresa tra la strada provinciale della Fratellanza e via Rivana per infilarsi in galleria nelle colline bassanesi, uscire a Campese e percorrere in destra Brenta la zona industriale della frazione lambendo il territorio di Pove dove dovrebbe esserci un altro svincolo per un raccordo con l'attuale viabilità.
Quindi nuovamente in galleria, più o meno sotto il monte Caina, per tornare all'aperto a Campolongo, in località Contarini e da qui superare con un lungo balzo il Brenta su un viadotto di 35-37 metri d'altezza, approdando dall'altra parte della Vallata, poco a nord del cimitero di San Nazario. Qui ci si infila ancora in galleria per uscirne a Rivalta dove ci si innesta sulla esistente Ss 47.
È la "viabilità di proposta" della futura Ss 47 a pagamento come si intuisce dall' "Itinerario della Valsugana Valbrenta-Bassano-ovest-superstrada a pedaggio" elaborato dalla "Società impresa Pizzarotti & C. spa-Ing. Mantovani spa-Cis Compagnia investimenti sviluppo spa-Cordioli spa" (18 chilometri per 731 milioni di euro al netto dell'Iva, costo del proposta 18,2 milioni di euro), presentato il primo di luglio in Regione e che comincia a girare in fotocopia negli uffici comunali della Valbrenta. E naturalmente, in Vallata, monta la protesta per un progetto, e per una delibera regionale, che in periodo ferragostano ha colto di sorpresa tutti, sindaci e amministratori provinciali.
«È un fulmine a ciel sereno - dice il sindaco di Campolongo Mauro Illesi - non ne sapeva nulla nessuno. Eppure sarà pur venuto qui qualcuno a fare dei rilievi. Così si stravolge un accordo che ci aveva visto d'accordo tutti, Regione, Provincia, Anas, Prefettura e Comuni. La delibera della Giunta veneta del 4 agosto fissa un termine di 90 giorni per progetti alternativi. Naturalmente è un termine brevissimo. Tutto ciò è gravissimo. Si tratta del vecchio progetto "Berti", datato di qualche decennio fa, con l'aggiunta del tratto fra le colline bassanesi e Marsan. Inutile dire che l'impatto sarà devastante. In paese ci ritroveremo con un viadotto che valicherà il Brenta a 35-37 metri d'altezza sino all'altra parte della valle, sopra il cimitero di San Nazario. Ho sentito l'assessore provinciale Costantino Toniolo e so che non l'ha presa bene».
L'amministratore vicentino, in effetti, ha scritto al collega regionale Chisso chiedendo il coinvolgimento della Provincia berica nella progettazione e ricordandogli l'accordo sottoscritto per la progettazione del tratto Pove-Pian dei Zocchi.
La Provincia si è fortemente impegnata, anche finanziariamente con 1,68 milioni di euro, per far avanzare il progetto in sinistra Brenta. Già lo scorso ottobre Toniolo aveva sollecitato l'Anas a procedere nella direzione delineata a suo tempo dal ministro Di Pietro a seguito dell'incontro di Carpanè del 22 gennaio 2008. Evidentemente il governatore veneto Giancarlo Galan, che pure ha riscontrato la precedente ipotesi di variante alla Ss 47 nel piano quinquennale 2007-2011 dell'Anas e nella Legge Obiettivo 2001, ha registrato l'assenza concreta dei fondi necessari alla realizzazione di un tracciato che la delibera ritiene tra gli «obiettivi prioritari sia a livello nazionale che regionale». Constatazione che ha portato al mutamento di rotta verso il project financing che ha spiazzato tutti.
«Anche la Comunità montana - ribadisce Illesi - non sapeva nulla -. Cadiamo tutti dalle nuvole, ancor più riflettendo sul fatto che sul Pati si parlava ancora della galleria in sinistra Brenta».

Carlo Barbieri



-Colonna sonora-


mercoledì 5 agosto 2009

Approvata la ridelimitazione della miniera Costa Alta

Con Delibera della Giunta Regionale Veneto n.1940 del 30 giugno 2009 si è concluso l'iter ed è stata autorizzata la ridelimitazione della miniera Costa Alta.
La Dolomitici Peroglio potrà così ora, a ricomposizione avvenuta dell'autorizzazione in essere fino al 2015, procedere con il nuovo progetto almeno fino al 2047.
L'autorizzazione impone la prescrizione di 38 punti che potete verificare sul documento.

venerdì 19 giugno 2009

Consiglio direttivo del 25 giugno 2009

L'esito delle recenti elezioni, oltre alla necessità di sostituire alcuni membri del direttivo per sopraggiunta incompatibilità, impone un ripensamento/rilancio della nostra presenza in valle.

Più di qualche programma conteneva temi più o meno ispirati a quanto da noi da tempo affermato (vedi comune unico, attività estrattive, fiume, ruolo della Comunità Montana), si aprono nuovi scenari e diverse opportunità.

Dobbiamo ragionare insieme su come riqualificare e consolidare il nostro ruolo di informazione, stimolo e presidio del territorio; contarci, verificare realisticamente le nostre disponibilità e redistribuire ruoli ed incarichi al nostro interno.

giovedì 4 giugno 2009

Sindaci e operatori economici si incontreranno per studiare le soluzioni

Tasse sui passi carrai.
I cittadini protestano
Renato Pontarollo
Il sindaco Danilo Bavaresco: «Sono cifre esorbitanti. I commercianti e gli esercenti si troveranno in difficoltà»
Mercoledì 03 Giugno 2009 BASSANO, pagina 35
Le cartelle esattoriali sui passi carrai della superstrada della "Valsugana" fanno salire la tensione in Valbrenta. Sono in fibrillazione gli animi degli operatori economici, commercianti ed esercenti in primis, e ora decidono di intervenire anche le pubbliche amministrazioni.«Sono cifre esorbitanti quelle messe in atto dalle cartelle esattoriali dei vari enti che hanno in gestione le nostre strade - commenta il sindaco di Cismon, Danilo Bavaresco -. Ho l'impressione che l'Anas, più che gestire al meglio la viabilità principale, agisca da padrona. Questi enti si comportano come proprietari delle strade, mentre ne hanno in concessione la gestione e l'ordinaria e straordinaria manutenzione. Non sono proprietarie della pubblica viabilità».Le attività economiche, vessate così pesantemente sui "passi carrai", relativi alle strade di competenza Anas, della Regione o della Provincia, esistevano in Valbrenta molto e molto prima del passaggio della superstrada della "Valsugana", come è noto che la "via imperiale" come la strada al Tombion sono, in Valle, antiche di secoli.La questione, diventata in questi ultimi tempi molto scottante, riguarda la consistenza in euro delle cartelle esattoriali. Le cifre: 400 euro al metro lineare per i passi carrai dalla superstrada della "Valsugana" di competenza Anas alle proprietà private di esercizi pubblici o attività commerciali; 200 euro, o giù di lì, al metro lineare per i passi carrai di competenza "Veneto Strade" o "Vi.abilità". Il conto del canone annuo per le attività economiche oscilla tra i 5 mila e i 7-8 mila euro all'anno, ma chi si è trovato a saldare anche gli arretrati si è vista una cifra intorno ai 25 mila euro da onorare in due "comode" rate.«Ci troviamo di fronte a cifre esorbitanti - commenta il sindaco Bavaresco - e i cittadini mi sembrano discriminati. Domando perché gli accessi dalla superstrada, dalla strada statale o provinciale, di competenza di enti diversi: Anas, Regione o Provincia, configurano tariffe così diverse e abnormi. Ritengo del tutto esagerati gli oneri a carico di cittadini della stessa Regione e di attività commerciali o esercizi pubblici, in adiacenza di centri storici».Della questione sono stati interessati i sindaci della Valle e le associazioni di categoria, commercianti ed esercenti.«Non viene preso in considerazione - aggiunge Bavaresco - se l'accesso carraio è diretto o indiretto rispetto all'attività commerciale. Se l'onere viene escluso quando l'accesso carraio si trova in prossimità del centro abitato, perché allo svincolo di Cismon sono così fortemente penalizzate attività ed esercizi pubblici del tutto esterni alla viabilità principale?».Saldare un conto di venti mila euro per passo carraio, anche se in due rate, non è certo agevole finanziariamente per qualsiasi esercizio pubblico, specie della Valbrenta.«Spero che si esca quanto prima da questa situazione estremamente penalizzante - conclude Bavaresco - e che i sindaci della Valle e i responsabili delle associazioni di categoria si ritrovino intorno ad un tavolo di concertazione per capire le modalità di calcolo di queste somme e individuare una soluzione al problema».

martedì 26 maggio 2009

I Comuni "salvano" il bilancio

COMUNITÀ MONTANA DEL BRENTA «Grazie alla loro disponibilità entro maggio imposteremo il consuntivo 2009»
Martedì 26 Maggio 2009, Valbrenta

Peruzzo: «Viviamo nell’incertezza non solo finanziaria con un taglio di 160 mila euro»

«È stato un semestre di tribolazione ed anche il futuro si prospetta alquanto incerto», ha esordito il presidente Pierluigi Peruzzo, durante la seduta del consiglio per l'approvazione del rendiconto 2008.
«Viviamo nell'incertezza non solo finanziaria - ha continuato preoccupato l’amministratore responsabile della Comunità Montana del Brenta alle prese con notevoli problemi economico-burocratici - dallo Stato e Regione è previsto un taglio di circa 160 mila euro, ma non sono ancora arrivati i chiarimenti richiesti sulla farraginosa procedura della nomina del nuovo consiglio comunitario, dopo le imminenti elezioni amministrative».
Un futuro grigio s'intravede all'orizzonte, ma «grazie anche alla disponibilità dei Comuni - ha concluso Peruzzo - entro la scadenza del mese di maggio, saremo in grado d'impostare il bilancio 2009, mentre ci sono problemi, attualmente insormontabili, per il pluriennale 2009/2011».
Dei provvedimenti promessi dal vice presidente della Regione, Franco Manzato, «che sarebbero per Palazzo Guarnieri una boccata d'ossigeno indispensabile, - insiste Peruzzo - non è ancora giunta alcuna notizia. Paradossalmente abbiamo difficoltà a presentare il bilancio per la mancanza di finanziamenti che precludono la sopravvivenza dell'ente, mentre sono stati confermati fondi ai quali attingere per programmare investimenti».
Peruzzo ha evidenziato come la Comunità, nonostante le difficoltà, abbia continuato ad operare in sintonia con i comuni, punto di riferimento nella gestione associata di importanti servizi e di alcune opere, come le piste ciclopedonali, l'ampliamento del centro culturale-museale, il centro di educazione ambientale, le strade di montagna, la valorizzazione turistica del territorio.
Senza dimenticare la redazione del Pati, che ha coinvolto sei comuni, un risultato che vede Palazzo Guarnieri ai primi posti nella Regione Veneto. Il rendiconto della gestione finanziaria è stato approvato all'unanimità.
In chiusura, l'amara considerazione dell'assessore Benito Sasso: «Se aboliscono le Comunità, i problemi dei paesi montani, già penalizzanti per le nostre popolazioni, rimangono e qualcuno se ne dovrà fare carico».
Roberto Lazzarato


lunedì 18 maggio 2009

INVITO alle LISTE ELETTORALI della VALBRENTA

Il nostro Gruppo, con l’incontro del 15 maggio prossimo, alle 20.45 presso la Sala della Comunità Montana del Brenta, intende offrire un momento di confronto ed approfondimento sulle tematiche che ritiene più importanti e qualificanti per un armonico sviluppo del nostro territorio.
Non intendiamo certo “metterci in cattedra” e indicare strategie o percorsi politico/amministrativi per chi si dichiara disponibile a condurre la vita dei nostri comuni per i prossimi anni; vorremmo più semplicemente offrire un occasione di conoscenza, confronto e dialogo tra diverse liste, di diversi comuni, ma di un’unica valle, accomunati dalle stesse problematiche, dallo stesso ambiente, dalla stessa storia .
Protocollo d’Intesa

INTENTI

Quale modello di sviluppo: prospettive e strategie di sviluppo della valle.
Sostenibilità ed eco-compatibilità. Alternative praticabili alla rapina del territorio ed alle attività meramente speculative.
Definire ed attivare strumenti di gestione e controllo congrui allo scopo, trasparenti ed aperti al contributo delle forze sociali. Recuperare i motivi ispiratori di pianificazione e coordinamento del PATI .
Comune unico: azioni concrete per dare avvio ad un processo virtuoso che conduca alla costituzione di un unico comune per la Valbrenta, entro la successiva tornata elettorale. Attivare a breve tavoli di confronto intercomunale per concretizzare l’unione dei servizi tra i comuni.
Iniziare a porsi come un unico ente referente nei confronti delle istituzioni territoriali: ASL, scuola, ETRA, ENEL, FFSS, ANAS.
Definire il ruolo della Comunità Montana e con conseguente realismo, scevro da opportunismi o strumentali convenienze, valutarne l’utilità, l’efficienza e l’efficacia. Decidere quindi se potrà avere un futuro e quale potrà essere.
Mantenere un rapporto franco ed aperto con il volontariato ed i vari gruppi presenti in valle, che vanno intesi come risorsa e/o interlocutore privilegiato, non certo come controparte. Rendere concreto il concetto di democrazia partecipata con idonei strumenti. Massima trasparenza degli atti amministrativi (attivare percorsi verificabili di accesso e conoscenza).

Per semplicità e per favorire la discussione, nel corso dell’incontro, presenteremo schematicamente una serie di punti, per noi imprescindibili e qualificanti, per qualsiasi lista si voglia proiettare verso un futuro di salvaguardia e rilancio di questa valle; non sono necessariamente in ordine di priorità; speriamo di poterli approfondire e dettagliare con voi.

ATTI CONCRETI da ATTUARE

Definire, con documento condiviso tra tutte le amministrazioni, una rigida moratoria alle attività estrattive presenti in tutta la valle, comunque intese: cave, miniere, messe in sicurezza. Risulta opportuno specificare un volume max estraibile per anno in tutta la valle, indirizzato prioritariamente alle attività di necessaria messa in sicurezza, subordinando ad esse quelle di pura speculazione.
Condizionare con adeguati strumenti e costante attività di controllo (commissione di controllo locale e rappresentativa) la prosecuzione delle attività estrattive in essere, al reale documentato e verificato ripristino ambientale, da realizzarsi in corso d’opera e non a fine attività.
Definire un programma pluriennale di trasferimento su rotaia del trasporto pesante. Ipotizzare e formalizzare un percorso tecnico-istituzionale ed adeguata pianificazione temporale delle iniziative da mettere in atto per raggiungere lo scopo. (definire quota percentuale annua di incremento del materiale trasportato su rotaia per verificare l’efficacia delle azioni messe in atto).
Studiare e formulare possibilità di imporre pedaggio (sistema telepass o simili, no casello) al trasporto pesante, destinare gli introiti all’agenzia di cui al punto successivo
Istituire commissione e/o agenzia per il territorio che si occupi di istituire tavoli di lavoro intercomunali per studiare ed avviare progetti locali per la valorizzazione del territorio (turismo, zone a tutela, parchi rurali .. ) e l’accesso a finanziamenti pubblici ad essi mirati, nel rispetto delle norme europee (SIC ZPS ..)
Imporre blocco festivo della campesana da Piovega a Campese e garantire, in collaborazione tra tutti i comuni, adeguata sorveglianza ai ponti di attraversamento del Brenta ed al semaforo di Carpanè. (al contrario risulta difficile garantire vivibilità alle frazioni e favorire il turismo ciclabile)
Concretizzare, di concerto con autorità di bacino ed enti coinvolti, la definizione ed il conseguente rispetto dell’MDV (minimo deflusso vitale) del Brenta; l’agenzia di cui sopra potrebbe essere un ottimo strumento di governo e controllo per impedire nuove derivazioni e limitare le attuali.
Produrre e divulgare un rapporto semestrale sulla qualità dell’acqua e dell’aria, nell’ottica di monitorare costantemente lo stato delle risorse ambientali in valle. Strumento di prevenzione e valorizzazione.
Garantire concretamente l’accesso agli strumenti di informazione e divulgazione (internet, TV) nonché alle risorse energetiche (non tutta la valle è metanizzata) attraverso convenzioni all’uopo stipulate con gli enti erogatori.


L’elenco risulta necessariamente parziale ed incompleto, soltanto un aperto e franco confronto potrà definirne meglio i contenuti.

sabato 16 maggio 2009

I candidati alle prossime amministrative

da Il Gazzettino
CAMPOLONGO SUL BRENTA:
MAURO ILLESI - Insieme per Campolongo
Gilberto Bianchin, Mirko Bianchin, Niria Giusto, Eliana Lazzarotto, Carlo Mocellin, Francesco Mocellin, Denis Moro, Angelo Pizzato, Denis Pontarollo, Marco Scramoncin, Doriano Serradura, Ruggero Zannoni
RUGGERO ROSSI - Uniti per Campolongo
Raffaele Bonato, Guido Fiorese, Roberto Malvezzi, Carla Scalco, Paolo Scremin, Alberto Serradura, Giacomo Todesco, Gianni Vialetto, Katiuscia Zannini

CISMON DEL GRAPPA:
BRUNO BUSNARDO - Democratici indipendenti
Danilo Bavaresco, Serse Capuzzi, Vittorio Ceccon, Elio Dall'Agnol, Giuseppe De Vaux, Giorgia Fiorese, Vinicio Mocellin, Elio Pedron, Pierluigi Peruzzo, Francesco Rampon, Fabiano Vanin, Gianpietro Vanin.
FIDENZIO GREGO - Insieme per cambiare
Gaetano Bruni, Matteo Ceccon, Marcello Costa, Lorenzo Dall'Agnol, Pierluca Marrono, Denis Martinato, Danilo Mocellin, Gino Peruzzo, Mirella Rizzon, Anna Trintinaglia, Massimo Trintinaglia, Riccardo Zanella
LUCA FERAZZOLI - Per il bene comune
Diego Battistel, Marilisa Battistel, Livio Beraldin, Daniela Caenaro, Maria Candida Dallapiccola, Pieregidio Fiorese, Lorenzo Marini, Luisa Martinato, Alessandro Orsini, Giuseppe Stien, Rafaela Vanin, Raffaele Vanin.

SAN NAZARIO:
RENATO CAMPANA - Rinnovamento Valbrenta
Ottorino Bombieri, Lino Borsa, Riccardo Campana, Adelma Marocchi, Giovanni Mocellin, Massimo Mocellin, Simone Moro, Patrizia Puppi, Elena Scotton, Pietro Sonda, Fausto Taras, Silvia Versolatto
GIANNI CECCON - Una valle da abitare
Ermando Bombieri, Roberto Campana, Teresio Campana, Barbara Carlesso, Stefania Lazzarotto, Fausto Mocellin, Sandro Mocellin, Claudio Moro, Daniele Moro, Luca Moro, Nicola Negroni, Diego Scotton.
GIANFRANCO MASCHIO - Valbrenta futura S. Nazario
Milena Bressan, Onorino Cavallin, Giuliana Costa, Marco Costenaro, Antonella Martinato, Marco Piacentini, Mauro Puppi, Gianni Mocellin, Stefano Mocellin, Mauro Attilio Tessaro, Emiliano Zanier, Mario Zaniolo.

SOLAGNA:
LIVIO SERRADURA - Insieme per Solagna
Mariano Andolfatto, Dionisio Bertoncello, Bruno Gheno, Stefano Lessio, Maria Nives Lubian, Paolo Massignan, Graziella Mocellin, Giuseppe Pellizzon, Giovanni Stefani, Carlo Todesco, Ernesto Todesco, Sonia Vivian.
MARIO CARRARO - Per il bene comune
Diego Andolfatto, Radames Batacchi, Dario Bianchin, Giorgio Bianchin, Giuseppe Bittante, Nadia Antonia Cavalli, Livio Marco Mocellin, Monica Morando, Daniele Nervo, Alessandro Sandini, Eddy Scapin, Marco Vanzo.
CARLO NERVO - Forza Solagna
Gianandrea Bellò, Alessandra Bertolini, Adriano Dal Pastro, Roberto Ferracin, Gabriele Gheno, Manuela Martini, Michele Mocellin, Filippo Pennisi, Chiara Secco, Francesca Scramoncin, Fabiola Stevanin, Manuela Todesco.

VALSTAGNA:
ANGELO MORO - VALSTAGNA FUTURA VALBRENTA
Enrica Campana, Giovanni Cavalli, Matteo Cavalli, Paolo Cavalli, Giampietro Costa, Loriano Costa, Valerio Costa, Michele Gaudiano, Marcello Lazzarotto, Romina Lazzarotto, Annarita Penzo, Daniela Pesavento
CARLO PERLI - Insieme per Valstagna
Alberto Cavalli, Marika Ceccon, Maddalena Costa, Marina Costa, Paolo Dalla Zuanna, Nereo Ferrazzi, Paolo Gobbo, Diego Lazzarotto, Gianni Moro, Monica Moro, Luisa Negrello, Loredana Zannoni

venerdì 15 maggio 2009

Cave e ambiente. Quale futuro?

VALBRENTA. Stasera un confronto sul tema fra i candidati
Cristina Obber
La preoccupazione del “Gruppo Salvaguardia” dopo le recenti inchieste a livello provinciale
Venerdì 15 Maggio 2009 BASSANO, pagina 35

Dopo le recenti inchieste a livello provinciale e l'arresto per concussione del capo dell'Ufficio cave della Provincia, Angelo Canalia, si riapre anche in Valbrenta il dibattito su uno dei temi ambientali più caldi e sentiti in zona, quello appunto delle cave.
I ripetuti gridi d'allarme che il Gruppo Salvaguardia Valbrenta ha lanciato in un passato anche molto recente, alla luce di questi fatti appaiono oggi quanto mai sottovalutati dalle Amministrazioni e dai cittadini.
Sulla questione, interviene ora il presidente dell’associazione, Roberto Sessi.
Cosa cambia in Valbrenta dopo le rivelazioni su speculazioni e mazzette?
«Sono anni che noi mettiamo in guardia le Amministrazioni contro gli interessi economici speculativi che stanno dietro alle concessioni per le cave. Questo non è certo il primo caso che interessa la nostra zona».
Ciò significa che questo modo di operare è ben consolidato e da tempo.
«In questo Paese le cose scomode si dimenticano in fretta. Ci auguriamo che il clamore che questa vicenda sta avendo grazie ai media, rimbombi come un monito anche nella nostra valle».
Ma con il Pati, il patto territoriale firmato dai sindaci lo scorso anno, la Valbrenta non è già al riparo dalla devastazione ambientale?
«Non lo è affatto, perché lungo tutta la valle vi sono progetti di messa in sicurezza e attività già autorizzate per altri 40 anni che sono discutibili.
C'è il pericolo che sia un modo all'italiana di realizzare cave chiamandole con un altro nome.
Quello dell’estrazione della ghiaia è un autentico affare. Per questo motivo noi abbiamo chiesto ai sindaci di modificare le autorizzazioni chiedendo di non asportare la ghiaia estratta durante le messe in sicurezza, ma solo il materiale detritico».
Tra poco ci saranno le elezioni comunali. Ci sono delle novità in questo senso nei programmi delle nuove liste?
«Fino ad oggi abbiamo solo informazioni indicative. Proprio in vista delle prossime amministrative abbiamo invitato tutti coloro che sono nelle liste ad un incontro dibattito sulle tematiche ambientali della nostra valle. Chiederemo un esplicito impegno ai candidati sindaci a verificare che gli interventi futuri non abbiano finalità speculative».
L’incontro con i candidati della vallata è in programma questa sera alle 20,45, nella saletta della Comunità montana del Brenta. Il comitato si augura che la popolazione partecipi numerosa perché si tratta di un’occasione per capire la differenza tra promesse e fatti. La bellezza e la vivibilità della Valbrenta si giocano sulle scelte dei futuri amministratori.

lunedì 11 maggio 2009

La Regione: «Comuni, ora a voi il territorio»

VALBRENTA. Presentato il Piano di assetto intercomunale che verrà reso esecutivo a Venezia. Il documento è portato ad esempio nel Veneto. Non vincoli, ma opportunità per le scelte future della Vallata
11/05/2009
Il Piano di assetto territoriale intercomunale, prima di approdare in Giunta regionale per la delibera esecutiva, è stato presentato a palazzo Guarnieri di Carpané dall'assessore regionale all'urbanistica, Renzo Marangon, ai sindaci, consiglieri e tecnici dei Comuni della Valle del Brenta, a seguito della Conferenza dei servizi del 15 aprile scorso. È stato definito «una scelta politica coraggiosa» perché ha messo insieme, nonostante le difficoltà, la voglia di dialogare di ben sei Amministrazioni comunali che sono riuscite a interpretare una scelta di pianificazione non solo territoriale, ma anche culturale.Già approvato dalla Giunta regionale lo scorso aprile, il Piano è ora in attesa della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale regionale. Ma, quel che conta, è stato portato ad esempio a livello regionale. La presentazione, che non aveva alcuna valenza sulla formazione del Pati, ha visto i primi cittadini della Valle, ampiamente soddisfatti del risultato conseguito, schierati in prima fila con la fascia tricolore.L'atto definitivo rappresenterà la delega totale della Regione alle Amministrazioni comunali per il Piano di assetto territoriale, un strumento urbanistico nuovo e innovativo perché sarà non di vincolo ma di opportunità e quanto si deciderà sul territorio non avrà più bisogno del vaglio degli uffici regionali. Il Piano degli interventi, infatti, sarà di competenza dei Comuni, che determineranno il destino, la valorizzazione e le scelte del futuro della Vallata. «Chiedo un'unica cosa ai Comuni, - ha concluso il suo intervento l'assessore regionale - di avere grande attenzione e considerazione per gli uffici tecnici ai quali viene affidata questa responsabilità di area». Concetto confermato da Francesco Finotto, tecnico dello studio Proteco incaricato di redigere il Piano. «Tocca a voi gestirlo, perché ne avete avuto la delega e vi è stato affidato il compito attuativo. Se si continuerà in una visione unitaria, operando in maniera coordinata e sinergica, i risultati avranno maggiore efficacia e successo».«Avete fatto una cosa rara, - ha sottolineato l'assessore Marangon rivolto ai sindaci e ai tecnici comunali, dopo aver ringraziato per le espressioni di amicizia e di considerazione - perché credo che la pubblica amministrazione si alimenti nel rapporto coi cittadini e perché la volontà di controllare il territorio non è mai stata così vasta come per i Comuni della Valbrenta. Sono tra i pochissimi (tre o quattro) Comuni del Veneto che hanno realizzato il Pati, determinando un positivo cambiamento di mentalità».Il presidente della Comunità montana del Brenta, Pierluigi Peruzzo, facendo gli onori di casa all'assessore regionale, ai sindaci e ai tecnici dei Comuni della Valbrenta e alla giunta dell'Ente comunitario per l'atto conclusivo di un iter cominciato quattro anni fa e che ha coinvolto l'Amministrazione provinciale di Vicenza e la Regione del Veneto, ha riconosciuto loro il merito di un'opera considerata "colossale" per il futuro stesso della Valbrenta, sottolineando il ruolo dell'assessore comunitario Benito Sasso e dello studio Proteco, che ha condotto la stesura e progettazione del Piano.«La presenza dell'assessore regionale è un segnale di vicinanza per gestire bene il territorio e di grande rispetto per le comunità locali. - ha sottolineato l'assessore comunitario Benito Sasso - Va interpretato come atto di sensibilità della Regione per un territorio che ha problemi di sicurezza idrogeologica e bisogno di uno sviluppo sostenibile».
Renato Pontarollo

domenica 10 maggio 2009

Comunità montana, appello a Galan

A causa dei tagli imposti dalla Finanziaria l’ente di Carpanè non è in grado di fissare il bilancio 2009 e rischia il commissariamento

I sindaci della Valbrenta chiedono un intervento per scongiurare la sparizione di servizi essenziali

Domenica 10 Maggio 2009,

I sindaci si rivolgono al presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, per sbloccare la situazione che potrebbe portare, entro pochi giorni, al commissariamento della Comunità montana del Brenta, come di altre comunità venete. Con l'applicazione della legge finanziaria, le Comunità montane venete sono ridotte da 19 a 11; quella del Brenta è stata confermata, seppur privata di Bassano, ma con una riduzione del fondo ordinario statale di 33,4 milioni di euro per il 2008 e di 66,8 per l'anno 2009. In questa situazione l'ente non sarà in grado di approvare il bilancio 2009 entro il 31 maggio, rischiando quindi il commissariamento ed incontrando difficoltà insormontabili anche per far fronte alle normali spese e per far funzionare palazzo Guarnieri. «Il vicepresidente della Regione, Manzato - spiega il presidente Pierluigi Peruzzo - aveva dichiarato di voler riconsiderare le Comunità in una nuova funzione del governo del territorio di montagna, ma per il momento nulla si è mosso e siamo agli sgoccioli dei termini per l'approvazione del bilancio».
Nei giorni scorsi, a Carpanè, si sono riuniti la giunta della delegazione veneta dell'Uncem ed i presidenti delle Comunità montane del Veneto, rilevando che «la mancata approvazione del bilancio e del triennale 2009/2011 comporterà il blocco delle attività, tra cui i servizi associati svolti su delega dei comuni, che rivestono fondamentale importanza per il territorio (smaltimento rifiuti, assistenza sociale) e conseguentemente i presidenti si vedranno costretti a restituire ai comuni le deleghe, creando ulteriori difficoltà ai cittadini». I sindaci, convocati a Palazzo Guarnieri, per verificare la possibilità di eventuali aiuti finanziari all'ente in difficoltà, hanno deciso di rivolgersi direttamente a Galan, «allarmati dal grave disagio in cui versano le nostre Comunità, impossibilitate ad esercitare le funzioni proprie e ad esse conferite dalla legge, a causa della precarietà ed incertezza della loro situazione economico-finanziaria». Hanno chiesto «l'immediato intervento al fine di scongiurare la disastrosa prospettiva che le popolazioni si vedano private di un ente sovracomunale di fondamentale supporto per la gestione di un territorio così delicato per la valorizzazione delle zone montane».
Roberto Lazzarato
Perchè i sindaci, in scadenza di mandato, fra pochi giorni, non fra mesi o anni, sembrano svegliarsi dall'assopimento solo ora?
Perchè non vogliono ascoltare la voce dei cittadini, che di una Comunità Montana simile, nemmeno ci si accorge se esista e ci si chiede perchè oltrettutto debba continuare ad esistere?
Vogliamo provare con un censimento/sondaggio e vedere quanti apprezzano questa Comunità Montana?
Come organo sovracomunale, non ci potrebbe stare un comune unico o almeno l'unione dei comuni attuali?
Non è forse un inutile e molto dispendioso doppione, questa Comunità Montana?
Anche questa volta, a voi la possibilità di riflettere.
Fatelo però.

venerdì 8 maggio 2009

Canalia, in banca trovato tesoro di 510 mila euro

La clamorosa scoperta nei conti correnti riconducibili al geometra della Provincia arrestato per concussione
Il cavatore Colpo ai finanzieri del magg. Borrelli ha raccontato che i guai coincisero col mancato versamento di una mazzetta di 100 mila euro
Ivano Tolettini Venerdì 08 Maggio 2009 CRONACA, pagina 14
Dai conti correnti gestiti personalmente dal capo dell’Ufficio cave della Provincia Angelo Canalia, licenziato dopo l’arresto per concussione di una settimana fa, saltano fuori contanti e titoli per 510 mila euro. Assieme agli altri 40 mila, sequestrati dalla polizia tributaria la sera stessa della cattura del dipendente pubblico infedele nella cassaforte di casa sua nella villa di Lusiana, rappresentano il “tesoro” sottoposto a sequestro preventivo. Per il procuratore Ivano Nelson Salvarani e il sostituto Marco Peraro è lecito chiedersi come abbia fatto un impiegato pubblico, con uno stipendio di poco superiore ai 2 mila euro, sposato con una insegnante e padre di tre figli, a raggranellare così tanti quattrini, dopo essersi costruito una bella villa - valore di almeno 1 milione di euro - e avere condotto un’esistenza in cui non si è negato nulla. Solo grazie alle speculazioni immobiliari o al “sistema” che con l’imprenditore Pietro Colpo gli avrebbe fruttato una costante rendita a partire dal 2000? Il geometra Canalia, 57 anni, difeso dagli avv. Marco Dal Ben e Renzo Villanova, quando è stato interrogato dal gip per la convalida del suo arresto ha spiegato la sua ingente disponibilità finanziaria con l’attività immobiliare tramite la società Cesco, amministrata dal figlio Federico, ma di cui lui è l’amministratore di fatto. Non a caso i finanzieri del maggiore Paolo Borrelli hanno sigillato oltre ai conti riconducibili al funzionario e alla moglie Lenalisa Zucchi, anche quelli della Cesco Immobiliare srl, che per gli inquirenti sarebbe stato uno dei “volani” gestiti da Canalia per coprire il ragguardevole giro di tangenti.
MAZZETTA DI 100 MILA. Il caso è scoppiato quando il cavatore Pietro Colpo di Bassano stanco di essere preso per il naso ha deciso di vuotare il sacco. Fino al 2006 la sua attività era proseguita florida. Amministrava tre cave sull’altopiano che gli fruttavano una fatturato di oltre 8 milioni di euro e dava lavoro a una quarantina di operai. Due volte al mese, però, a partire dal 2000 a Canalia avrebbe versato 5 mila euro. Spesso mandava la sua segretaria di fiducia Sabrina R. di Sarcedo in banca a prelevare il contante con assegni girati “ a me stesso”, quindi l’irreprensibile Canalia sarebbe passato a incassare. Così per sette anni - «gli ho versato quasi 600 mila euro» -, per quello che sarebbe stato un rapporto di mutua convenienza. Corruzione o concussione? L’illecito rapporto tra l’imprenditore e il pubblico ufficiale si sarebbe scombicchierato nella primavera 2006. Il motivo? Colpo, che stava sempre più ingrandendosi, voleva aprire la cava Hortal ad Asiago. Provincia e Regione avevano dato parere favorevole, mentre furono il sindaco Gios e la sua Giunta a opporsi. La zona è pregiata sotto il profilo turistico-ambientale e Gios la piantò giù dura. Canalia aveva dato l’ok scavalcando la Giunta della presidente Dal Lago, il Comune di Asiago però tenne duro e alla fine la spuntò. Tuttavia, Canalia avrebbe chiesto 100 mila euro per quel favore. Colpo gli rispose che erano troppi.
MATRIMONIO. Allora il geometra corrotto gli avrebbe chiesto una stecca di 20 mila euro perché di lì a poco la figlia Silvia si sposava. Il cavatore non acconsentì e a quel punto i rapporti si interruppero. Per Colpo sarebbero iniziati allora i guai. «Da quel momento - disse - iniziarono a giungere dalla Regione, su segnalazione di Canalia, ordini per bloccare l’attività delle mie cave perché estraevo la ghiaia, che è vietata». Tre anni bui per Colpo che andò incontro al rovescio finanziario perché i suoi ricavi crollarono a poco meno di 1 milione di euro con soli 2 operai. Disperato, bussò anche in Regione ma ricevette risposte evasive. Allora, lo scorso marzo, ritelefonò col cappello in mano a Canalia. «Angelo, sono disperato, che cosa devo fare?» «Non ti preoccupare - gli avrebbe risposto -, incontriamoci e vedrai che col vecchio sistema risolviamo ogni problema». Colpo, però, ne aveva le tasche piene e si precipitò dalla Finanza. Due giorni dopo Canalia incassava la prima mazzetta di 5 mila euro, il 30 aprile la seconda. Fine delle trasmissioni.

Mazzette per scavare, «un sistema consolidato»

Perché stupirsi di Canalia (un nome che è un programma!) ci sono precedenti ben più autorevoli … niente di nuovo sotto il sole, non è che la conferma di un sistema consolidato e ben oliato … forse la diminuita disponibilità finanziaria da un lato e l’accresciuta avidità dall’altro hanno fatto saltare il banco ed il tacito e condiviso accordo che c’era tra controllati e controllore !!!
IL GAZZETTINO Venerdì, 13 Dicembre 2002
Il geologo della Regione avrebbe ammesso: «I soldi dai cavatori? Attestati di ringraziamento per lo zelo impiegato nelle istruttorie»
«Non intendo dire una parola, c'è una indagine in corso». Dalla sua abitazione padovana, Michele Ginevra, fino a ieri capo servizio cave della direzione geologica e ciclo d'acqua della Regione Veneto, non aggiunge altro. Perché ha già parlato. Per quattro ore, martedì scorso, dopo che la Squadra Mobile di Treviso lo aveva trovato in possesso di 17 mila euro, mentre si accingeva a metter piede nel ristorante Casa Balbi, a Pieve di Soligo, in compagnia di un collega, e di un imprenditore. Mazzette , secondo la polizia, ricevute da tre cavatori. La chiave di volta di una indagine partita non più di due mesi fa, culminata ieri mattina con decine di perquisizioni in uffici e abitazioni, quelli dei cavatori finiti nell'inchiesta, ma anche nella struttura regionale dove Ginevra prestava servizio. Tutti trevigiani, gli imprenditori, e tutti indagati per il reato di corruzione: Daniele Montesel (che martedì stava accompagnando Ginevra a Pieve), 39 anni di Susegana, titolare della "Ghiaia di Colfosco" con sede a Colfosco; Roberto Grigolin, 47 anni rappresentate dell'omonimo gruppo, casa e uffici a Ponte della Priula; Antonio Balbinot, 69 anni, titolare dell'omonima impresa operante a Vidor e residente invece ad Asolo; e, infine, Ferruccio Guidolin, 59 anni di Castelfranco, cantiere a Trevignano (la "Postumia Cave") e sede legale a Bassano del Grappa.
Ovviamente, di corruzione deve rispondere anche il padovano Michele Ginevra, 59enne, che cinque anni fa era finito in un'altra vicenda giudiziaria per concorso in falso in atto pubblico, vicenda dalla quale uscì pulito, e che proprio ieri ha raggiunto la quiescenza, come precisato dall'ente per il quale da anni lavorava in qualità di geologo. Anni durante i quali, come lui stesso avrebbe ammesso agli inquirenti, era diventata prassi ricevere ringraziamenti sotto forma di sonanti omaggi. Impossibili da quantificare. È emblematico, comunque, il sequestro di alcuni lingottini d'oro trovati nella cassaforte della sua abitazione, e di 17 mila euro custoditi nel medesimo forziere.
«Un modo per ringraziare il lavoro svolto nella istruttoria delle pratiche», avrebbe ammesso il funzionario regionale nelle quattro ore di fitto interrogatorio avvenuto negli uffici della Mobile nella stessa sera di martedì, al quale non spettava l'ultima parola per decidere se bocciare o promuovere le richieste dei cavatori. Ci avrebbero pensato i politici, in Giunta Regionale, sulla scorta dei vari pareri. Ma, quello di Ginevra, aveva decisamente una importanza non da poco. Era lui che andava ad effettuare personalmente i controlli nei siti che i cavatori intendevano "intensificare", ovvero - ad esempio - scavare più in profondità quando l'estensione della cava aveva raggiunto il limite consentito per legge (il 3\% di ogni singolo territorio comunale). E, dopo i sopralluoghi, arriva il parere, che imprimeva maggiore e minore velocità alla pratica. A seconda della mazzetta? È solo un interrogativo.
Ma l'indagine intende andare oltre. Dove? Il dirigente della Squadra Mobile trevigiana, dott. Riccardo Tumminia, si è limitato a commentare: «Si apre uno spaccato su una gestione delle istruttorie per il rilascio delle autorizzazioni che adesso è sotto inchiesta». Il resto è confermato punto su punto dal magistrato titolare dell'inchiesta, il sostituto procuratore, dott. Antonio De Lorenzi. E, alla domanda: "Una prassi unicamente trevigiana?", la risposta non è arrivata: nè un sì ma nemmeno un no. Sarà l'inchiesta a dirlo. Così come dovrà dire se effettivamente i cavatori indagati siano dei corruttori. Il Gruppo Grigolin, su questo punto, si è detto «sorpreso da come una serie di notizie su una indagine in corso siano già di dominio pubblico». Precisando che, "a scanso di equivoci, il funzionario della Regione fermato in una trattoria non era in compagnia di nessun rappresentante del Gruppo Grigolin». In attesa degli esiti della indagine: «Speriamo che questo episodio serva a cominciare a far riflettere sul perché un settore economico così delicato sia continuamente criminalizzato. Se ci fosse tutto questo marcio, chiediamo noi stessi alle autorità preposte di disegnare a tavolino delle forme di controllo che tutelino in primis le aziende che vogliono lavorare all'insegna della trasparenza e dell'onestà».
Giancarlo D'Agostino

Treviso. Il processo per corruzione contro i cavatori della Marca si conclude con delle pene irrisorie e con la prescrizione dei reati alle porte.
Comunicato: "Nella marca la questione della legalità dovrebbe essere una priorità per l’agenda della politica ma affrontarla potrebbe essere rischioso per la casta dei politici".
COMUNICATO: la condanna dei cavatori della Marca: una questione di legalità dove manca la certezza della pena.
Comunicato del 30 marzo 2009 di Paeseambiente
Il processo per corruzione contro i cavatori della Marca si conclude con delle pene irrisorie e con la prescrizione dei reati alle porte.Senza la certezza della pena la legalità va a rotoli; le attuali leggi consentono ai più furbi di farla franca. Nella marca la questione della legalità dovrebbe essere una priorità per l’agenda della politica ma affrontarla potrebbe essere rischioso per la casta dei politici.
Il 26 marzo 2009 è stata pronunciata una sentenza, dopo una camera di consiglio durata quattro ore e mezza e dopo un procedimento penale durato addirittura sette anni, contro quattro dei maggiori cavatori della Marca accusati di aver corrotto nel 2002 un funzionario della regione Veneto (Michele Ginevra funzionario della Regione e responsabile della Direzione per la Geologia e il Ciclo delle Acque accusato di corruzione e morto nel corso del procedimento) per ottenere alcune concessioni di escavazione di ghiaia. Il Tribunale di Treviso composto dai magistrati Gioacchino Termini, presidente, Silvio Maras e Francesco Giuliano, ha condannato con l’imputazione di corruzione per atto d’ufficio i cavatori:· Roberto Grigolin, di 50 anni, per il quale il pubblico ministero Antonio De Lorenzi aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, ad una pena di anno e 4 mesi di reclusione;· Giorgio Montesel, di 71 anni, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto 2 anni e 9 mesi, ad una pena di un anno e 4 mesi di reclusione· Daniele Montesel, di 41 anni, per il quale il pubblico ministero aveva richiesto una pena di 2 anni e 6 mesi, ad una pena di 11 mesi con la concessione delle attenuanti generiche;· Antonio Balbinot, di 71 anni, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di 3 anni e 6 mesi, ad una pena di un anno e 4 mesi. Per le società dei cavatori la condanna è stata del pagamento di una sanzione di 64 mila euro l’una; le richieste del Pubblico ministero erano state molto più severe, ovvero:· per Roberto Grigolin amministratore delle ditte Superbeton era stata chiesta una sanzione amministrativa di 315 mila euro;· per la Postumia Inerti era stata richiesta una sanzione di 225 mila euro;· per la Fornaci Calce Grigolin era tata richiesta una sanzione di 270 mila euro;· per Giorgio e Daniele Montesel responsabili delle società operanti nel settore delle escavazioni Nervesa Inerti era stata richiesta una sanzione di 537.500 euro; · per la Ghiaia di Colfosco era stata chiesta l’assoluzione;· per Antonio Balbinot, 71 anni, amministratore della Balbinot Antonio srl era stata richiesta una sanzione di 105 mila euro.
Il pubblico ministero Antonio De Lorenzi aveva chiesto anche la sospensione e la revoca per ben due anni delle concessioni all’attività estrattiva, per il settore materiali inerti quali ghiaia e sabbia, il Tribunale però ha derubricato il reato facendo pertanto decadere questa richiesta del PM. Per i fatti accaduti prima del 10 dicembre 2002 è intervenuta invece la prescrizione, ovvero è come se nulla fosse accaduto, ovvero tutto è stato cancellato.Viene lecito chiedersi se i giudici nel derubricare il reato da corruzione propria a corruzione impropria abbiano considerato che il funzionario Ginevra non ha commesso alcun atto illecito nel concedere le autorizzazioni perché non esistevano regole da rispettare. Infatti il PRAC (Piano Regionale Attività di Cava), che secondo la legge regionale sulle cave del 1982 doveva entrare in vigore entro 180 giorni, ha visto la luce solo nel 2004, con ventidue anni di ritardo e ad oggi, ventisette anni dopo, non è ancora in vigore perché non è stato convertito in legge dal consiglio regionale; un vuoto normativo che di fatto dal 1982 concede ai funzionari della regione di applicare la legge sulle cave in piena autonomia.Il procedimento penale era partito il 10 dicembre del 2002, dove fuori da un ristorante vennero fermati assieme a Ginevra, il responsabile in Regione del settore cave, i quattro cavatori imputatati con le loro società; Ginevra in tasca aveva ben 17.000 euro in contanti.Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha così commentato questa sentenza di primo grado: “Questa condanna, arrivata dopo ben sette anni, con pene molto lievi, è la conferma dell’inadeguatezza delle leggi che tutelano il territorio e le risorse naturali patrimonio di tutti i cittadini, queste leggi e quelle che regolano i procedimenti penali sono fatte su misura per chi le viola.Con un pool di bravi avvocati pagati profumatamente si allungano all’infinito i tempi dei processi e si arriva alla prescrizione dei reati. Ora con l’appello i cavatori potranno bypassare la giustizia ottenendo la prescrizione dell’intero processo. Ai cittadini risulta sin troppo evidente che queste leggi sono stata fatte dai politici a sostegno dei propri misfatti consentendo anche agli altri che le violano di godere delle varie scappatoie create appositamente. Questo processo dimostra ancora una volta che in Italia manca la certezza della pena e se manca questa ogni regola può essere violata soprattutto se si dispongono importanti risorse finanziarie. La politica locale dovrebbe affrontare urgentemente la questione della legalità soprattutto in una provincia come la nostra dove gli episodi sconcertanti non mancano, e mi riferisco alle escavazioni illegali di ghiaia per milioni di metri cubi punite con sanzioni ridicole, alle fidejussioni relative alle discariche di milioni di euro volatilizzate senza che nessuno paghi, ai funzionari dell’ufficio caccia della provincia di Treviso che continuano ad occupare i loro posti nonostante due sentenze di condanna e l’interdizione dai pubblici uffici; alle diverse discariche che stanno contaminando la falda acquifera senza nessuno dei responsabili costretto a pagare per i disastri ambientali in atto.”

mercoledì 6 maggio 2009

Vicenza da record: la più bucata in Veneto con 241 cave attive


Giornale di Vicenza
Mercoledì 06 Maggio 2009 CRONACA, pagina 16

Numeri da brividi: oltre 120 milioni di metri cubi di materiali estraibili autorizzati; 241 cave attive; oltre 60 milioni di metri cubi ancora da scavare. E da vendere. Un viavai di camion: arrivano vuoti, ripartono pieni e vanno a consegnare ghiaia o detriti per costruire strade, case, massicciate ferroviarie. Oppure vanno a fornire il marmo o le pietre per le lavorazioni più pregia- te. Un business da miliardi di euro. Epicentro: Vicenza.
Il Vicentino è la provincia veneta con il più alto numero di cave attive, anche se Treviso conta volumi autorizzati maggiori. Sono dati da prendere con le pinze, poiché l’ultimo censimento ufficiale delle cave attive della Regione risale a una manciata di anni fa (594 cave). Per conoscere il quadro dalla Provincia c’è da attendere il riassetto del settore cave, passato dalla gestione di Andrea Turetta a quella del segretario generale Angelo Macchia. Da Palazzo Nievo fanno sapere che «la Provincia non autorizza cave, ma esercita controlli».
Le zone più vocate sono l’Altopiano di Asiago (marmo), il Basso Vicentino (pietra) la zona di Isola Vicentina e il Bassanese. Tra le cave attive, le più numerose sono quelle di marmo (87), seguite da argilla (58), sabbia e ghiaia (34), calcare e detriti. I volumi maggiori autorizzati sono quelli delle cave di sabbia e ghiaie (49 milioni di metri cubi), e calcare per cemento (24 milioni).
Un business che dovrebbe reggersi su un delicato equilibrio di pianificazione, concessioni e controlli. In Veneto, però, manca proprio la pietra fondante: il Piano per attività estrattive atteso da oltre 20 anni non è ancora stato approvato.M.SC.

«Cave, il Vicentino è una “groviera”. Ma dalla Provincia controlli carenti»

Daniela Sbrollini, Pd«Non entro nel merito del lavoro della magistratura, la mia è una riflessione politica, maturata negli anni in cui sono stata consigliere provinciale e confermata ora: i controlli della Provincia sulle attività delle cave vicentine sono sempre stati insufficienti. Di più: l’attenzione a questa materia è sempre stata carente, in attività e risorse investite. Eppure siamo un territorio “groviera”, solo a Treviso si è scavato di più».

L’intervento è di Daniela Sbrollini, deputata del Partito democratico, ex consilgiere provinciale nelle file dei Democratici di Sinistra ed ex membro della commissione ambiente negli anni in cui a Palazzo Nievo sedeva la giunta guidata da Manuela Dal Lago.
«Seguii con attenzione la questione delle cave, presentai interrogazioni, chiesi materiale e documentazioni alla Provincia, ma ottenni dati che la stessa Provincia definiva incompleti e non aggiornati», ricorda Sbrollini.
Su un punto la deputata del Pd non ha dubbi: «È vero che il Vicentino ha potenzialità estrattive più alte di altre province, ma si è scavato troppo, si è estratta una quantità di materiali ben al di sopra delle esigenze del territorio. In certi casi - continua Sbrollini - non sono stati fatti i ripristini ambientali a causa dei ritardi legislativi. Da parte mia ho sempre chiesto all’ex presidente Dal Lago un monitoraggio costante di cave attive e dismesse. E anche delle miniere, che in certi casi sono sembrano molto a cave camuffate. E dovevano essere effettuati maggiori controlli sulle quantità dei materiali estratti, sul rispetto dei limiti stabiliti dalla Regione per ogni cava».
Secono Daniela Sbrollini «la Provincia ha trascurato, negli anni, le questioni ambientali: dovevano essere destinate maggiori risorse, l’ho ribadito quand’ero in commissione Ambiente. E il lavoro della polizia provinciale non è stato sfruttato al meglio: gli stessi agenti manifestarono dissenso per una riorganizzazione del lavoro che li relegava negli uffici anziché sul territorio».M.SC.

«È vero, preparavo io le mazzette per Canalia»

L’INCHIESTA. Conferma le accuse anche la segretaria del cavatore Piero Colpo, che ha denunciato di avere pagato bustarelle per centinaia di migliaia di euro dal 2000
Ivano Tolettini
Anche l’ex socio sostiene che la presunta vittima gli parlò a lungo dell’esosità del funzionario della Provincia arrestato dalla Finanza
Sabrina è l’ex segretaria di fiducia dell’imprenditore Piero Colpo. E lei, assieme a Leone, ex socio del cavatore, ad aiutare i finanzieri della polizia tributaria a mettere uno sopra l’altro i mattoni per costruire il presunto castello della concussione che è costato l’arresto al funzionario della Provincia Angelo Canalia di Lusiana, bloccato giovedì dalla Guardia di Finanza a Sarcedo con una mazzetta di 5 mila euro appena incassata.
«È vero quello che dice Colpo - ha raccontato ai finanzieri l’impiegata -, cioè che da tempo versava tangenti al geometra della Provincia responsabile dell’Ufficio cave. Per il passato Colpo emetteva degli assegni intestati a me stesso dell’importo di qualche migliaio di euro, poi io andavo in banca a prelevare il contante e quindi lo riconsegnavo a lui. Poi vedevo arrivare regolarmente Canalia in ditta e so che veniva per quello». Non bastassero queste pesanti affermazioni, ci sono anche quelle di Leone. «Il mio ex socio mi raccontava che doveva dare periodicamente delle somme a Canalia, altrimenti gli avrebbe bloccato l’attività», ha spiegato l’imprenditore ai finanzieri del maggiore Paolo Borrelli.
Sono state queste testimonianze, assieme alle due bustarelle da 5 mila euro intascate da Canalia il 23 marzo e il 30 aprile da Colpo, a convincere gli inquirenti che il cavatore non raccontava fandonie quando spiegava che era da anni che metteva mano al denaro per corrompere il funzionario. Un professionista della mazzetta, a stare dietro al capo d’imputazione, anche se gli avvocati Marco Dal Ben e Renzo Villanova contestano l’impianto accusatorio. A credere alle dichiarazioni è stato il gip Furlani. Quando il pm Marco Peraro ha sentito il racconto di Colpo che ha detto che era risaputo nel settore che bisognava avere «rapporti personali» con funzionari della Provincia per non avere eccessivi ostacoli burocratici, ha predisposto la trappola per prendere con le mani nel sacco Canalia. Per ben due volte, anche se poi il funzionario ha raccontato di essersi pentito dopo la prima volta tanto da avere bruciato i primi 5 mila euro - poi è tornato alla carica segno che non gli dispiaceva -, è passato dagli uffici di Colpo. «Il mio ex principale - ha spiegato la ragioniera Sabrina - temeva che altrimenti Canalia gli potesse creare difficoltà o bloccare l’attività estrattiva anche senza particolari motivi, tenuto conto la complessità burocratica della gestione di una simile attività». Le dichiarazioni del cavatore, dell’ex socio e dell’impiegata, unite alle intercettazioni telefoniche e ambientali, e alle videoregistrazioni eseguite dalla Finanza, per il gip Furlani rappresentano un baluardo investigativo che giustificano l’emissione della custodia cautelare. Agli avv. Dal Ben e Villanova non resta che il Riesame per cercare la libertà del funzionario licenziato l’altro giorno dalla Provincia.

Autorizzazioni al setaccio

INDAGINI. Gli investigatori stanno controllando in Provincia e sul campo il comportamento degli altri cavatori
Il pm Peraro ha ordinato verifiche negli Uffici pubblici e privati per delineare il quadro
Cavatori sentiti come testimoni dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria e autorizzazioni in Provincia (e Regione?) analizzate per stabilire i contorni dello scandalo esploso con l’arresto di Canalia.
Sono alcuni fronti del complesso lavoro investigativo coordinato dal procuratore Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto Marco Peraro per comprendere se Colpo fosse l’unico a pagare o la stessa strada fosse stata seguita anche da altri colleghi.
Attualmente le indagini sono a carico del solo Canalia, indagato per concussione continuata, visto che le dazioni di denaro sarebbero iniziate nel 2000 e sarebbero proseguite fino al 2006, per riprendere nella primavera di quest’anno. Ma non c’è dubbio che i magistrati vogliono capire se il geometra di Lusiana facesse tutto da solo o avesse dei complici.
Il bassanese Piero Colpo ha denunciato di avere versato alcune centinaia di migliaia di euro, a suon di periodiche bustarelle di 5 mila euro l’una. Tangenti che l’ex responsabile provinciale dell’Ufficio cave, difeso dagli avv. Dal Ben e Villanova, ha tenuto per sé o a diviso con qualcuno? Questa è la domanda, superata la prima fase investigativa che ha portato alla cattura del dipendente pubblico infedele in flagranza, che si pongono gli investigatori del colonnello Antonio Morelli.
Per rispondere sono iniziate le attività capillari ed estese che si svolgono sul piano burocratico, con l’acquisizioni delle domande rivolte a Regione e Provincia per l’attività estrattiva, e su quello testimoniale con l’interrogatorio dei cavatori dell’Altopiano. Del resto, le parole dello stesso Colpo all’indomani della cattura di Canalia sono state chiarificatrici. «Mi auguro che l’indagine non sia finita qui - ha detto - Anzi, che l’arresto del geometra sia solo l’inizio. Ci saranno sviluppi, io spero più grossi, perché sono convinto che anche altri parleranno, ora che io per primo mi sono deciso. Il mio augurio è che sull’Altopiano per la gestione delle cave scoppi una bomba in grado di scoperchiare un intero sistema che dura da tanti, troppi anni».
Fin qui le esplosive affermazione del cavatore, il quale ha sostenuto che un sistema marcio lo stava rovinando.
Altri si accoderanno a Colpo o la sua speranza è vana? C’era una sorta di “dazione settoriale”, come farebbe capire l’imprenditore, oppure sono le sue dichiarazioni sono quelle di un imprenditore deluso sull’orlo della crisi? Ammesso che le sue parole siano il vangelo, il che è tutto da dimostrare, che interesse avrebbero altri a parlare considerando che stanno lavorando? Sono interrogativi che a ogni inchiesta contro la Pubblica Amministrazione tornano di attualità. Per adesso, c’è che la polizia tributaria con i maggiori Borrelli e Caliandro stanno stanno setacciando l’universo dei cavatori alla ricerca di altre testimonianze che nel caso di Canalia, ha fatto scrivere al gip Furlani, si era trasformata in «prassi, antica e ripristinata, di versamenti periodici che può ben integrare il reato di concussione». Insomma, chi sa parli, è l’auspicio della procura.I.T.

martedì 5 maggio 2009

«Tangenti per sette anni, poi altre due da marzo»

L’ACCUSA. Il geometra dell’Ufficio cave catturato giovedì a Sarcedo è stato interrogato ieri mattina in carcere dal gip Stefano Furlani e dal pm Marco Peraro
Ivano Tolettini
Giornale di Vicenza
Avrebbe incassato centinaia di migliaia di euro dal 2000 al 2006. Resta in carcere per 45 giorni Canalia, arrestato dalla Finanza per concussione.
Martedì 05 Maggio 2009
CRONACA, pagina 13

Angelo Canalia per quasi otto anni avrebbe incassato tangenti. Secondo un “vecchio sistema” di recente ripreso a suon di 5 mila euro al mese. O giù di lì. La prassi di chiedere mazzette «antica e ripristinata, di versamenti periodici, può ben integrare il reato di concussione». A scriverlo è il gip Stefano Furlani nell’ordinanza di custodia che fa rimanere in carcere per le prossime sei settimane colui che da ieri è l’ex capo dell’Ufficio cave della Provincia. A dire dell’imprenditore Piero Colpo, colui che si è presentato alla Guardia di Finanza aprendo le cataratte dello scandalo, dal 2000 quasi ogni mese avrebbe preparato la mazzetta dell’importo di 5 o anche 10 mila euro da versare al geometra pubblico corrotto. La consuetudine si sarebbe interrotta nel 2006 per riprendere il 23 marzo di quest’anno, quando Canalia ha incassato una prima bustarella di 5 mila euro, alla quale ne è seguita una di pari importo giovedì scorso a Sarcedo, quando è stato catturato dalla polizia tributaria della diretta dal maggiore Marco Borrelli.Il totale dei versamenti illeciti (concussione o corruzione?) ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro perché, come dice Colpo, il funzionario era a libro paga. E con che stipendio. Ma gli inquirenti legittimamente si chiedono se Colpo racconta la verità fino in fondo o la amplifica, per gli anni precedenti, per gettare ulteriore discredito sull’indagato.
INTERROGATORIO. Ieri mattina il geometra Canalia, 57 anni, residente a Velo di Lusiana, è stato sentito per quasi un’ora in carcere. L’arresto è stato convalidato. Egli è difeso dagli avv. Marco Dal Ben e Renzo Villanova, ed ha risposto alle domande del gip Furlani e a quelle del pm Marco Peraro, che con il procuratore Ivano Nelson Salvarani coordina l’attività investigativa. L’ex tecnico della Provincia, visto che ieri è stato licenziato, ha confessato - non poteva far altro poiché la doppia dazione è stata videoregistrata dalle Fiamme Gialle - di avere percepito due mazzette per complessivi 10 mila euro. Ma ha negato di averne percepite altre. Durante l’interrogatorio ha avuto solo un momento di commozione, nel complesso ha risposto senza esitazione affermando che non è vero che per anni è stato “oliato”. La procura accusa, e il gip è dello stesso avviso, che ci sono pesanti indizi sul conto del funzionario per sostenere che per anni abbia percepito l’ingente flusso di mazzette che, se effettivo, non ha precedenti nella storia giudiziaria vicentina per un geometra che sebbene ricoprisse un incarico delicato, era pur sempre un tecnico. Ma ha fatto tutto da solo? «Presenteremo istanza al tribunale del riesame per chiedere la scarcerazione», ha detto l’avv. Dal Ben.
GRAVI INDIZI. Il cavatore Colpo a marzo dovendo rinnovare un’autorizzazione ha chiesto di nuovo aiuto a Canalia. Questi gli avrebbe detto: «Non ti preoccupare, incontriamoci che definiamo meglio, comunque col vecchio nostro sistema di una volta possiamo risolvere». L’imprenditore bassanese che un tempo era uno dei principali sull’Altopiano e che poi ha avuto problemi finanziari, si è presentato alla Finanza perché non accettava più di pagare. «Le dazioni del 23 e 30 marzo - scrive Furlani - confermano la ripresa del “vecchio sistema” e che era la dazione di denaro ciò che Canalia voleva per riattivarsi benevolmente col Colpo a conferma dell’intento concussorio».
TANGENTI. Canalia ha parlato di regali ricevuti spontaneamente «in assenza di ogni suo invito come donazione per avergli dato consigli sulla gestione della complessa questione amministrativa» e per avere contattato il funzionario responsabile in Regione. Ma, osserva il giudice, in realtà questo meccanismo è da «ricondurre al ripristino della prassi concussoria». Per questo, osserva il gip, ci sono obiettive esigenze cautelari per evitare che Canalia si attivi per inquinare le prove. Senza considerare il pericolo di reiterazione del reato alla luce dell’«atteggiamento concussorio e dalla ricezione del denaro». Dunque, per i prossimi 45 giorni resterà in cella, poi potrebbe andare ai domiciliari. Dipenderà da lui. Se vorrà collaborare e riferire di eventuali complici.

INVITO alle LISTE ELETTORALI della VALBRENTA

Venerdì 15 Maggio ore 20.45
saletta Comunità Montana


Il nostro Gruppo, con l’incontro del 15 maggio prossimo, alle 20.45 presso la Sala della Comunità Montana del Brenta a Carpanè, invita i candidati Sindaci e le loro liste, nell’intento di offrire un momento di confronto ed approfondimento sulle tematiche che ritiene più importanti e qualificanti per un armonico sviluppo del nostro territorio.
Non intendiamo certo “metterci in cattedra” e indicare strategie o percorsi politico/amministrativi per chi si dichiara disponibile a condurre la vita dei nostri comuni per i prossimi anni; vorremmo più semplicemente offrire un occasione di conoscenza, confronto e dialogo tra diverse liste, di diversi comuni, ma di un’unica valle, accomunati dalle stesse problematiche, dallo stesso ambiente, dalla stessa storia .

INTENTI e tematiche all’ordine del giorno

Quale modello di sviluppo: prospettive e strategie di sviluppo della valle.
Sostenibilità ed eco-compatibilità. Alternative praticabili alla rapina del territorio ed alle attività meramente speculative.
Definire ed attivare strumenti di gestione e controllo congrui allo scopo, trasparenti ed aperti al contributo delle forze sociali. Recuperare i motivi ispiratori di pianificazione e coordinamento del PATI .
Comune unico: azioni concrete per dare avvio ad un processo virtuoso che conduca alla costituzione di un unico comune per la Valbrenta, entro la successiva tornata elettorale. Attivare a breve tavoli di confronto intercomunale per concretizzare l’unione dei servizi tra i comuni.
Iniziare a porsi come un unico ente referente nei confronti delle istituzioni territoriali: ASL, scuola, ETRA, ENEL, FFSS, ANAS.
Definire il ruolo della Comunità Montana e con conseguente realismo, scevro da opportunismi o strumentali convenienze, valutarne l’utilità, l’efficienza e l’efficacia. Decidere quindi se potrà avere un futuro e quale potrà essere.
Mantenere un rapporto franco ed aperto con il volontariato ed i vari gruppi presenti in valle, che vanno intesi come risorsa e/o interlocutore privilegiato, non certo come controparte. Rendere concreto il concetto di democrazia partecipata con idonei strumenti. Massima trasparenza degli atti amministrativi (attivare percorsi verificabili di accesso e conoscenza).

Per semplicità e per favorire la discussione, nel corso dell’incontro, presenteremo schematicamente una serie di punti, per noi imprescindibili e qualificanti, per qualsiasi lista si voglia proiettare verso un futuro di salvaguardia e rilancio di questa valle; non sono necessariamente in ordine di priorità; speriamo di poterli approfondire e dettagliare con voi.

domenica 3 maggio 2009

Da luglio aumentano le bollette dell’acqua

Assemblea "inutile", scatta il rincaro
Dal primo luglio aumenterà il costo dell’acqua potabile. Un aumento del 4,3 per cento nelle bollette di Etra al quale si somma l'adeguamento Istat dell'1,7 per cento. Di fatto per il portafoglio delle famiglie si traduce in un costo complessivo nei prossimi 6 mesi, di 3 euro circa per gli utenti che usufruiscono del solo servizio di acquedotto e di una spesa variabile tra i 5 ed i 7 euro, per quanti utilizzano anche la rete di smaltimento fognario. Un aumento che doveva essere già operativo dal 1. gennaio scorso, ma che a dicembre, nel corso dell'assemblea dei sindaci che costituiscono l'Autorità territoriale ottimale Brenta (Ato Brenta), era stato deciso di sospendere per i primi sei mesi di quest'anno. Congelati quindi gli aumenti della tariffa del servizio idrico integrato (ossia acquedotto, fognatura, depurazione) in tutti i comuni facenti parte del territorio del Consorzio, senza aggravare il carico di spesa delle famiglie tenendo presente proprio del particolare momento di difficoltà nella congiuntura economica in corso. Nella stessa assemblea i comuni-soci avevano stabilito di ridefinire la nuova tariffa entro il mese di aprile, riservandosi eventuali modifiche o perfezionamenti anche alla luce dei dati contabili ed extra contabili elaborati da Etra, in modo da poter esprimere valutazioni di merito rispetto al corretto sviluppo tariffario e ai principi stabiliti dalla normativa. La fatidica assemblea è stata convocata mercoledì scorso. Peccato che dei 72 comuni aderenti (suddivisi nelle province di Padova, Vicenza e Treviso), ne fossero presenti solo 23 (10 padovani e 13 vicentini). La delibera, che tiene conto anche di tali dati, è stata puntualmente presentata in assemblea, ma non è stata approvata perché al momento del voto non c'era il numero legale necessario (il quorum era fissato in 26 presenti). Quindi l'articolazione tariffaria scatterà come previsto all'inizio di luglio, sulla base delle necessità imposte dal Piano di ambito territoriale e dal relativo Piano economico, al quale la tariffa è direttamente collegata. "Penso che queste assenze siano state dovute al particolare periodo che vede molte municipalità andare al rinnovo amministrativo - commenta il neo presidente di Ato Brenta Silvano Sabbadin sindaco uscente di Galliera Veneta - Una decisione pregressa che vede ora scattare l'aumento in modo automatico". "Sottolineo - continua il presidente Sabbadin - che il programma del Piano d'ambito prosegue comunque senza interruzioni, permettendo la realizzazione di un grande numero di interventi pianificati che prevedono per il 2009 una somma pari a 15 milioni di euro da investire nel moglioramento tecnico della rete acquedottistica e fognaria".
Michelangelo Cecchetto
il Gazzettino

martedì 28 aprile 2009

“In miniera” per altri quarant'anni

Valbrenta.Parere favorevole della regione al nuovo progetto Costa Alta.
Si aggiunge ai due stralci.
Non lascia indifferenti gli abitanti della Valbrenta il parere favorevole della commissione regionale Via (valutazione di impatto ambientale) rispetto al nuovo progetto di coltivazione della miniera Costa Alta di Carpanè, in comune di San Nazario. In termini cronologici significa almeno un’ulteriore quarantina d’anni di attività, considerando la necessità di concludere ancora i lavori legati ai primi due stralci (la concessione data nel 2004, attualmente in corso, si chiuderà intorno al 2015). Lo studio di impatto ambientale era stato presentato l’8 ottobre 2007.
Cristina Bellemo - Difesa del Popolo 19 aprile 2009

LA STORIA
Nel documento prodotto cinque anni fa dalla commissione regionale VIA, contestuale al parere favorevole per la precedente concessione di attività mineraria, si ricostruisce sinteticamente la storia della miniera. La cava sul monte Costa Alta prende avvio nel 1912 con la ditta Cava di Carpanè: si estrae pietrame in gran parte utilizzato per la massicciata della ferrovia della Valsugana. Nel 1962 la proprietà passa alla ditta G. Peroglio & figli alla quale, il 19 gennaio 1987, il ministero dell’industria accorda la concessione mineraria per 15 anni su una superficie di 82 ettari. Nel 1989 la giunta regionale autorizza l’apertura della miniera. Nel 1991 l’attività mineraria è autorizzata anche dal ministero per i beni culturali. Nel 2000 il ministero dell’industria rinnova la concessione per ulteriori 15 anni (fino al 30 luglio 2015) e il 6 novembre 2001 la soprintendenza per i beni ambientali e architettonici conferma la concessione ambientale quinquennale. Nel 1994 San Nazario aveva chiesto di limitare l’area di scavo verso l’abitato di Carpanè e, per migliorare la stabilità di alcuni fronti, veniva ridotta l’area di intervento e il volume estraibile. Il volume veniva incrementato però nel 1996. La superficie complessiva interessata è di circa 28 ettari. La miniera è l’unica nel Vicentino per tipologia di minerali estratti: si basa sulla lavorazione della dolomite, che è presente nel sito in composizione omogenea e con una purezza superiore al 99 per cento.


GRUPPO SALVAGUARDIA VALBRENTA
I danni sono numerosi
Quando la percorri, magari a primavera, capisci perché te ne puoi innamorare e perché la gente che vi è nata sia così legata a queste radici. E capisci perché, negli ultimi anni, il livello di attenzione sulla Valbrenta, sulla qualità di vita, sulle sue risorse ambientali e paesaggistiche (chiavi del potenziale sviluppo turistico), sia tenuto alto, a opera soprattutto di gruppi volontari che si sentono poco tutelati dalle istituzioni e si oppongono allo sfruttamento indiscriminato, che provoca conseguenze deleterie sul presente e il futuro della valle.
Uno tra i sodalizi più attivi è il Gruppo Salvaguardia Valbrenta (GSV), impegnato, lo dice il nome, in azioni informative e, quando serve, di denuncia, su quanto avviene in valle, per preservarne l’integrità. Presieduto da Roberto Sessi, il gruppo annovera un centinaio di componenti, rappresentanti di tutti i paesi valligiani.
«Salvare il paesaggio della propria terra significa salvarne l’anima e quella di chi l’abita»: potrebbe essere riassunto così il senso dell’impegno del GSV che si esprime su vari fronti, e in particolare su cave, miniere e messe in sicurezza: una materia che coinvolge ampiamente la Valbrenta e fa dunque alzare più forte la voce del sodalizio, di fronte a quella che viene giudicata «una massiccia aggressione del territorio». Attraverso il suo presidente, il GSV evidenzia come «le decisioni assunte in tema di escavazioni condizioneranno la nostra vita per decenni e per questo non possono essere demandate alle singole amministrazioni». Da anni i membri del GSV denunciano le conseguenze negative della miniera Costa Alta, da cui si ricava peraltro materia di pregio (sali alcalini e magnesiaci che servono, fra l’altro, nell’industria del vetro e dei cosmetici): gli scoppi delle mine, i rumori continui di fondo dovuti alle varie fasi della lavorazione (anche a orari inconsueti e in giorni festivi), la diffusione di polveri nell’aria (che raggiungono inevitabilmente i polmoni degli abitanti) e nelle acque del Brenta, con il pericolo della modificazione dell’habitat naturale di specie animali e vegetali, le vibrazioni (che arriverebbero a provocare anche il crollo delle “masiere” a secco), l’elevato rischio idrogeologico, il mancato ripristino, l’intenso andirivieni quotidiano di mezzi pesanti sulle strade (oltre 120 al giorno, stima il presidente della comunità montana Peruzzo), i danni inflitti, secondo il GSV, ai resti storici della prima guerra mondiale, ai sentieri CAI, alle zone Sic (sito di importanza comunitaria Canale del Brenta Valgadena Calà del Sasso) e Zps (zona di protezione speciale Massiccio del Grappa) di notevole rilievo naturalistico, paesaggistico e storico. A livello istituzionale solo il comune di Valstagna, visto che ha la miniera proprio di fronte al capoluogo, al di là del Brenta, si era opposto all’unanimità al nuovo progetto, mentre sia il comune di San Nazario, nel cui territorio la miniera ha sede, sia la Comunità montana del Brenta avevano dato pareri sostanzialmente positivi, salvo produrre una serie di prescrizioni e osservazioni. Molte ne erano state presentate anche dal GSV e da altri gruppi attivi in valle.
«È incredibile che il nuovo progetto abbia ottenuto il parere favorevole del Via – dice Sessi – Non sono state ancora rispettate le prescrizioni relative alle precedenti concessioni e la ditta già ne ottiene una di nuova, e a così lungo termine. Beninteso, il nostro non è un accanimento pregiudiziale: esigiamo il rispetto della legalità che qui non è stato garantito».
Il GSV ha ripetutamente chiesto di creare un tavolo di concertazione per approfondire i temi legati allo sviluppo della valle: a oggi la proposta rimane ancora senza riscontri istituzionali. Non è ancora giunta a buon fine nemmeno la richiesta di accedere ai verbali prodotti dalla commissione per la valutazione in corso d’opera dei lavori di ricomposizione ambientale, istituita dalla soprintendenza ai beni ambientali di Verona, garanzia del rispetto delle indicazioni normative: dopo una serie di “rimbalzi di competenza”, a oggi il gruppo non ha ancora potuto visionare gli incartamenti.

LA REGIONE - DIREZIONE GEOLOGIA
Una migliore tutela del territorio
Il dirigente della direzione geologia e attività estrattive della regione Veneto, Erardo Garro, mette in evidenza le sostanziali novità nel parere della commissione Via regionale rispetto al nuovo progetto della miniera Costa alta. «Quasi tutte le prescrizioni presentate dai vari enti interessati sono state accolte e si prescrivono misure molto più esigenti in termini di sicurezza e rispetto ambientale, con l’obiettivo di garantire una migliore tutela del territorio e dei suoi abitanti. Il nuovo progetto assorbe, modifica e sostituisce tutte le precedenti prescrizioni, nel senso di una maggiore severità, a partire da un riadeguamento del cantiere minerario complessivo». «Innanzitutto – continua – è stato richiesto di spostare il cantiere, defilandolo verso la valle del Sambuco, dove sarà meno visibile perché più lontano dall’abitato. È imposto l’obbligo di ripristinare l’attuale cantie¬re, prima di passare al successivo: lavorare in progressione, in modo da risolvere via via i problemi. Novità assoluta, per la commissione Via, è l’assegnazione di un ulteriore 25 per cento, oltre alla quota data a San Nazario, quale compensazione, in funzione del materiale estratto, al comune di Valstagna (dagli 0,38 euro attribuiti per metro cubo si passerà, con l’approvazione dei nuovi piani cava, a 0,76 euro): non erano mai stati conferiti soldi a comuni esterni rispetto all’area di lavorazione». Ancora, oltre ai normali corsi sulla sicurezza in miniera, vi sarà l’obbligo di organizzare corsi di informazione, formazione e comportamento sull’incidenza dell’attività di miniera sul sistema naturale complessivo.
«Altra novità – evidenzia Garro – è l’obbligo di produr¬e ogni anno una rilevazione dell’intera miniera con laser scanner, da confrontare costantemente con il progetto presentato e con le rilevazioni precedenti. La ditta, infine, dovrà firmare una fideiussione a garanzia, per un importo più che raddoppiato: da un milione a due milioni e 500 mila euro».


IL TITOLARE DELL’ESTRAZIONE
Posti di lavoro qui
«L’Italia vive ancora sulle fabbriche di materie prime, e la nostra miniera produce materie prime» dichiara con forza Remo Mosole, titolare del gruppo Mosole di Saletto di Breda di Piave e della miniera Costa alta: 44 dipendenti in loco, più l’indotto delle aziende che richiedono quei mate¬iali. «Il nostro progetto è lodevole sotto il profilo lavorativo, ambientale, territoriale e umano. Paghiamo tutti i contributi dovuti, rispettiamo le regole e diamo lavoro alle persone. Il lavoro è una garanzia: gli altri spostano le fabbriche in Cina, noi stiamo qui. Vogliamo difendere i nostri lavoratori e permettere loro di pagare i mutui». Il tutto, precisa Mosole, senza grossi disagi: «I nuovi progetti sono migliorativi. Due forni perché si contenga l’emissione di polveri. Sotto terra di dieci metri per i frantoi. Si scende dall’alto verso il basso fermandosi molto più in su del paese rispetto ai progetti precedenti. Non cadranno sassi, i rumori saranno attutiti». «Il fisico dell’uomo viene distrutto dal vizio, non dal lavoro. Se manca il lavoro, la gente sta male».

LA COMUNITÀ MONTANA
Compensazioni
«La comunità montana si fa interprete e mediatore delle esigenze dei cittadini, di tutela e valorizzazione delle qualità ambientali e delle risorse montane» dichiara Pierluigi Peruzzo, presidente della Comunità del Brenta. «Abbiamo presentato una dozzina di osservazioni e raccomandazioni. In ogni caso, la miniera procura lavoro in valle e nell’indotto, e benefici economici ai comuni: di questi tempi non è da buttare via». La comunità ha approvato già lo scorso febbraio, con voto unanime, una convenzione con il titolare della miniera Costa alta, per interventi compensativi: manutenzione, ripristino, valorizzazione e recupero di beni storici e architettonici. L’importo previsto (subordinato all’approvazione del nuovo progetto) è di 500 mila euro: la comunità montana progetterà e realizzerà degli interventi, con possibilità di delega ai comuni.

IL COMUNE DI VALSTAGNA
Unire la valle
Il comune di Valstagna, guidato da Aldo Ne¬grello, si è opposto all’unanimità al nuovo progetto di coltivazione della miniera Costa alta. Il sindaco sottolinea i disagi derivanti dalla miniera proprio di fronte al paese: rumori («la quantità di esplosivo per volata passa dai 200 ai 300 chili»), polveri («quando piove, metà del Brenta è marrone»), inquinamento acustico e atmosferico. «È ora di unirsi in valle, di pensare come un comune unico e non restare attaccati al campanile. Anche per la comunità montana ho proposto che ognuno dei sindaci valligiani sia presidente a rotazione, mentre gli altri faranno gli assessori: sarebbe un grande risparmio di risorse».

IL COMUNE DI SAN NAZARIO
Due nuove vasche
«Incaricheremo un nuovo geologo per verificare l’attività della miniera» dichiara Ottorino Bombieri, sindaco di San Nazario, il comune sul cui territorio ha sede la miniera. La legge regionale ha affidato l’incarico del controllo a province e comuni. Gli ultimi rilievi ufficiali rispetto alle polveri risalgono al 2002. Intanto il comune sta realizzando, con i soldi delle opere compensative, un’area sosta per camper proprio sotto la miniera. Quanto alla colorazione biancastra che assumono le acque del Brenta a causa delle polveri provenienti dalla miniera, il sindaco fa sapere che conta di tagliare a giugno il nastro delle ulteriori due vasche di decantazione che andranno ad aggiungersi a quella già realizzata, come previsto dal progetto, e che avrebbero dovuto essere già pronte lo scorso anno.