mercoledì 6 maggio 2009

«Cave, il Vicentino è una “groviera”. Ma dalla Provincia controlli carenti»

Daniela Sbrollini, Pd«Non entro nel merito del lavoro della magistratura, la mia è una riflessione politica, maturata negli anni in cui sono stata consigliere provinciale e confermata ora: i controlli della Provincia sulle attività delle cave vicentine sono sempre stati insufficienti. Di più: l’attenzione a questa materia è sempre stata carente, in attività e risorse investite. Eppure siamo un territorio “groviera”, solo a Treviso si è scavato di più».

L’intervento è di Daniela Sbrollini, deputata del Partito democratico, ex consilgiere provinciale nelle file dei Democratici di Sinistra ed ex membro della commissione ambiente negli anni in cui a Palazzo Nievo sedeva la giunta guidata da Manuela Dal Lago.
«Seguii con attenzione la questione delle cave, presentai interrogazioni, chiesi materiale e documentazioni alla Provincia, ma ottenni dati che la stessa Provincia definiva incompleti e non aggiornati», ricorda Sbrollini.
Su un punto la deputata del Pd non ha dubbi: «È vero che il Vicentino ha potenzialità estrattive più alte di altre province, ma si è scavato troppo, si è estratta una quantità di materiali ben al di sopra delle esigenze del territorio. In certi casi - continua Sbrollini - non sono stati fatti i ripristini ambientali a causa dei ritardi legislativi. Da parte mia ho sempre chiesto all’ex presidente Dal Lago un monitoraggio costante di cave attive e dismesse. E anche delle miniere, che in certi casi sono sembrano molto a cave camuffate. E dovevano essere effettuati maggiori controlli sulle quantità dei materiali estratti, sul rispetto dei limiti stabiliti dalla Regione per ogni cava».
Secono Daniela Sbrollini «la Provincia ha trascurato, negli anni, le questioni ambientali: dovevano essere destinate maggiori risorse, l’ho ribadito quand’ero in commissione Ambiente. E il lavoro della polizia provinciale non è stato sfruttato al meglio: gli stessi agenti manifestarono dissenso per una riorganizzazione del lavoro che li relegava negli uffici anziché sul territorio».M.SC.

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