sabato 10 novembre 2007

Osservazioni storiche dal GGG


Il crinale che scende dal Col Moschin a Carpanè, a partire dal 1916, è interessato da importanti interventi di infrastrutturazione militare. Quando il Canale di Brenta, dal novembre del 1917, diventa direttamente teatro di operazioni, è già una linea poderosamente fortificata. La “linea Mameli”, così è denominata in codice, si raccorda a fondovalle con la linea che risale in destra orografica il costone del Col d’Astiago, configurando la terza cortina di sbarramento del Canale.
Le quote di Costa Alta costituiscono il nucleo operativo del sistema, dominando sia lo sbocco della Val Frenzela che tutta la parte settentrionale del Canale. Vi trovano collocazione, fra l’altro, varie sedi di comando, l’osservatorio reggimentale, le stazioni di collegamento ottico. Una linea avanzata si stacca in direzione nord fin oltre le Case Niccolini (più note come Case Rossetti).
Gli archivi dell’AUSSME di Roma conservano documenti significativi, ne alleghiamo qualcuno a titolo esemplificativo.
I progressivi ampliamenti dell’area di coltivazione mineraria, negli ultimi anni, hanno cancellato una buona parte di questi Beni Culturali tutelati, ora, dalla legge 78 del 2001. La linea avanzata di Case Niccolini è stata interamente cancellata già da tempo. Nella primavera scorsa la stessa sorte è toccata alle strutture di collegamento ottico e al pregevole e ben conservato osservatorio.
Questi ultimi interventi distruttivi sono legati allo stralcio di coltivazione approvato nel 2004. Ci sembra strano che, allora, il progetto non abbia tenuto in debito conto le esigenze di tutela, come ci sembra strana la tempestività degli interventi distruttivi, in un momento di crescita dell’interesse delle comunità locali per le vestigia della Grande Guerra, concretizzatosi in numerosi interventi di recupero. Tempestività che, fra l’altro, ha anticipato il censimento delle strutture distrutte, la cui esecuzione era stata preannunciata all’amministrazione comunale competente Di fronte a tutto ciò manifestiamo preoccupazione per i nuovi interventi di coltivazione nell’area ridelimitata. Anche se non investiranno direttamente strutture ancora leggibili, interferiranno gravemente con ciò che rimane. La mulattiera di arroccamento che sale al Col Moschin e i resti delle postazioni a monte di Costa Alta si apriranno direttamente sul versante della Val Sambuco interessato dalle escavazioni, con grave compromissione sia dal punto di vista del valore storico - paesaggistico che della possibilità di una lettura integrata delle funzionalità del sistema fortificato in questione.
In conclusione riteniamo che, viste le gravi e irrimediabili distruzioni che l’attività mineraria ha comportato relativamente al patrimonio dei Beni Culturali della Grande Guerra e vista la necessità di una massima salvaguardia di quanto rimane, esista incompatibilità fra l’attività mineraria e i valori storico – ambientali espressi dal territorio.

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