lunedì 30 giugno 2008

A rieccoce.......

....un'altra cava. Da alcune indiscrezioni anche presso località Pieretti a nord del comune di Valstagna i cavatori si stanno muovendo per acquisire terreni da mettere in sicurezza.
La prossima sarà Oliero di sotto.
Da alcuni anni andiamo predicando che il PTCP provinciale (che potete leggere anche nella nostra scheda DOCUMENTI) e quindi anche la regione poi, avevano ben delineato quello che sarebbe diventata la Valbrenta.
Come sempre, riportiamo quello che stà scritto nei documenti e lasciamo a voi la valutazione:
"In particolare si riscontra una incongruente manutenzione rispetto alla presenza dei fiumi Astico e Brenta (Ambito 7).
Le cave rappresentano in provincia di Vicenza una causa rilevante di degrado ambientale e di disagio nella popolazione limitrofa. Le maggiori criticità riguardano:
Presenza di intensa attività estrattiva principalmente di materiali ghiaioso-sabbiosi nel territorio dei comuni di Rossano V., Tezze sul Brenta e in parte quelli di Rosà, Cassola, Cartigliano e
Romano d’Ezzelino( Ambito 3).
Presenza di intensa attività estrattiva principalmente di argilla nei comuni di Isola Vicentina, Caldogno, Malo e Costabissara, e lungo l’Astico (Ambito 4 e 7).
Presenza di intensa attività estrattiva di marmo e pietra in ambiti di interesse ambientale e turistico (Altopiano dei Sette Comuni e Monti Berici) (Ambito 8 e 9).
Si rilevano problematiche scaturite da gravosi impatti viabilistici in ambiti di fondovalle (Valsugana e Valdastico) determinati dalla compresenza di plurimi cantieri estrattivi confluenti nella stessa viabilità (Ambito 3 e 9).
"Presenza di intensa attività estrattiva"
Il PTPC quindi prevede specifici studi di settore per tali ambiti idonei a costituire la base per il futuro Piano Provinciale di escavazione. Tali studi devono comprendere le attività in essere e gli ambiti ipotetici in cui far insistere l’attività estrattiva, tutelando le aree intatte e approfondendo le ipotesi di adeguati utilizzi delle aree già compromesse, prescrivendo ottimali indicazioni per le modalità di scavo e di ripristino ambientale.
Bene e quindi?

Per quanto riguarda l’ambito della Valbrenta, considerato il proliferare delle attività ivi insistenti con evidenti problematiche di tipo viabilistico e ambientale il PTCP prevede la redazione di uno specifico studio "Pianificazione degli interventi di riduzione del rischio geologico nella Valbrenta", che, valutando i lavori di messa in sicurezza e le attività di cava in essere e prevedibili, proponga una regolamentazione temporale e sulle modalità degli interventi in modo da limitare gli impatti sull’area.
  • promuovere interventi di allargamento e messa in sicurezza della viabilità principale, la sistemazione dei ponti lungo l’Astico e il Brenta;
  • il potenziamento linea ferroviaria Valsugana e i collegamenti con Bassano e Padova;
  • valorizzare la sentieristica d’escursione, legata alla straordinarietà dei luoghi e alle testimonianze di percorsi risalenti al medioevo in Val Gardena che interessa parte dei territori dei comuni di Asiago, Enego, Foza, Gallio e Valstagna;
  • recupero dei percorsi e delle attrezzature della grande guerra, del Canale del Brenta, del Massiccio del Grappa e di Granezza, riconosciuti dalla Regione Veneto come Siti di Importanza Comunitaria;

ed intanto si continua a scavare.

Ma della "Pianificazione degli interventi di riduzione del rischio geologico nella Valbrenta" nessuna traccia?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

PTCP, PTCR, PRAC, PATI, zone SIC, zone ZPS .. per ogni sigla sono stati elaborati fior di studi, complesse e costose indagini, interminabili confronti tecnico politici .. a fronte di questo massiccio e dettagliato sforzo di pianificazione programmatica avete notato qualche miglioramento?? qualche intervento che non fosse a solo scopo spuculativo?? delle evidenze che consentissero di intravedere un'inversione di tendenza verso una maggior qualità di vita ed un rispetto dell'ambiente ???! .....!!

Anonimo ha detto...

Per come ci trattano, noi valligiani dovremo organizzare azioni sul modello dell'Alto Adige negli anni '60.